Editoriale

Il ‘belletto’ Ribery potrebbe non bastare. Castori prenda atto delle carenze strutturali e valuti un cambio di spartito

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Calma e sangue freddo. La barca granata, in questo brusco avvio stagionale, fa acqua da tutte le parti, però sarebbe delittuoso abbandonarsi al fondato timore procurato dall’immagine di una sorte già segnata. Invece di restare centrati e preoccuparsi di turare le spaventose falle registrate nelle prime tre gare del torneo di serie A.

Dopo un avvio che definire traumatico e inatteso sarebbe una mezza bugia, l’errore imperdonabile da evitare, non facendo prevalere la razionalità sorretta dall’amore per la causa, è rappresentato dal lasciarsi catturare da un improduttivo scoramento. Piuttosto, appare ineludibile un passaggio collettivo teso a reperire la capacità di guardarsi negli occhi, di analizzare con realismo ‘verghiano’ il momento attraversato dal gruppo e scovare percorsi calcistici meno velleitari da intraprendere.

La fase difensiva oltranzista di Castori, che puntualmente conserva il risultato per un tempo ma nulla riesce ad opporre alle giocate di qualità altrui che altrettanto sistematicamente arrivano e procurano danni nell’arco dei novanta minuti, deve fare il tagliando ed essere affiancata da un atteggiamento offensivo meno pavido e prevedibile nel fronteggiare i rivali di turno.

Tre indizi fanno una prova. In cadetteria, le sbavatura difensive riesci a non scontarle in termini di reti subite, soprattutto se sei bravo a capitalizzare le poche opportunità avute per fare gol e portare a casa i tre punti. In massima divisione, invece, per rendere inespugnabile il tuo bunker devi essere tatticamente perfetto e irreprensibile sul piano mentale, altrimenti al primo errore commesso paghi dazio al cospetto di calciatori del calibro di Sanabria, Mkhitaryan e Pellegrini.

Pertanto, Fabrizio Castori deve tirar fuori il coraggio, spremere le meningi, raccogliere quel poco di estro e qualità che gli hanno messo a disposizione, eliminare orpelli tecnici che causano danni alla fase passiva, diversificare i principi della retroguardia e del reparto mediano, shakerare il tutto e proporre uomini e soluzioni tattiche più consoni ad un torneo ostico come il principale campionato nostrano.

Il ds Fabiani, con l’ingaggio di Ribery, ha provato ad imbellettare un mercato ricco di omissioni tecniche, ma sarebbe utile ricordargli che anche il primo Napoli di Maradona, non esattamente esaltante a livello di organico complessivo, fece fatica in serie A.

Al trainer marchigiano, dunque, spetterà il compito di inventarsi qualcosa, sperando che la svolta tattica lo aiuti, in primis, a risollevare in fretta la squadra, e successivamente a puntellare il suo posto su una panchina che inizia ad emettere qualche inquietante scricchiolio.

Diversi sono i quesiti che assalgono gli osservatori ed i tifosi granata alle prese con le gare della Salernitana. Ad esempio, alla luce dei primi 270 minuti e considerando l’assenza in organico di un esterno destro affidabile in entrambe le fasi di gioco, ci piacerebbe interrogare mister Castori sull’opportunità di continuare a giocare con due cursori intermedi. Senza tener conto che l’infortunio muscolare patito da Ruggeri potrebbe acuire a sinistra le criticità già emerse sul versante opposto.

Kechrida è un calciatore di gamba, tecnicamente discreto e dotato di buona propensione all’inserimento, però è altrettanto palese la sua difficoltà ad essere difensivamente affidabile, così come la ballerina disciplina tattica e una fisicità non dirompente lo aiutano poco a nascondere i suoi limiti. Tecnico ma non estroso, dinamico ma non difensivo, il tunisino, affrancato da gravosi compiti in fase passiva, potrebbe forse offrire un rendimento migliore in altri ruoli (esterno in una mediana a quattro o mezzala?).

Inoltre, appurata l’impossibilità di schierare sulle corsie esterne due cursori versatili, considerata l’abbondanza eccessiva di difensori centrali e la difficoltà ad arginare attaccanti di ben altro spessore rispetto a quelli affrontati lo scorso anno, non sarebbe il caso di iniziare a valutare l’opzione di una linea difensiva composta da quattro marcatori?

Rivisitazione che dovrebbe interessare anche il centrocampo. Dando infatti per scontato che dovrà essere trovata la giusta collocazione in campo per Frank Ribery, è plausibile immaginare che il terzetto mediano di completamento necessiti di caratteristiche più eterogenee? Sembrano oggettivamente troppi tre interdittori con le medesime proprietà calcistiche, sia che vengano schierati alle spalle del fuoriclasse francese, sia che operino sulla stessa linea.

In attacco, infine, appare assolutamente prioritario sviluppare trame di gioco in grado di assicurare discreti rifornimenti al centravanti Simy, elemento spietato in area di rigore, molto meno efficace e bello da vedere quando è impegnato ad agire lontano dalle porte avversarie. Ai fini dell’esaltazione del suo cinismo realizzativo e di una resa meno scontata della narrazione tecnico-tattica dell’intero collettivo, inoltre, sarebbe opportuno trovare un sistema di gioco che consentisse a Bonazzoli e Ribery di operare in sinergia e ridimensionare la carenza di imprevedibilità palesata dalla squadra.

Gennaio è lontano, la stella francese è una promessa da trasformare in concreta speranza di sopravvivenza. Il campionato, intanto, ha già presentato il suo salatissimo conto. Urge acquisire piccole certezze strategiche e psicologiche, conquistare i primi punti e restare almeno aggrappati al carrozzone delle retrovie. Sottile è il confine che separa un’avventura esaltante da un viaggio all’inferno senza ritorno.

Maurizio Iuliano

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