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Entusiasmo e volontà non facciano smarrire il senso della realtà. Meno epica e più concretezza

L'avvento della nuova società e di mister Nicola ha restituito entusiasmo e voglia di calcio alla città. Però è altrettanto importante, se si vuol concretamente sperare di realizzare l'impresa salvezza, accantonare qualche narrazione epica superflua e concentrare le energie fisiche e mentali sugli aspetti legati esclusivamente al terreno di gioco.

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Va bene il coraggio e la volontà di superare i propri limiti, ma una buona dose di pragmatismo non guasterebbe, soprattutto nelle gare da affrontare contro squadre nettamente superiori. La consapevolezza di dover compiere un’impresa è ormai alleata di viaggio costante di Fazio e compagni, ma pensare che possa bastare il cuore e l’impegno per superare significative ed oggettive distanze tecniche rischia di produrre bruschi risvegli ed effetti destabilizzanti sull’umore del gruppo.

Altrettanto importante sarà alleggerire le settimane che precedono le partite, lasciando poco spazio a fastidiosi eventi extracalcistici e ad eccessi narrativi che, troppo spesso, sfociano in veri e propri capitoli epici intrisi di enfasi e sentimentalismi assortiti.

Ha provato la Salernitana di mister Nicola a tenere testa all’Inter nel primo tempo, giocandosela uomo contro uomo a tutto campo, rischiando addirittura di passare in vantaggio con Verdi dopo pochi minuti. Però è altrettanto vero che quasi mai i granata hanno dato l’impressione di poter reggere a lungo l’urto della potenza atletica e tecnica dei dirimpettai.

Perché impostando la contesa sui duelli individuali, devi essere bravo ad indovinare le coppie che si fronteggiano sul terreno di gioco, se vuoi sperare di vincerne qualcuno e far scivolare il match su un piano di maggiore equilibrio.

In mezzo al campo, ad esempio, è apparsa impari la contrapposizione Ederson-Barella, con l’ex cagliaritano abile a giocare senza palla, a muoversi costantemente tra le linee e ad approfittare, grazie alla qualità tecnica del suo repertorio, del passo compassato del brasiliano, il quale anche dal punto di vista tattico raramente è riuscito a garantire la necessaria attenzione nel presidio difensivo della propria trequarti.

Medesima difficoltà vissuta da Mousset, al quale era stato affidato un duplice compito: inaridire la capacità di Brozovic di governare la manovra e, una volta rubata la palla, partire di rimessa negli spazi. Il regista croato, vero fulcro del gioco interista, ha offerto molti palloni ai compagni, mentre le controfughe concretamente efficaci del francese si sono limitate all’incursione che ha concesso a Verdi la possibilità di calciare in porta da posizione decentrata.

Anche Dzeko e Lautaro Martinez, grazie alla capacità del primo di uscire dai blocchi difensivi e portare spesso fuori posizione Fazio, ha permesso al partner argentino di incunearsi nei varchi concessi dalla retroguardia granata e bruciare in due circostanze Dragusin e nella terza, che gli ha regalato la tripletta, un Ranieri ancora una volta tremebondo nell’eseguire le diagonali difensive.

Cosa sarebbe stato possibile attuare sul piano strategico, per consentire alla squadra di reggere meglio il confronto? Probabilmente nulla di particolare, perché il divario tra le due compagini sarebbe rimasto ugualmente incolmabile. Con il senno di poi, inoltre, non si modificano gli sviluppi di un match.

Magari un difensore marcatore in più, con Fazio nei panni di libero classico, avrebbe consentito un’aggressione alta sugli attaccanti interisti senza lasciare sguarnita la linea difensiva sulle successive imbucate verticali nerazzurre.

Forse sarebbe stato il caso di rinunciare ad un calciatore offensivo (quattro sono sembrati troppi contro una squadra forte, ispirata e motivata), per far spazio ad un centrocampista più abituato ad eseguire un disciplinato lavoro di disturbo su Brozovic e a garantire maggiore densità e raddoppi di marcatura in mediana. Dove, forse, anche portare il più aggressivo L.Coulibaly sulle tracce di Barella sarebbe stato più proficuo.

La sintesi delle difficoltà tattiche della Salernitana è condensata nell’azione del secondo gol nerazzuro: nessuna pressione su Brozovic che verticalizza per Barella, il quale agisce indisturbato tra le linee e verticalizza per Martinez, bravo ad approfittare delle titubanze della linea difensiva granata.

In attesa dei risultati della concorrenza, la Salernitana deve immediatamente mettere nel mirino il Sassuolo di mister Dionisi. Squadra di grande spessore qualitativo ed estro, ma non sempre centrata dal punto di vista mentale e irreprensibile sul piano difensivo. Per gli uomini di Nicola ci sarà un solo risultato a disposizione: la vittoria. Per continuare ad inseguire una salvezza che, con il trascorrere delle giornate, rischia di diventare una chimera.