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Quel record di Aouita ed i gol del ragazzo di Fes

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Ci sono Ceuta e Melilla, di là. Avamposti spagnoli in terra d’Africa, in quel Maghreb che gli occidentali hanno sempre visto come qualcosa che dovesse loro appartenere, o che, almeno, dovesse avvertire un senso di dipendenza dai più ricchi e potenti. La Francia col Trattato di Fes, risalente al 1912, prese sotto la sua ala protettiva il regno del Sultano Abdelhafhid e, mesi dopo, la Spagna si inserì, prendendo sotto di sé la zona del Rif. I nazionalisti marocchini scatenarono una guerra, ma solo nel 1956 arrivò l’indipendenza dagli stranieri.

Ceuta e Melilla erano e sono sempre là e le rispettive squadre partecipano ai campionati spagnoli.

22 luglio 1987. Il Cinema Capitol non proietta film quella sera, ma sul palco va in scena il sogno di una notte di mezza estate a tinte granata. Ci sono Claudio Tobia (che dalla C non ci portò via) ed i calciatori, appena ingaggiati dall’ambiziosa società, che dovranno portare finalmente in B la Salernitana. Non andò così, ma la storia è nota.

Quella sera, però, allo Stadio Olimpico di Roma c’è chi sta scrivendo la storia. Ha quasi ventotto anni, ha già vinto una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles e domina da anni il mezzofondo, terreno di conquista di anglosassoni e finlandesi fino a poco prima, oltre che degli italiani. Il suo nome è Said Aouita.

Aouita in azione

Quella sera, al Golden Gala, corre per il record del mondo e per abbattere il muro dei tredici minuti nei 5000 metri piani. Said vola su quella pista, spinto da tutto lo stadio che soffia alle sue spalle. Piedi alati, leggeri e veloci, sotto i quali il tartan nemmeno più si sente. Il signore del mezzofondo ha deciso che quella dev’essere la sera della storia. E così è! Il tempo è da urlo, perché Aoiuita ferma il cronometro sotto la fatidica barriera: 12’58″39!

Pochi mesi dopo, sempre a Roma, Aouita vincerà la medaglia d’oro mondiale sui 5000 metri. Ha corso e vinto tanto nella sua carriera questo atleta che è diventato eroe nazionale e poi vera e propria leggenda, fonte di ispirazione per un altro marocchino baciato dal talento e da una incrollabile forza di volontà: Hicham El Guerreouj, dominatore dei 1500 e dei 5000 ad Atene, nel 2004, quando il meglio per lui, all’epoca già trentenne, pareva passato. Gli mancava la vittoria olimpica, ne conquistò due in pochi giorni colmando un vuoto in quel ricco palmares che dava un senso di inaccettabilità.

Fosse stato assistito da tanta forza di volontà, quel talento riposto nel suo braccio sinistro gli avrebbe consentito di restare tra i top 10 del tennis mondiale per molto tempo. Hicham Arazi, però, è rimasto nel limbo. Peccato.

6 dicembre 2022

Oggi, però, c’è un mancino che ha dentro il fuoco sacro, dopo aver fatto troppa panchina al Chelsea, e che sogna di mettere nuovamente paura alla Spagna. Magari, perché no, di farle versare calde lacrime. Già nel 2018, in Russia, Hakim Ziyech ci andò vicino. Due volte avanti la squadra di Renard, due volte costretta all’affannosa rimonta quella delle Furie Rosse di Hierro, subentrato a Lopetegui in maniera repentina dopo che il ct aveva firmato l’accordo col Real Madrid.

In quella gara andò a segno Youssef En-Nesyri, all’epoca ventunenne ed oggi punto fermo del Siviglia. Il ragazzo è nato nel 1997 a Fez. Tutto torna. Il portiere di questo Marocco, che ha in Hakimi un altro talento svezzato in Spagna dal Real e frettolosamente mandato altrove, è nato a Montreal e si chiama Yassine Bounou.

Yassine Bounou esulta (Getty Images)

Gioca al Siviglia, con cui ha pure fatto gol nella Liga, ma si fa chiamare Bono. Contro il Belgio ha cantato l’inno e poi ha detto al suo allenatore che non se la sentiva e si è seduto in panchina. Nel suo derby personale con il Canada ha salvato la vittoria ed il primo posto nel girone: forse, pensava che così avrebbe evitato la Spagna o, forse, si augurava che proprio grazie alle sue parate l’avrebbe affrontata agli ottavi.

Le Furie Rosse sono sempre quelle del tiki taka, forse un po’ diverso da quello prima maniera, il Marocco è una nazione che ha espresso talenti infiniti nel mezzofondo e non solo. C’era una volta, oggi chissà. La storia si fa in Qatar, nel giorno di Santa Claus.

Da un Mondiale che non ci appartiene arriva una sfida che non può non appassionare. Un vero e proprio regalo di Natale in anticipo…

Redazione

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