Editoriale

Le ambizioni e le favole: la Salernitana resta prigioniera delle sue contraddizioni

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È il giorno di Chievo – Salernitana, è il giorno della prima prova esterna della stagione per la squadra granata, che ha superato il turno in Coppa Italia, ma non ha certo brillato all’esordio in campionato.

Alla gara del Bentegodi Castori non arriva con una rosa rinforzata rispetto a sette giorni prima, visto che il mercato non ha regalato volti nuovi e di spessore.
Ci sarà il ritorno di capitan Di Tacchio, assente per squalifica contro la Reggina, ma il centrocampo resta sempre un reparto in sofferenza, a corto di uomini e di qualità.

Il nodo resta sempre lo stesso: le operazioni di mercato della Salernitana a cosa tendono?
Con esse si intende migliorare la rosa al fine di centrare quali obiettivi?
Nelle sue dichiarazioni senza contraddittorio (sicuramente, questa sarà la versione ufficiale, si dirà che si è rinunciato al contraddittorio per mancanza di tempo), rilasciate alla vigilia, Castori ha inquadrato il Chievo con un aggettivo usato anche a proposito del precedente avversario, la Reggina: ambizioso.

Ebbene, ci domandiamo se anche gli altri definiscano la Salernitana ambiziosa e, soprattutto, ci chiediamo se Castori, ma anche la proprietà ed il management, la ritengano tale.

Intendiamoci: le ambizioni di uno non coincidono con quelle di un altro, per cui una squadra può avere l’ambizione di vincere, un’altra quella di centrare i playoff o di salvarsi.
Al di là delle parole, però, ci sono i fatti con cui si può dare sostanza e vigore alle dichiarazioni di intenti, ai propositi (tutti buoni, va da sé) della vigilia.
La Salernitana ha chiuso un’operazione tecnicamente importante, quale l’ingaggio di Tutino, ma non ha completato l’opera, non ha chiuso il cerchio, avendo lasciata sguarnita la linea mediana e non avendo completato la difesa.
Nel primo caso è un discorso anche numerico, nel secondo è soprattutto qualitativo.

Proprio l’ingaggio di Tutino è l’emblema della contraddizione vivente che è la Salernitana, capace di convincere un calciatore di valore, anche se ancora a caccia della definitiva consacrazione, ad accettare la sua corte, ma incapace – o distratta – quando si tratta di completare il puzzle con le pedine più funzionali.
“Chievo, scusa”, avrebbe dovuto dire Castori, o ci sarebbe piaciuto sentirglielo dire, “ma noi siamo la Salernitana e siamo più ambiziosi”. Quando parole e fatti andranno in questa direzione, torneremo a credere alle favole.
Quelle con tanto di lieto fine…

Redazione

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