Era di lunedì, il 6 settembre 2021, quando all’Arechi sbarcava l’alieno più normale che ci sia: Franck Ribery. Umile, semplice, simpatico, divertente: un fuoriclasse.
Cosa ha vinto e cosa abbia rappresentato per il calcio francese e mondiale sarebbe superfluo rimarcarlo ora che il sipario sulla sua strepitosa carriera si sta per chiudere.
Cosa abbia rappresentato per Salerno è la cosa che conta in questa storia che abbiamo avuto la fortuna di vivere e di raccontare.
Non ha segnato, ha sfornato qualche assist ed ha giocato poco da un certo momento in poi. Eppure, da capitano ha sempre onorato la maglia granata. L’ha trattata con rispetto come quella della sua Nazionale o del Bayern Monaco.
A Salerno ha vissuto pure qualche disavventura fuori dal campo, guardando il mare dalle prime curve dell’incantevole costiera amalfitana ha cominciato a pensare anche al momento dell’addio. Era in campo in quella folle notte del 22 maggio ed ha sofferto da matti nell’attesa del triplice fischio al Penzo di Venezia.
Il giorno dopo cavalcava una bici e cantava come un qualsiasi ragazzo di Salerno e cantava di voler morire pisciaiuolo. No, caro Franck. Ora è tempo di rinascere a nuova vita. Ripartendo da Salerno. E magari, dopo l’ovazione di quel 6 settembre di un anno fa, domenica ci sarà spazio per un saluto al tuo popolo.