Editoriale

Fiorentina – Salernitana: la hannuccia horta

Tempo di lettura: 2 minuti

E un che d’una scrofa azzurra e grossa
segnato avea lo suo sacchetto bianco,
mi disse: “Che fai tu in questa fossa?”…

Dante Alighieri, Inferno XVII Canto

Quanto è difficile, ogni volta, conformarsi ai caratteri mobili: anche Gutenberg — nonostante l’euforia che preannunciano le Rivoluzioni culturali — si sarebbe rifiutato di andare avanti.

Eppure, l’impegno è sul tavolo e l’Amore stuprato non sospira silenzi.

Ci siamo, è il diciassettesimo Canto di questo campionato.
XVII, anagrammato VIXI: ovvero vissi. Sfortuna e cabala a parte, è un Inferno annunciato.

Qui si puniscono — solo letterariamente, buon per loro — gli usurai: coloro che in nome di una gioia collettiva — gran gioia, poi, presentarsi a cosce aperte in ogni dove, ma vabbè — decisero di vendere la bancarella sul Ponte di Via Irno per oreficeria sul Ponte Vecchio.

One

Regaliamo sogni, saremo il caminetto ideale — fra una trentina d’anni — davanti a cui raccontare ai nipoti presenze estemporanee in Serie A. Parlando dei nostri, obviously.
Duriamo mezz’ora -suppergiù- poi Giacomo Jack, di trivela, trafora Belec. Tanto basta per mandare al mattatoio trenta minuti di resistenza.

Two

Vlahovic calcia, tanto per timbrare il cartellino dei tiri nello specchio: la palla entra. Cosa c’è da commentare? Davvero nulla, eppure ci colpisce nell’intimo. Eccome se lo fa.

Three

Dusan se ne frega di passeggiare fra le macerie, ce ne fregheremmo anche noi a parti invertite. Taglia sul primo, fra volti e meteore che a stento potrebbero avvicendarsi alla prima media calcistica, e colpisce ancora.

Four

Maleh giocava, punto a punto, contro la Salernitana di Castori: dalla Repubblica al Granducato. Oggi fa la voce grossa in una Piazza che sogna l’Europa classe Deluxe. Beato lui, potremmo dire.
Non fosse per 900 persone che hanno gettato, per la diciassettesima volta, l’ugola nel cesso diremmo che tutto sommato l’avremmo meritato.

Oh Eh Oh!

Così andò. Un’altra volta? Eh.
Comunque, non sarà l’ennesima goleada raccolta a farci desistere.
Quel che attendiamo ora è l’Assise di metà settimana, poi la Cassazione di San Silvestro.

Ché, detto fra noi, ce ne stracatafotte della settimana tipo, del Giudice Sportivo, del borsino infortunati e della preparazione alle partite.

Sia Liberazione vera, totale. Che non lasci strascichi per nessuno, né altri al loro posto: non saremmo in grado di perdonare.

Sicuramente, ove mai non giungesse nuovo ossigeno, queste simil-cronache da campanella di fine lezione andrebbero amabilmente a farsi fottere.

Ad maiora, per davvero.

Alfredo Mercurio

Nato nel '90. Due passioni governano i moti del cuore e, molto spesso, confluiscono l'una nell'altra: Salernitana e poesia.

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