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Gol o non gol: la verità, stavolta, non sta nel mezzo

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piagnistèo (ant. piagnistèropiagnistèrio) s. m. [der. di piagnere]. – 1. ant. Lamento, pianto funebre. 2. Pianto continuato, lamentoso, spec. di bambini: smettila con questo p.!è inutile che facciate tanti piagnistei. In usi estens., discorso pieno di lamentele e deplorazioni prolungate o suppliche insistenti e fastidiose: lo accontenterò per non dover sentire ancora i suoi interminabili piagnistei. Anche, espressione di rammarico, di recriminazione, di rimpianto: la situazione è questae i pservono a poco.

Partiamo dalla definizione della Treccani per rafforzare un concetto base.

Non si può tacciare di provincialismo una città intera per poi rivelarsi penne al servizio del più becero provincialismo.

Il gol non gol assegnato al Chievo Verona, a distanza di qualche ora, fa ancora discutere: è normalissimo. Chi scrive – vero tifoso o meno lo lasciamo stabilire al contachilometri – si è soffermato su quel fotogramma non una, non due, non dieci, almeno cento volte.

Il dubbio permane, del resto è una componente dell’animo umano. Bisogna però scegliere, una volta per tutte, da che parte stare. Se si pretende di fare opinione ci si dovrebbe svincolare dal populismo da Bar dello Sport. Vanno analizzati gli eventi nella propria totalità, non soltanto quando fa comodo armare la massa.

Le colpe, in questo caso, non sono da attribuirsi alle dichiarazioni figlie della settimana tipo dei clivensi – non dimentichiamo i regali ricevuti appena un girone fa – né tantomeno alla condotta di una terna arbitrale che, quest’oggi, ha diretto in maniera pienamente sufficiente.

Bisogna scavare o, meglio, scalare.

Ché il problema fondamentale è all’apice, non risiede nella più classica delle guerre dei polli. La Goal-line technology – discorso più ampio merita il VAR (che personalmente mi convince poco) – dovrebbe rappresentare il minimo sindacale fra gli strumenti atti a coadiuvare la classe arbitrale. I dilemmi, perciò, sono questi: perché ogni assemblea federale diventa, esclusivamente, occasione per spartirsi le briciole di un copioso disavanzo? Perché non si evidenzia la disparità di trattamento fra le due massime competizioni nazionali? Perché la Serie B non può godere della stessa meticolosità di giudizio, almeno per quanto riguarda la tutela delle regolarità di campo?

In questo caso è doveroso battere i pugni sul tavolo, altrimenti tutto viene circuito a disputa da comari di paesino.

Non esistono disegni oscuri e macchinazioni, né tantomeno squadre sospinte da un benevolo vento di poppa. La posizione in graduatoria della Salernitana non dà fastidio alle eminenze grigie del calcio italiano. Allo stesso modo il galleggiamento ponderato non esiste, è pressoché impossibile giocare con la bilancia. Esistono, però, squadre costruite male. Squadre che, al primo soffio di maestrale, iniziano a sbandare pericolosamente. Ne abbiamo avuto prova costante nel corso degli anni.

Un plauso, comunque, a Fabrizio Castori che, ruvido nella forma, ha difeso a spada tratta la sua Salernitana in sala stampa. Tutto apprezzabile, il punto è che fra un condottiero e un aziendalista ci passa l’oceano intero.

La verità, in soldoni, non è da ricercarsi sul taccuino di chi, scatenandosi ogni qualvolta una chiamata arbitrale non è congruente alle proprie aspettative, fa dell’obiettività una chimera. Tacendo, invece, quando una segnalazione passa in sordina, vedi il rigore solare non concesso su Montalto in Reggina – Salernitana. Le sviste arbitrali, volendo attribuire un’accezione romantica alla questione, fanno parte del gioco. Senza dimenticare che, nel corso di un’intera competizione, gli errori tendono a compensarsi. Questione di statistica, non di torti o favori presunti.

Se ci si erge a paladini della regolarità è necessario farlo sempre, non solo quando – scientificamente, stavolta si – si tende a giustificare le carenze di un organico affidandosi al più anacronistico dei complotti.

Ché di teorie da sala d’attesa del medico di base, proprio non ne sentiamo il bisogno.

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Nato nel '90. Due passioni governano i moti del cuore e, molto spesso, confluiscono l'una nell'altra: Salernitana e poesia.