Editoriale

Un jolly quasi insperato, ma la strada è ancora lastricata di sudore, lacrime e sofferenza

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In una delle tante ipotetiche tabelle di marcia stilate nei giorni scorsi dall’impaziente tifoseria granata, la partita contro la Fiorentina rappresentava una sorta di discorso a sé stante. Un jolly da giocare senza eccessivi patemi d’animo, per ipotizzare punti ‘insperati’ da aggiungere a quelli da conquistare necessariamente negli scontri diretti previsti dal calendario.
Un modo per sognare, tenendo ben piantati i piedi in terra, sapendo però di poter sfruttare un’altra ghiotta opportunità per valorizzare il doppio successo esterno contro Sampdoria e Udinese e, soprattutto, per procacciarsi una poderosa spinta motivazionale e psicologica in grado di trainare il gruppo negli ultimi cinque appuntamenti stagionali.

Sospinti da un pubblico che non ha nulla da invidiare alle tifoserie più blasonate della massima serie, i ragazzi di Nicola hanno compiuto il piccolo capolavoro calcistico di giornata, domando una Fiorentina reduce da risultati importanti in campionato e desiderosa di cancellare la cocente eliminazione in semifinale di Coppa Italia subita nella doppia sfida contro la Juventus.

Ed ora arriva il bello, ma anche il difficile di questo segmento finale della stagione. Il bello perché il torneo granata si è concretamente riaperto in ottica salvezza, dopo aver patito a lungo frustranti impotenze tecniche che spesso sono sfociate in una preoccupazione duratura e diffusa. Il difficile perché ritenere di aver ormai intrapreso l’auspicata strada in discesa rappresenterebbe un errore imperdonabile e il modo più sicuro per ritornare ad occupare in fretta il fondo della classifica.

Djuric e compagni hanno riaperto giochi che sembravano irrimediabilmente chiusi, ma la matematica resta impietosa e ricorda freddamente a tutti che, nelle ultime cinque partite del torneo, bisognerà compiere almeno 10/11 passi per non ripiombare pesantemente nell’incubo retrocessione.

Il calendario non sembra un’operazione insormontabile, però la teoria a tavolino è un discorso, racimolare sul prato verde i punti significa, invece, attraversare ancora i sentieri del sudore, delle lacrime e della sofferenza agonistica.

Conoscendo Nicola e la cifra morale e caratteriale del gruppo, siamo convinti che la Salernitana resetterà in fretta il fantastico tris di vittorie appena archiviato, per ritrovarsi alla ripresa dei lavori, in vista della difficilissima gara di Bergamo, supportata da meticolosità, entusiasmo e rinnovata consapevolezza sui tanti ostacoli ancora da superare.

Il rinvio della gara contro il Venezia, alla luce dei fatti, può essere considerato un utile alleato. Perché consentirà di tirare il fiato, di fare il punto della situazione, di sviscerare e annullare sul nascere le insidie di un letale rilassamento, di acquisire nuove consapevolezze tecnico-tattiche attraverso un lavoro di campo svolto intensamente ma accompagnato da maggiore serenità.

Venezia, Genoa, Salernitana, Cagliari, Sampdoria e Spezia lotteranno per evitare gli ultimi tre posti della graduatoria e il mesto ritorno nel campionato cadetto. Tutto è ancora possibile, diversi gli scontri diretti che andranno in scena, tanta l’adrenalina che scorrerà sul rettangolo verde e sugli spalti.

A tirarsi definitivamente fuori dalla mischia è l’Empoli di Andreazzoli, abilissimo a sconfiggere il Napoli dopo essere andato sotto di due reti. Ed anche questa, in ottica granata, è una buona notizia. Perché l’Ippocampo dovrà essere di scena, alla penultima giornata, al Castellani.

La partita contro la Fiorentina ha messo in evidenza l’efficace pianificazione strategica di Davide Nicola, il quale ha presentato in campo una squadra che aveva tutte le coordinate calcistiche ben impresse nella mente per creare difficoltà agli avversari in entrambe le fasi di gioco.

Un 3-5-1-1 aggressivo, volitivo, intraprendente, dinamico e imprevedibile, che ha sorpreso e annichilito la truppa gigliata per almeno due terzi della prima frazione di gioco, creando le basi per portare a casa tre punti di inestimabile valore. In fase difensiva, l’aggressione alta ha fatto inizialmente la differenza, con i perfetti sincronismi nello scalare marcature e posizioni, con esterni intermedi, braccetti difensivi e mezzali che si scambiavano il compito di inaridire, a turno ed a seconda della posizione in campo assunta dagli avversari, i movimenti e le giocate del tridente d’attacco, delle mezzali e degli esterni bassi di mister Italiano. Amrabat e compagni hanno fatto enorme fatica ad esprimere la consueta manovra avvolgente, come testimonia il pomeriggio vissuto in maniera sostanzialmente tranquilla dal concentrato e sereno Sepe.

Chiarezza di idee anche sul modo di disarticolare il feroce pressing alto e difensivo della compagine toscana. Palla lunga a cercare la fisicità di Djuric in grado di attivare tagli e verticalizzazioni di Zortea e Verdi, con quest’ultimo ispiratissimo nel dettare anche il passaggio tra le linee, prima di tentare lo spunto personale o cercare l’inserimento nello spazio di Ederson. I granata hanno creato in quindici minuti quattro nitide occasioni da rete, oltre al gol realizzato grazie al perentorio colpo di testa dell’ariete bosniaco, ottimamente servito dalla pennellata di un Bohinen sempre più autorevole nella sua funzione di lucido, solido ed elegante metronomo.

Inutile sottolineare che inaridire e attaccare con costanza una squadra di spessore come la Fiorentina (rivitalizzata strada facendo dagli ingressi di Odriozola, Saponara e Piatek) comporta un notevole dispendio di risorse psicofisiche. Pertanto sono da ritenere fisiologiche le sofferenze e le difficoltà proposte dal match con il trascorrere dei minuti, ma la squadra di casa raramente si è disunita, non si è mai lasciata catturare dal panico di non farcela, lasciando all’elevata qualità tecnica dei rivali un possesso palla che, però, solo sporadicamente ha creato grossi grattacapi difensivi. Fazio e compagni hanno saputo soffrire, non sono stati difensivamente irreprensibili solo in occasione del pari di Saponara e su qualche cross proveniente dalle corsie laterali, però grazie anche all’apporto di forze fresche sguinzagliate dalla panchina (Ruggeri e Bonazzoli) sono riusciti alla fine a capitalizzare, meritatamente e con cinismo, la giornata tutt’altro che perfetta della della difesa viola ma anche la grossa mole di lavoro prodotta dai quindici calciatori scesi sul prato verde.

La Salernitana è viva, per adesso è riuscita a stracciare il ruolo di sicura designata alla retrocessione che le era stato assegnato da più parti. Poco meno di un mese per completare un’impresa destinata a restare indelebilmente scolpita nel vissuto degli appassionati tifosi granata.

Maurizio Iuliano

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