Storie

Buon viaggio Alfonso…

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Ho seguito il basket per diversi anni dalle colonne del “Mattino”. Ricordo come se fosse ieri il mio primo impatto con Alfonso Siano. Io giovane cronista e lui dirigente esperto che mi sovrastava dall’alto della sua statura. Intimorito perché altri colleghi mi avvertirono: «Vedi che Alfonso ha un carattere spigoloso. Non lo fare arrabbiare». In effetti, i primi rapporti non furono distesi, non fosse altro per il fatto che io di basket ne capivo poco. Mi indottrinai quel poco che bastava grazie alla competenza di colleghi come Enzo Senatore, Nicola Roberto nonché di Eugenio Marotta ed Enzo Sabato, molto più ferrati di me.

Nel tempo i nostri rapporti migliorarono a tal punto che nemmeno lui faceva più a meno della telefonata settimanale al sottoscritto, soprattutto per dirmi : «Nun me fai mai ascì ngopp u giurnal!». Era la scusa per darmi qualche notizia perché sapeva (da vecchia volpe) che soltanto così avrebbe avuto spazio. Le tue telefonate cominciavano sempre con il classico: «Stevem scarz a scassac… Che vai truvann?»

Da allora fu un rapporto di stima reciproca. Centinaia di partite viste insieme. Alfonso era uno spettacolo sugli spalti. Leggendarie le sue invettive contro gli arbitri e anche verso i suoi allenatori che, da buon padre di famiglia, coccolava e bastonava nello stesso tempo. Grazie a lui sono cresciuti cestisti come Peppe Poeta e Luca Infante, solo per citarne alcuni. La Pallacanestro Salerno della promozione era una macchina perfetta trascinata dal capitano Angelo Antonucci. Fu sempre lui che intuì le grandi capacità di Andrea Capobianco, ormai diventato uno dei coach più apprezzati del panorama cestistico nazionale. Basterebbe solo questo per capire le capacità di dirigente e talent scout di Alfonso

Trasferte, aneddoti, risate e tante discussioni sempre con il sorriso sulle labbra. Eri un burbero dal cuore grande e lo sei stato anche qualche giorno fa quando ci siamo messaggiati su Facebook parlando di Salernitana.

Hai lottato anche nelle istituzioni per coronare iltuo sogno, quello del palazzetto dello sport che, forse, nascerà anche se non è quello che tu avevi in mente.

Alfò, te ne sei andato troppo presto. Lo sport salernitano aveva ancora bisogno di te. Il tuo è stato un “fallo tecnico” senza via di uscita. Da oggi noi saremo più poveri, Salerno sarà più povera, il basket salernitano vuoto. Alfò, io ti ringrazio per i bei momenti che mi hai regalato. Li conserverò gelosamente nello scrigno dei ricordi. Intanto tu continua ad inveire da lassù. Ci sarà sempre un arbitro con il quale incazzarsi.

Ciao Alfò!

Ernesto Curcione

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