Centrocampo granata: esterni ok, mancano gli incursori

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Se nella composizione del reparto arretrato le scelte di allestimento dell’organico operate dalla società granata hanno tenuto debitamente conto dell’aspetto qualitativo e quantitativo, lo stesso ragionamento non può essere utilizzato ai fini di una valutazione oggettiva sul roster mediano consegnato alle strategie tecnico-tattiche di mister Castori.

Le conferme di Cicerelli e Lombardi e gli arrivi di Kupisz, Antonucci e Anderson hanno conferito alla rosa una significativa dose di dinamismo ed imprevedibilità.

Discreta solidità anche al centro della zona nevralgica del campo, con il ritorno di Dziczek dalla Lazio e quello a titolo definitivo di Capezzi, condizionato la scorsa stagione da una tenuta atletica compromessa dalla lunga inattività, ma anche frenato dalla riluttanza ad impiegarlo con continuità manifestata dall’ex trainer Giampiero Ventura. Ad essi bisogna affiancare la tempra, la fisicità e la disciplina tattica di Di Tacchio e le geometrie di Schiavone che, tuttavia, sembra ancora alle prese con una condizione fisica bisognosa di ulteriore lavoro atletico.

I calciatori presi in esame, grazie alla loro duttilità tecnico-tattica, garantiscono all’ex trainer cesenate molteplici soluzioni all’interno di tutti i sistemi di gioco incardinati su un centrocampo che preveda una diga centrale costituita da due uomini e un numero variabile di esterni, trequartisti ed attaccanti.

Ciò che salta immediatamente all’occhio nello scorrere la lista dei calciatori granata è l’assenza di un’autentica mezzala, ossia di un interno di corsa e sostanza, in possesso di spunti significativi nella trequarti rivale ma anche animato da atteggiamento carismatico e propositivo nella ricerca della giocata offensivamente efficace. Un elemento in grado di garantire la doppia fase, grazie ad un lavoro di pressione sui portatori di palla avversari e alla volontà di non far mai mancare il supporto delle proprie iniziative alle punte impegnate a concretizzare la mole di gioco prodotta dalla squadra.

E’ vero che nel calcio odierno, non di rado, assistiamo alla capacità dei giocatori di modificare parzialmente il loro bagaglio tecnico-tattico per mettersi al servizio dei dettami dell’allenatore di turno, però è altrettanto certo che questo disciplinato camaleontismo non sempre è foriero di risultati apprezzabili sul manto erboso.

La Salernitana ha la possibilità di riciclare nelle vesti di mezzali alcuni calciatori presenti in organico(Cicerelli, Lombardi, Kupisz, Anderson e Antonucci), ma nessuno di essi sembra nella condizione di garantire il giusto equilibrio tra fase difensiva e atteggiamento volto a creare grattacapi alla fase passiva dei rivali di turno.

Pertanto, alla luce di questa incomprensibile omissione di mercato, alla quale bisogna accostare anche il mancato arrivo di un centravanti con caratteristiche tecniche differenti da quelle di Milan Djuric, l’interrogativo finale, che altro non è che una riedizione dei quesiti già posti nel precedente quinquennio, è sempre lo stesso: scelta consapevole o tracce di incompetenza strutturale nell’operato di chi è chiamato ad allestire gli organici?

Maurizio Iuliano

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