SEPE 5: devia con difficoltà un siluro di Portanova su una punizione calciata dai trentacinque metri. In un paio di circostanze è distante dalla porta e l’ex genoano quasi lo sorprende calciando dalla metà campo. Goffa un’uscita bassa che si trasforma in assist per Servanti, il cui tiro termina di poco alto sulla traversa. Il cross di Vergara appare abbastanza leggibile per provare a togliere il pallone dalla testa di Portanova. Per il resto, complice l’inferiorità numerica della Reggiana, non deve mai intervenire.
RUGGERI 5,5: con le buone e le cattive fa sentire la sua presenza agli attaccanti rivali, nella prima parte è sotto pressione al cospetto della loro intraprendenza ma regge. Troppo leggerò è, invece, quando consente a Portanova di staccare di testa senza pressione e dare il là all’azione che vale il vantaggio di Vido. Prova a riscattarsi con un tiro dai venticinque metri, ma il pallone termina abbondantemente alto sulla traversa. Finale senza altre sbavature.
FERRARI 6: errori irreparabili non ne commette, ma tutto quello che fa è connotato da un nervosismo e da una frenesia di fondo. Sia nella scelta dei tempi di uscita, sia nei disimpegni. Sulle ripartenze avversarie è spesso distante dall’uomo che detta il passaggio, cosi come è passivo su Vido che deposita comodamente in rete il pallone restituito dalla traversa. Partita difensivamente incerta, ma guadagna con cattiveria il rigore nell’extra time che vale la vittoria firmata da Cerri dal dischetto.
LOCHOSHVILI 6,5: inizio di grande aggressività, sia accompagnando la fase di possesso, sia accorciando sull’attaccante che agisce nella sua fetta di campo. Sta bene ed è reattivo, rivelandosi determinante anche con diagonali puntuali sul versante opposto. In fase di possesso continua ad essere arrembante e rappresenta una soluzione in più. Cerca anche il blitz aereo ma non è fortunato. Inizia la ripresa continuando a sganciarsi dalla linea difensiva per dare una mano alla manovra, vestendo anche i panni di rifinitore occasionale (Cerri e Tongya) in due circostanze. Gara ricca di contenuti, parzialmente macchiata dalla difficoltà a frenare Vergara nell’azione che regala il vantaggio agli uomini di Viali. Stremato, esce per crampi al 73′ BRONN 6: ha poco da fare sul piano difensivo, prova allora a dare manforte alla manovra offensiva, sfiorando il gol con un interno piatto che sfiora il pari.
STOJANOVIC 6: appena può si invola sulla fascia destra creando qualche apprensione alla catena mancina ospite. Purtroppo per lui la rifinitura e il tiro non sempre registrano la qualità e la precisione dei trascorsi empolesi. Spina costante anche nel secondo tempo, ma il piede continua a non premiare un’intraprendenza comunque apprezzabile e funzionale a stancare i dirimpettai.
REINE ADELAIDE 5,5: inizio complesso, latita la sua personalità nello spingere i compagni, in difficoltà a contrastare dinamicamente la circolazione di palla di Portanova e compagni. Sale leggermente di tono con il passare dei minuti, ma stenta a trovare la misura dei passaggi e la capacità di creare superiorità numerica portando palla. Qualche sprazzo nei venti minuti della ripresa, che si perde in un’ordinarietà spesso compassata e affaticata. 64′ CALIGARA 5,5: l’educato piede mancino esibito ad Ascoli non è riuscito a mostrarlo nella mezz’ora abbondante disputata nella sua prima gara all’Arechi. Stranamente impreciso.
AMATUCCI 7,5: è l’unico, vero corridore granata nella zona nevralgica, anche perché la difesa tende ad appiattirsi sulla costruzione ospite. Ci mette tanto impeto, tocca a lui inaridire la costruzione altrui e ripartire. Tanti i palloni recuperati e spinti in avanti anche nei secondi quarantacinque minuti, il tutto gestito con grande lucidità. Inesauribile.
