Home Editoriale Dignità da recuperare. Si volti pagina e si faccia ordine: bisogna custodire...

Dignità da recuperare. Si volti pagina e si faccia ordine: bisogna custodire la serie A

Ieri sera i granata hanno toccato lo strato che precede il fondo. Non c'è più tempo da perdere, urgono azioni decise della società, ma anche il responsabile realismo di un gruppo consapevole delle difficoltà e una profonda rivisitazione della strategia tecnico-tattica. Prima che la situazione si incancrenisca e diventi totalmente ingestibile.

1887
0
Tempo di lettura: 3 minuti

Quando subisci otto gol in una partita del massimo campionato italiano, ne eviti un altro paio solo grazie alle parate del portiere, l’unica cosa che il cronista non deve fare è l’analisi tattica dettagliata del match. Altrimenti si corre il rischio di smarrire, come la squadra, la lucidità necessaria per scovare problematiche di ben altra natura e, inevitabilmente, di vedere ancora più increspato il mare delle polemiche.

Allora ci togliamo immediatamente il dente della disamina calcistica, che faremo brevemente, prima di raccogliere i cocci, trovare ancora conforto nella classifica e pretendere dalla società e dai calciatori che le prossime venti battaglie, al di là di chi saranno il tecnico sulla panchina e i protagonisti sul terreno di gioco, verranno gestite, in primis, affinché non si perda nuovamente la dignità evaporata a Bergamo al termine di novanta minuti mortificanti e annichilenti.

Davide Nicola, ancora una volta, nonostante le diverse lezioni ricevute nel recente passato, ha ostinatamente deciso di affrontare un avversario nettamente superiore giocando sui duelli individuali, invece di far di necessità virtù (tante le defezioni nel reparto arretrato), compattarsi nella propria metà campo con una densità intrisa di concretezza, temperamento e spirito di sacrificio e, infine, sperare di proporre qualcosa di interessante sul terreno offensivo affidandosi alle qualità tecniche e alla prolificità dei suoi attaccanti.

Scelta resa ancora più incomprensibile e azzardata dal tridente d’attacco schierato da Gasperini e, soprattutto, dalle caratteristiche fisiche e atletiche del terzetto di difensori centrali selezionato dal trainer granata per inaridire gli avanti rivali.

Boga, Hojlund e Lookman, sin dalle prime battute, hanno stroncato la fragile resistenza opposta dai friabili e timorosi marcatori della Salernitana. Fazio, da sempre in difficoltà nella contrapposizione fondata sulla rapidità e la velocità, ha visto le streghe sui movimenti senza palla e sulle verticalizzazioni del giovane centravanti danese. Lovato e Pirola, anch’essi elementi strutturati sul piano fisico ma non esattamente dei fulmini di guerra, sono stati catapultati nell’inferno degli uno contro uno, dovendo affrontare dei veri e propri ‘cerberi’ capaci di puntarti e superarti con dribbling imprevedibili e supportati da estro, velocità e rapidità di esecuzione.

A questo scenario tecnico estremamente precario, bisogna aggiungere l’assenza del contributo di copertura da parte di esterni e centrocampisti, sempre in ritardo nello scalare posizioni e nei raddoppi di marcature a supporto dei difensori.

Insomma, un fallimento tecnico, tattico, mentale, fisico ed agonistico, che poteva e doveva essere evitato attraverso le motivazioni e la compattezza di un gruppo consapevole delle difficoltà e, quindi, pronto a dare il massimo pur di non restare schiacciato dallo spessore calcistico dei dirimpettai atalantini.

Sono venuti meno l’animus pugnandi e l’umiltà di chi, sapendo di essere in emergenza, abbandona fronzoli e velleità personali in nome di un collettivo che si muova unito per rivedere la luce e tornare a respirare.

Perché uno degli aspetti da curare con maggiore meticolosità è proprio l’erronea convinzione, trasmessa da una classifica ancora generosa, che la bagarre per non tornare in cadetteria non coinvolga la Salernitana. Nulla è più distante dalla realtà, come testimoniano gli exploit di Monza, Spezia, Lecce e Bologna.

Sperando che l’ultimo match di giornata non si trasformi nell’ennesimo manrovescio, sotto forma di distanze ridotte anche dalle cosiddette ‘condannate’ che occupano gli ultimi tre posti della graduatoria.

La strada di un nuovo percorso tecnico-tattico sembra ormai improcrastinabile: la società è chiamata ad assumersi in fretta la responsabilità di decidere e ristabilire l’ordine in una confusione divenuta ormai ingestibile.

Contestualmente, in attesa di capire se la bontà tecnica del dispendioso mercato estivo sia tutta da verificare oppure reale ma svilita dagli errori del suo gestore attuale, è necessario operare un ulteriore sforzo in sede di calciomercato invernale.

Confrontandosi in fretta con l’eventuale nuovo allenatore, anche in relazione di una possibile svolta tattica che cancelli l’intoccabilità del dogma della difesa a tre.

C’è urgente bisogno di un’iniezione di scaltrezza e vigore fisico nel reparto difensivo, di ulteriori dosi di carisma e fosforo a metà campo. L’auspicabile qualità degli investimenti effettuati in precedenza potrà emergere più in là nel tempo, quando le acque si saranno placate e il pallone non scotterà più tra i piedi.

Adesso, forse, è il caso di chiamare al capezzale dell’Ippocampo almeno tre elementi di spessore (difensore, centrocampista ed esterno versatile), già temprati alle battaglie, in grado di portare una ventata di entusiasmo, serenità e lucidità all’interno del gruppo.

Altrettanto necessaria sarà la sfrondatura dell’organico: tempo per esperimenti o per ridimensionare le insoddisfazioni di chi ha giocato poco non è al momento disponibile. Si decida su chi puntare nell’immediato, gli altri vadano a giocare altrove, sapendo di doversi meritare una possibilità futura a Salerno solo attraverso i risultati raggiunti sul rettangolo verde.

Tutto da rifare o da cancellare? Niente affatto. Partendo da una classifica che ancora tiene lontana la squadra dagli affanni patiti nella scorsa stagione. Passando per un reparto offensivo che non ha nulla da spartire con una squadra impegnata nei bassifondi della graduatoria. Considerando la discreta affidabilità fornita dagli ultimi arrivati Ochoa e Nicolussi Caviglia. Recuperando elementi del calibro di Maggiore, Gyomber, Mazzocchi e Bohinen, il cui apporto potrà risultare sicuramente importante.

La situazione è critica ma non ancora drammatica. Urge, però, squadrare il foglio, tracciare nuove linee pianificatrici, cancellare ambiguità e malumori, rivisitare ciò che non ha funzionato e apportare i doverosi correttivi. Avendo come unico obiettivo la terza presenza consecutiva della Salernitana nel campionato italiano di serie A.