“Senza l’Italia, Torino sarebbe più o meno la stessa cosa. Ma senza Torino, l’Italia sarebbe molto diversa”.
(UMBERTO ECO)
Siamo vicinissimi alla seconda trasferta dell’Ippocampo. Mancano poche ore. Domani, la Salernitana sarà chiamata a disputare una partita da non sottovalutare in chiave salvezza. Rammentiamo che i granata piemontesi – lo scorso anno – riuscirono ad ancorarsi alla serie A durante le ultimissime battute di campionato.
La squadra di Juric, quindi, potrebbe essere una diretta concorrente della truppa di mister Castori. Inoltre, il Torino, come la Salernitana – ad oggi – non ha ancora mosso la classifica personale, avendo subito due battute d’arresto: prima con l’Atalanta, poi con la Fiorentina.
Per entrare nel vivo dello scenario torinese in cui si affaccerà la squadra del cavalluccio, accompagnata e sostenuta da oltre 1000 supporters – presenti domani presso lo Stadio Olimpico Grande Torino – vi racconteremo, in grandi linee, alcuni tratti di storia della realtà che ospiterà i ragazzi del tecnico marchigiano.
A partire dal III secolo A.C. iniziarono i primi insediamenti sul territorio piemontese da parte di tribù “taurine”. Questi ultimi discendevano da popolazioni celto-liguri e galliche, mosse dalla necessità di stanziarsi presso pianure fertili adatte alla coltivazione. Le rive del fiume Po risultarono appropriate. Successivamente alla presenza dei tauri, Torino venne trasformata da Augusto in una colonia romana.
La posizione strategica della città – tra i confini transalpini e la vicinanza all’estremità occidentale della pianura padana – consentì un flusso continuo di merci e popoli, questo “via vai” evidenziò – in tempi differenti – la fortuna, la disfatta e la rinascita della realtà piemontese.
In seguito alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la città di Augusta Taurinorum passò sotto il dominio degli Ostrogoti. Dopo l’occupazione dei goti in città si insediarono i Longobardi. Questi ultimi, dopo un periodo di prosperità e tranquillità, vennero, poi, sconfitti dai Franchi di Carlo Magno.
Dopo qualche anno subentrò la famiglia Savoia, nel lungo periodo di dominazione, trasformarono la città in uno dei più grandi crocevia d’Italia.
Nel 1620 Carlo Emanuele I diede il via al primo grande ampliamento della città di Torino. A lui è legato il periodo più ricco della storia dell’attuale metropoli, sia dal punto di vista dell’edilizia cittadina sia per quanto concerne il valore artistico e culturale.
In questo tempo, inoltre, furono costruiti grandi corsi allineati, tipici della città piemontese, che – tutt’oggi – contribuiscono a far distinguere Torino da altre grandi città italiane.
Il capoluogo piemontese segue una struttura architettonica impostata su grandi strade, viali, portici che si aprono su piazze spaziose, dal taglio aristocratico. Dal 1720 Torino divenne capitale del Regno di Sardegna, nel XIX secolo si avviò al processo legato all’unificazione italiana. Torino divenne, poi, la prima capitale del Regno d’Italia.
La città, vero e proprio fulcro del Risorgimento italiano fu capitale del Regno di Italia tra il 1861 e il 1864. In questo periodo venne dato il via al grande sviluppo industriale che portò Torino ad essere, anche, la prima grande città industrializzata dello stivale. La nascita di grandi poli industriali innescò una forte immigrazione, soprattutto dal sud della penisola. Tutt’oggi, Torino è un riferimento imprescindibile per l’intera nazione, uno dei motori trainanti d’Italia.
Rammentiamo, inoltre, che lo stemma della Città è costituito da uno scudo svizzero azzurro a cui è sovrapposto un toro rampante d’oro, con le corna d’argento e con la corona comitale a nove perle.
La squadra di calcio, infatti, ha adottato il simbolo della città per rappresentarsi, portando in trionfo l’immagine del toro ovunque sia chiamata a giocare. In tutti gli stemmi usati dal club granata è sempre presente un toro in posizione rampante, simbolo di Torino.