Editoriale

Il sogno di Salerno è di nuovo realtà: bentornatA!

Tempo di lettura: 3 minuti

di Gianluigi D’Ambrosio

Pensiamo molte volte e trascuriamo i cambiamenti della natura, colei che, in continua metamorfosi, riesce a far cambiare idea agli scienziati dopo una vita trascorsa sui libri di testo, spingendoli a riscrivere leggi fisiche e biologiche che consentono visioni più chiare.

Sappiamo che l’Ippocampo popola determinate acque, ma è anche vero che fenomeni diversi dal solito possono spingerlo altrove, lì dove le particelle d’acqua si muovono a temperature assai diverse dal normale habitat.

Adattarsi non è facile, ma forse è il primo passo da compiere verso uno star sempre meglio.  

Questo è ciò che accade agli ambiziosi, nati con una predisposizione mai banale, da sfruttare e da non trascurare, perché il talento è un dono di Dio, che serve ad avvicinare i sogni a chi ci crede sempre.

Un buio che circonda noi stessi da un anno a questa parte, mentre per combattere teniamo tra le mani un cero, perché il buio va affrontato e allontanato, rispedito nei bassifondi e alla larga da chi ha il coraggio di splendere.

Coraggio allora, è un “MACTE ANIMO” che suona la carica di un popolo sofferente che non abbandona mai la speranza, perché dal fango ai manti erbosi di stadi con tribune davvero alte, risuona il grido per Salerno, capace di rappresentare per sempre la cosa più importante oltre il risultato.

La passione è nascosta in quei cavalli con i paraocchi, in carrozza e pronti ad intraprendere un lungo viaggio, gestiti da un cocchiere esperto che imprime sicurezza al gruppo.

Ma non è facile, è la sinergia quella che unisce i cuori di uomini pronti a diventare eroi, primi rappresentanti di un popolo costretto a star lontano da quell’ossigeno che chiamano “spalti”, senza mai far sentire soli i ragazzi in uniforme granata.

La solita annata non sarà mai, neanche alla vigilia, neanche guardando una rosa apparentemente non di livello rispetto alle super potenze, poiché il caldo proveniente dalla terra del “Principe Arechi”, sarà per sempre la spinta in più verso chi riuscirà a sopportare il peso della maglia.

Nessuna regola ma tanti fili, donati a Castori con il compito di creare la tela perfetta da montare sul veliero, attraversando mari in tempesta e venti pronti a creare un naufragio.

Canottieri veri per le gare più dure, pronti a remare contro ogni ideologia e ogni dubbio legati ad una multiproprietà tanto discussa, e mai tanto amata.

Mi chiedo se si possa vivere con il dubbio, quando hai la forza giusta per realizzare un sogno, il “tuo sogno”.

Rispondo con un “NO” secco, Salerno è una piazza conosciuta e rispettata, temuta perché munita di un calore diverso che scalda il trono dorato di una città piena di storia, pronta ad accogliere uomini veri privi di paura e con il cuore disposto a colorarsi di granata.

“Come una bomba il tifo esploderà”, come una magia che si cela nell’intuizione di cambiare identità, come l’atto di inserire la marcia giusta nel cambio di un’autovettura pronta a tagliare il traguardo, quando mancano pochissimi metri a quella che gli sportivi chiamano “gloria”.

Amuleti e credenze mantengono la mente salda al manto erboso e ai divani di casa, le bocche chiuse perché il “Vichingo” ha parlato, e per rispetto o per scaramanzia, improvvisamente tutti indistintamente “Zitt”.

Ordinati come un esercito in battaglia in attesa dei “nemici”.

Il cuore è un recipiente pieno di emozioni varie.

Il giusto passo che approfitta di uno falso, un gradino in più verso la scalinata che porta a guardare tutti dall’alto, senza mai aver paura di cadere da soli.

Lo sport di squadra è proprio questo, si cade o si vince insieme, ma questa volta il finale è maledettamente fantastico.

Questa volta Belec protegge il sogno alle proprie spalle, Casasola e Veseli gemelli di fascia pronti ad arare il campo trasportando silenziosamente frammenti, quelli di un puzzle nascosto nella fascia di Tacchio pronto a donare gli ultimi tasselli ai propri compagni, per costruire un mosaico stupendo a forma di “A”.

A quarantacinque minuti dalla parola “fine”, la follia nei panni di Anderson fa ballare Salerno a ritmo di samba, spingendo finalmente dopo 23 anni, l’ippocampo granata nei mari giusti, nel mare dei grandi del calcio.

La coincidenza porta a credere al miracolo, il pensiero va a Delio e a quell’anno storico.

La dedica va a chi ha sempre creduto, a chi purtroppo ha lasciato fisicamente ma non spiritualmente la nostra realtà, pronto a cantare insieme a tutti il verbo di Salerno.

Via gli interrogativi, subito in scena i punti esclamativi che mettono in riga chi ha giocato con i sentimenti degli innamorati.

Salerno è in alto perché ha protetto il proprio sogno, ed è finalmente giunto il momento di aprire gli occhi per viverlo intensamente.

Un gruppo di uomini che hanno preso per mano chi è caduto e chi soffrendo non li ha mai abbandonati, trascritti con inchiostro indelebile, nella storia granata che dice grazie a questi eroi granata.

Gianluigi D Ambrosio

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