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Santo Perrotta: «Avrei voluto provare l’emozione di vincere il campionato a Salerno. Sarebbe stato un delirio»

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E facci un gol! Santo Perrotta facci un gol! La Curva Sud lo chiede in coro, Santo Perrotta facci un gol!

Chissà quante volte i tifosi della Salernitana con i capelli bianchi avranno sentito questo coro, dedicato ad uno degli attaccanti più veloci e più forti degli anni 80 in forza alla Salernitana. Walter Santo Perrotta, nato a Cosenza, ha scritto tante pagine importanti nella storia della Salernitana. Pochi gol in tre campionati con i granata (20 tra campionato e Coppa Italia tra il 1984 ed il 1987) ma tanti assist per centravanti come Zaccaro e De Vitis.

Rimasto legatissimo alla piazza salernitana, Perrotta è ritornato in città per la festa del centenario, toccando con mano l’amore che dopo più di trenta anni non si è mai sopito.

Tre anni in granata. Arrivasti con De Nadai con grandi ambizioni. Si cominciò, però, molto male

«Mancava qualcosa per dare fastidio alle grandi. A quella squadra serviva un calciatore per reparto. Un quarto posto non fu da buttare ma Salerno meritava qualcosa in più. Secondo me mancava anche un attaccante per mettere in difficoltà Ghio. La competizione tra di noi sarebbe stata fondamentale. Tutti avrebbero dato il massimo. Va detto che la società non era fortissima. Quelli più forti erano i tifosi, come sempre».

Quell’anno cinque gol ma tanti assist

«Ero la classica seconda punta. Facevo il lavoro sporco per mettere in condizione i miei compagni di fare gol. Subivo tanti falli in area e, grazie a me, avemmo diversi rigori a favore. Sarò ripetitivo, ma credo che se avessimo avuto una società più organizzata avremmo potuto fare molto meglio».

L’anno dopo la coppia con De Vitis che prometteva bene

«Arrivò a novembre. Si trovava molto bene con me. Fece tanti gol ma anche quella era una squadra monca. Ci è mancato sempre un pelo per fare il salto di qualità. Fummo anche abbastanza sfortunati perché si fece male Boschin, un portiere straordinario, per non parlare dell’esonero di Ghio che fu un grande errore. Aveva un caratteraccio ma era un rivoluzionario. Credeva di stare in Inghilterra ma, probabilmente, in Italia non eravamo ancora pronti per allenatori del genere. Quella squadra aveva giocatori importanti come Conforto, Billia, Lombardi, Belluzzi oltre a Boschin che io soprannominai Sepp Maier, il grande portiere della Germania».

Salernitana 1984/1985 allenata da Ghio

Tanti i derby con la Cavese ed il Campania

«Che belle atmosfere. Con il Campania ho segnato il gol più bello della mia carriera. Su un cross di Favo anticipai Gargiulo e al volo segnai un grande gol. In porta c’era Genovese che ancora oggi mi chiede come abbia fatto. Contro la Cavese, invece, feci fare un gol a Lombardi. Saltai un paio di uomini sulla sinistra e misi un pallone in mezzo che Lombardi spinse in rete».

L’ultimo anno fu travagliatissimo

«Fu fatta una squadra al risparmio. C’era la FISA con Strianese, Adduci, Paravia. Avevamo Mario Russo come allenatore che non era affatto male. Mise delle regole, giocavamo un discreto calcio ma arrivarono tanti giovani come Ferrara e Favo che poi sono diventati buonissimi calciatori. C’era un giovanissimo Maranzano ed un altrettanto giovane come Manzo. Pagammo lo scotto della inesperienza e Russo fu costretto ad assemblare un organico fatto di tanti giovani e altri di esperienza. I tifosi pretendevano i risultati e tanti giovani non potevano reggere alla pressione della piazza».

Fu l’ultimo anno in granata

«Speravo nella riconferma ma ci fu il passaggio societario con Soglia che portò Fedele che si avvalse di un procuratore di fiducia. Portarono a Salerno tutti giocatori che avevano loro in procura e non ci fu spazio per me. Andai via a malincuore. Non avrei mai voluto lasciare Salerno».

Parlaci un po’ della Salerno di quegli anni

«Il Vestuti tremava per l’affetto dei tifosi. Tremavano tutti gli avversari. Custodisco foto della Curva che mettono i brividi. Sentivamo tutto dal sottopassaggio. Io sapevo tutto e per questo volli venire a Salerno. Avevo offerte importanti perché conoscevo i calciatori che in passato ci avevano giocato e per il calore della gente. Giocare nello stadio che aveva visto le gesta di Pantani, Capone, di un giovanissimo Pierino Prati, Tom Rosati allenatore. Insomma, per me fu motivo di orgoglio»

Sei stato a Salerno per il centenario

«Che cosa è stata quella festa! Ho ritrovato tutti: Leccese, Chiancone, Di Giaimo. Sono salito sul palco e la gente che applaudiva. Ho stretto amicizia con Ciro De Cesare che venne da me per dirmi che io ero stato il suo idolo. Le parole di Ciro che è stato un calciatore importantissimo della Salernitana e che ha giocato in A sono state per me un grande motivo di orgoglio. Lo voglio salutare con affetto».

Dopo il ritiro, però, hai continuato in questo mondo

«Si. Ho lavorato con la Juventus quando c’era Sensibile capo scout. Quando la Juventus andò in B ero responsabile in Calabria. Ho fatto scuole calcio e l’allenatore in seconda ad Andria. Se fossi rimasto al Nord avrei potuto fare ancora di più. Qui in Calabria è più difficile. Il calcio è cambiato tanto e molte cose non fanno per me».

Parliamo dell’attualità. Che idea ti sei fatto di questa Salernitana?

«La seguo tantissimo ovviamente, ma lasciami raccontare un aneddoto. Io ho conosciuto Gennaro Tutino qui a Cosenza. Eravamo in un supermercato e lui era con un mio amico. Lui mi riconobbe per la foto che è appesa nella hall of fame del Cosenza. Gli ho detto che è un grande calciatore ma forse protesta troppo platealmente. Gli consigliai di conoscere prima gli arbitri. La morale della favola fu che in tre partite non prese nemmeno una ammonizione. Mi ringraziò. La Salernitana deve tenerselo stretto perché è un bravissimo calciatore».

Quindi questa squadra può andare in A?

«La Salernitana ha tanti bravi calciatori. Oltre A Djuric e Tutino ha altri giocatori molto bravi. Stanno meritando la posizione che hanno. Sono tosti e mi auguro che riescano in questo grande sogno, quello che avrei voluto provare io. Castori è molto esperto e sono sicuro che saprà tirare fuori il meglio. Mi auguro che questo stop forzato non influisca negativamente».

Si dibatte, però, del problema della multiproprietà

«Non sono esperto nella materia ma credo che si troverà il modo per risolvere il problema. Intanto spero che la Salernitana vada in A e poi credo che si risolverà. Tanti vorrebbero avere questo problema in B! Intanto andiamo in A e poi si vede».

Magari ci vedremo a Salerno per un’altra festa

«Se non mi invitano verrò da solo. Io sono legatissimo a Salerno e colgo l’occasione per salutare tutti».

Ernesto Curcione

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