TONGYA 6: parte in sordina, faticando in entrambe le fasi di gioco. Intorno alla metà della prima frazione entra finalmente in partita, facendosi vedere tra le linee, fraseggiando con i compagni e colpendo la traversa con un tiro preciso dai venti metri. I venti minuti abbondanti della ripresa lo riconsegnano sostanzialmente al grigiore della parte iniziale del match e viene sostituito. 68′ VERDE 7: dieci minuti spesi, senza grossi risultati, a capire come e dove poter incidere, prima di pennellare un assist al bacio per la testa di Cerri che realizza il gol del pari. Determinante anche nel finale, quando la squadra necessità di qualche uno contro uno per scardinare la difesa reggiana. Da una sua iniziativa nasce la difficoltà degli ospiti a respingere l’ultimo assalto granata.
NJOH 5,5: meno arrembante inizialmente rispetto alla gara con il Sassuolo, ma è attento in chiusura su Vergara. Centellina le sue sortite offensive, cercando di non smarrire la copertura difensiva. Nei secondi quarantacinque minuti sembra essere più volitivo in fase di spinta ma, insieme a Lochoshvili, regala tanta libertà a Vergara nell’azione individuale da cui scaturisce il vantaggio emiliano.
RAIMONDO 5: leggero, al limite dell’inconsistenza, sembra avvertire la responsabilità del compito che lo attende. Spesso falloso e meno dinamico rispetto al precedente match, si lascia frequentemente anticipare dai difensori della Reggiana. La prestazione non decolla nel secondo tempo e viene inevitabilmente sostituito da 64′ BRAAF 6: gioca tanti palloni, il suo movimento e le sue rapide serpentine non lasciano tranquilla la difesa ospite, ma emerge il problema di sempre: la concretezza raramente ha la meglio sul velleitarismo. Comunque anche lui ha contribuito in maniera significativa a stancare e disorientare Sampirisi e compagni.
CERRI 8: inizio di gara caratterizzato da un agonismo feroce che lo porta a contendere ogni pallone alla difesa emiliana; si libera al tiro ma è troppo centrale per impensierire Bardi. Difetta a volte in precisione ma sa dettare il passaggio ai compagni. Continua a fare la guerra per l’intero primo tempo, ma gradualmente subentra il nervosismo e smarrisce anche una buona dose di lucidità. Però è presente nella battaglia e il suo agonismo innervosisce gli avversari, con Ignacchiti che termina anzitempo la gara per un fallaccio ai suoi danni. Verticalizza in anticipo sul passaggio di Ruggeri, fa gol ma gli viene annullato per off side. Raccoglie il delizioso pallone servito da Verde e porta il match in parità. Non è pago, continua con cattiveria e personalità a lavorare di sponda e far sentire la sua fisicità nei sedici metri rivali. Il rigore, trasformato freddamente nell’extra time, è il giusto premio ad una prestazione voluminosa, di qualità e di sostanza.
ALL. BREDA 6: il suo 3 5 2 appare a volte troppo scolastico sulla costruzione altrui, con i cinque in linea dietro e i tre centrocampisti a giocare di posizione nel mezzo. Quando la Reggiana movimenta il pallone trova spesso spazi entro i quali diventa ficcante e insidiosa. La reazione della seconda parte del primo tempo è più nervosa ed affidata alle iniziative individuali, ma la sensazione è che manchi la necessaria compattezza e sinergia in entrambe le fasi di gioco. La ripresa si apre con una Salernitana ancora bassa e passiva e una Reggiana che muove il pallone senza grosse difficoltà. Sembra essere un campanello d’allarme, con i suoi uomini che diventano più aggressivi e temperamentali, al punto da guadagnare la superiorità numerica. La gara sembra incanalata verso un monologo dei padroni di casa, ma ancora una volta i collegamenti tra i reparti ed i tempi di uscita sono precari, la Reggiana ne approfitta e trova l’insperato vantaggio. I trentacinque minuti finali sono un generoso e costante assalto all’area ospite. L’ingresso di Verde, l’irriducibilità di Amatucci e la fame di gol insaziabile di Cerri regalano l’impresa e l’agognata svolta alla tifoseria che può finalmente gioire. Tre punti fondamentali, ma il lavoro da fare, in entrambe le fasi di gioco, è ancora tanto. Lo sa anche Roberto Breda.