GONG! “Nuttata persa e figghia fimmina”.
Quale detto, se non questo, rappresenta meglio l’ultimo giorno di mercato della Salernitana? Dalla saggezza popolare siciliana alla penna del Maestro Camilleri il passo è stato breve. Nel novero delle occasioni perse, dei giorni sprecati, rivive la costante dell’ultimo quinquennio: “Le operazioni di una società assente che” – in quanto assente, per l’appunto – “non opera. Asseconda”.
Asseconda il volere di chi, dell’allenatore? Macché! Per questi mari non si seguono discriminanti tecnico-tattiche. Allora asseconda il volere della piazza? Neanche! I tifosi – veri, presunti o pseudo – contano quanto l’utilizzo del cucchiaio nell’atto di mangiare la pizza di maccheroni. Forse asseconda i desiderata della miriade di succursali disseminate fra i sentieri della madre di tutte le succursali? No! Quelli sono semplici effetti collaterali dettati da quell’indole tentacolare ereditata dalla bella Calciopoli che fu.
E allora il volere di chi, o cosa, si asseconda? La risposta è assimilabile in questi termini: ”Dimmi chi è il tuo procuratore e ti dirò se puoi venire o meno”.
Un tempo tutte le strade portavano a Giuffredi, ora a Paloni. Cambiano gli orchestrali, non la musica: difatti è sempre la stessa.
La dirigenza granata segue il suo corso, si lascia trascinare dalle correnti ma no, non è un’imbarcazione: troppo nobile come paragone. É più una medusa battente bandiera fatta di stracci, tenuta su alla bell’e meglio con qualche toppa e un po’ di nastro adesivo.
La tendenza imperante, del resto, è quella di distruggere – checché ne voglia dire il nostro caro Angelo (colui che reputa distruttivo tutto ciò che, invece, non si prostra al suo cammino) – quanto non fatto di buono durante la sessione estiva.
“Chi fraveca e sfraveca nun perde mai tiempo”.
Fare e disfare per non sprecare tempo, o meglio: creare un illusorio stakanovismo di facciata. Il secondo proverbio – stavolta appartiene alle nostre latitudini – è trascrivibile nella vocazione di Penelope che di giorno tesse e di notte straccia. Salerno è porto di mare, è vero, rientra nelle caratteristiche storico-culturali della città. Pertanto è inutile lamentarsi se siamo diventati lo scalo principale di ogni “arrivederci”.
“Πάντα ῥεῖ“ disse il filosofo, tutto scorre. Eh, già: uno va, l’altro viene, questo attracca, quello salpa. Solo uno resta, nocchiero in gran tempesta. Si scrive DG ma, in questa parte di universo, si legge Caronte.
E a noi cosa resta, se non l’ennesima attesa negata? Volevate forse vivere la manciata di minuti che precede l’annuncio di un acquisto? O magari preferivate correre con la fantasia e immaginare nuovi nomi da stampare sul retro della casacca? No, niente di tutto ciò.
“GONG”! La porta si chiude, la finestra anche ma non temete, gennaio è dietro l’angolo. Per criticare questa società c’è tempo, meglio sognare, dicono.
Si, ma cosa?
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