… perché più in là non si poteva conquistare niente;
e tanta strada per vedere un sole disperato
e sempre uguale e sempre come quando era partito.
Roberto Vecchioni – Stranamore
Due volte la C, Francesco di Tacchio non ha mai vinto in carriera la serie B.
E non credo si senta Alessandro Magno.
Ma i versi di Vecchioni in “Stranamore” – che al macedone fanno riferimento – vestono benissimo la foto di Bruno Maffia.
Con tutta evidenza, il capitano della Salernitana sta andando a prendersi, per la prima volta, il primato solitario in cadetteria.
L’apice, a trenta anni, della sua carriera da calciatore.
Se lo ha sognato, questo giorno, non credo l’abbia fatto così.
Niente Curva verso la quale girarsi, nessun avversario da studiare.
I cineoperatori che neanche hanno srotolato tutti i cavi, sapendo di riavvolgerli presto.
Magazzinieri dubbiosi sull’opportunità di mandare in lavanderia casacche di gara che non si sporcheranno.
Un notaio che indossa una sgargiante maglietta gialla.
Nessuna voglia di abbracciare il match-winner, maglia numero 19 nome Covid.
Nelle rade interviste consentite, Francesco Di Tacchio – che è uscito da casa a 15 anni – non denota particolari inflessioni dialettali che ne tradiscano le origini tranesi.
Ma presumo che come tutti si sia nutrito di espressioni locali. Un detto tranese recita:
Caume iae u sande, acchessì nge vaule u ngienze.
Scegli l’incenso secondo il santo.
E se Vecchioni a questa foto ha messo la colonna sonora, all’espressione del capitano questa frase dialettale pone la giusta didascalia.