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“Elezioni Figc? Esito che fa riflettere. Salernitana, a Reggio Emilia una grande occasione. Che spavento per Dziczek…”

L'analisi del voto per l'elezione del presidente federale ed il momento della Salernitana nella chiacchierata con Enzo Faccenda

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rubrica Enzo Faccenda
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Il verdetto delle urne è stato netto, anche più di quello che potesse immaginare. Gabriele Gravina è stato rieletto presidente della Figc con una larghissima maggioranza, mentre Cosimo Sibilia, suo sfidante, non ha raccolto nemmeno il consenso unanime della Lega Dilettanti, da lui presieduta. Parte da qui la nostra chiacchierata con il presidente della Figc di Salerno, Enzo Faccenda.

Qual è l’analisi del voto, presidente?

“E’ stato un verdetto netto, non c’è molto da dire se non che si è avuta la conferma che un certo gruppo dirigente continui a contare molto nel calcio e ad orientare decisioni, scelte, strategie. C’è rammarico per la sconfitta di Cosimo Sibilia e, soprattutto, c’è da prendere atto che anche all’interno della Lega Nazionale Dilettanti non c’è stata unanimità di vedute e che alcuni Comitati abbiano spostato le loro preferenze su Gravina. Per la Lnd si apre ora una stagione importante, in cui il presidente sarà chiamato a ricompattare le fila e a riprendere la guida della Lega, cercando di superare diversità di vedute e problemi che potrebbero sorgere proprio dopo le schermaglie elettorali”.

Lotito ha perso o ha vinto?

“Mi pare abbia ricevuto nove voti per restare in Consiglio Federale. E’ segno che gode di un consenso personale che va oltre la contrapposizione tra i candidati per la poltrona di numero uno in Figc”.

Veniamo al campo. Ad Ascoli tre punti importanti ma anche tanta paura per Dziczek. Come ha vissuto quei momenti?

“Sono stati minuti terribili, tutti abbiamo avuto paura ed abbiamo sperato che non si verificasse nulla di brutto. Per fortuna, il ragazzo si è ripreso anche grazie alla prontezza dei soccorritori. Gli auguro di ristabilirsi e di superare questa fase comunque difficile della sua vita. Saranno i medici a stabilire se potrà o meno tornare a giocare. Intanto, rallregriamoci perchè è uscito indenne da un evento che poteva avere risvolti ancor più drammatici”.

Le è piaciuta la squadra?

“Castori ha indovinato le scelte di formazione. E’ un tecnico che non si inventa nulla, bada al sodo, ma è stato bravo a cambiare modo di giocare inserendo Gondo in prima linea. L’ivoriano si muove tanto, pressa i difensori avversari, apre spazi per Tutino. Con Djuric si costruisce l’azione in un’altra maniera che, forse, è diventata anche un po’ prevedibile. Ad Ascoli mi è piaciuto molto Capezzi che ho visto in crescita. Il suo problema, finora, è stata la continuità di rendimento, vedremo se si ripeterà su questi livelli anche a Reggio Emilia”.

C’è da aspettarsi una Reggiana col dente avvelenato?

“Quello che è successo all’andata sarà certamente utilizzato dall’allenatore emiliano per caricare la sua squadra, ma diciamo che sono situazioni ormai superate. Anzi, un eccesso di foga potrebbe essere pagato a caro prezzo proprio dai padroni di casa. La Reggiana sta vivendo un buon momento, ha ottenuto due vittorie di fila, si è rinforzata a gennaio, ma secondo me è più abbordabile dell’Ascoli. Se la Salernitana avrà un buon approccio, potrà fare risultato”.

Per chi conta di più questa partita?

“Credo per la Salernitana che ha l’occasione di compiere un altro passo avanti in classifica. Una vittoria a Reggio Emilia potrebbe proiettare di nuovo la squadra di Castori in zone altissime della graduatoria. Non credo ci siano i presupposti per la promozione diretta, ma penso che, in caso di successo anche a Reggio, la Salernitana potrebbe competere per il terzo e quarto posto”.

In settimana ci ha lasciato l’ex tecnico della Salernitana, Lamberto Leonardi. Che ricordo ha di lui?

“Una persona che si faceva voler bene da tutti. Aveva un rapporto quasi viscerale con Gigino Gigante, che fu il suo secondo, ma anche un buon ascendente sui calciatori. A Salerno mise la sua firma su due salvezze molto complicate. Nell’anno del terremoto aveva una squadra sulla carta non molto attrezzata e tra mille vicissitudini riuscì a portare in porto la nave. All’epoca era un tecnico giovane e pieno di entusiasmo che proponeva anche un calcio in linea con le idee di quegli anni. Nella sua seconda esperienza a Salerno, invece, subentrò a Pasinato e riuscì a salvare la squadra, affidandosi a Di Bartolomei, che era stato messo fuori dal precedente allenatore. Ho un bel ricordo di lui, persona di grande umanità, che ha legato il suo nome a due stagioni complicate della storia granata”.