Editoriale

La perfezione non esiste, ma il cambiamento non deve spaventare: il passato non va rimpianto!

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Sarebbe stato bellissimo se, in poco tempo, Danilo Iervolino e Walter Sabatini fossero riusciti a rovesciare le sorti di una stagione sportivamente segnata.

Forse, ma il 7% è il minimo sindacale, non ci riusciranno, ma la domanda è: hanno sbagliato ad investire soldi ed energie sul mercato già di per sé difficilissimo di gennaio per tentare di dare il via ad una missione quasi impossibile?

Non crediamo che sforzi e tentativi – sostenuti a suon di investimenti economici – vadano condannati e bollati come sbagliati, quasi sviliti al confronto con ciò o chi c’era prima. La perfezione non è di questo mondo e nemmeno la Salernitana ricostruita in due settimane da Walter Sabatini poteva avere la pretesa di essere perfetta.

Certo, è una squadra nel suo complesso più completa, più competitiva perché altrimenti non avrebbe perso solo una volta nelle ultime sei partite giocate. Le manca ancora qualcosa per diventare cinica e vincente e le occasioni sprecate non torneranno indietro.

Tuttavia, ci fosse stata un po’ più di fortuna anche negli episodi (nel conto vanno messe anche alcune valutazioni arbitrali), la classifica sarebbe stata comunque un po’ più gratificante.

Il dato del campo, però, rileva fino a un certo punto.

Ciò che in queste settimane si sta evidenziando è un fenomeno che era anche abbastanza prevedibile: il maldestro tentativo di riabilitare il passato e tutti i suoi fantasmi, ricorrendo ad argomentazioni molto deboli.

La campagna acquisti di gennaio ha portato in dote calciatori non prontissimi fisicamente, ma pensare che l’ultima in classifica potesse strappare il sì di qualche elemento che si stava ben comportando nel campionato italiano o in uno dei primi cinque, sei d’Europa, era da visionari di primissima fascia.

Eppure, i tentativi di agganciare alcuni calciatori di un certo peso (Ylmaz, Niang, Diego Costa, Izzo) ci sono stati. Sabatini si è assunto le sue responsabilità e ciò gli fa onore. Anche solo abbozzare paragoni col modo di fare in voga fino a pochi mesi fa sul mercato ed altre questioni sarebbe un’offesa all’intelligenza della gente. Rileviamo con dolore che qualcuno ci stia provando.

Alcuni calciatori sono anche degli investimenti per il futuro – Ederson sembra aver già convinto anche i più critici – e, se proprio si vuol fare qualche paragone, bisognerebbe avere l’onestà di raccontare quali e quanti investimenti siano stati fatti in passato. Per anni l’unico calciatore per il quale fosse stato versato un indennizzo alla società di appartenenza è stato Nalini.

Djuric e Jallow sono stati i colpi più costosi dell’era romana. Sul primo i meriti sono stati resi anche dall’attuale direzione sportiva. Del secondo ricordiamo la vicenda passaporto e poco altro.

In passato, la Salernitana era la palestra per giovani che dovevano poi esplodere alla Lazio o il rifugio per qualche esubero di Formello.

Cerci, Di Gennaro, Foggia, Rosina hanno percepito lauti ingaggi per scaldare la panchina. Simy, per tornare al recente passato, è stato un flop e molti calciatori arruolati per disputare il campionato di serie A non avevano le credenziali per stare in questa categoria.

Quelli ingaggiati a gennaio non sono perfetti, ma è parere diffuso che, si fosse partiti a luglio con la rosa attuale, ora la situazione sarebbe ben diversa.

Sulle valutazioni dei singoli sono leciti tutti i pareri, ma quello che pare non si voglia cogliere da parte di qualcuno è la portata innovativa, rivoluzionaria, dell’ingresso di Danilo Iervolino nel mondo del calcio, da presidente della Salernitana.

Che l’imprenditore di Palma Campania abbia già attirato su di sé invidie e gelosie è cosa lampante. Dopo l’acquisizione del settimanale L’Espresso, in particolare, non sono mancati commenti, rilievi, attacchi: a qualcuno, forse, è andato di traverso il…metaverso. Del resto, non si può piacere a tutti e, comunque, ogni grande progetto richiede un tempo di incubazione ed un certo… travaglio prima che si possano vedere i risultati,

Resta il fatto che ora la Salernitana, al di là di come finirà la stagione, ha le spalle coperte, basi solide e una voglia di programmare e dettare la linea con scelte e soluzioni di totale rottura con quello che va di moda nel conservativo e conservatore mondo del calcio.

Più che rimpiangere il passato, allora, sarebbe auspicabile non aver paura del futuro e dei cambiamenti che esso potrà portare. Il campo sarà metro di valutazione affidabile, ma non l’unico perché Salerno è uscita dalla fase in cui solo un risultato sportivo poteva in parte giustificare tante scelte sbagliate e tante omissioni per entrare in una fase in cui si punta non solo a far bene sul campo, ma anche a creare qualcosa di più grande e solido.

Perché finanche una promozione in serie A può avere basi di sabbia: la storia di questa stagione lo dimostra.

Redazione

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