Parte oggi la nuova stagione calcistica del campionato di massima serie italiano. Come le squadre, anche gli arbitri si sono preparati al meglio – sia atleticamente, che a livello regolamentare – nel consueto raduno di Sportilia.
Nella giornata di ieri, l’arbitro romano Daniele Doveri ha rilasciato un’interessante intervista al Corriere dello sport, raccontando obiettivi personali e dell’intero gruppo capitanato dal designatore Rocchi.
Tra gli argomenti trattati, si è parlato di novità regolamentari, disposizioni tecniche e comportamentali dettate dall’organo tecnico, movimento femminile e tecnologia.
Riguardo al regolamento, in particolar modo alla regola 11 – il fuorigioco – si è cercato di semplificare quanto più possibile il concetto di deviazione/giocata di un difendente. Doveri:
“La volontarietà deve cogliersi nell’intenzionalità della giocata come atteggiamento psicologico, ma anche in alcune condizioni oggettive. Se il pallone viaggia a velocità, è più difficile da controllare e quindi più difficile intendere la deviazione come volontaria. Questo, ed altri parametri, ci aiuteranno a valutare al meglio il fuorigioco”.
Sul numero di falli fischiati, arbitraggio all’inglese e uniformità di giudizio, Doveri:
“Per numero di falli siamo allineati con la Champions e ci avviciniamo alla Premier. Ma l’obiettivo di uniformarci al calcio inglese deve essere condiviso da tutte le componenti. Per quanto riguarda l’uniformità, l’anno scorso ho arbitrato gare fischiando dodici falli, ma in Genoa Udinese ho fermato il gioco quarantotto volte. Le statistiche non spiegano tutto, ogni gara ha una storia diversa”.
In merito al Var e al presunto scarico di responsabilità dell’arbitro di campo, Doveri:
“In realtà, la responsabilità dell’arbitro non è stata mai messa in discussione. Se ho un rammarico, avendo arbitrato prima e dopo l’introduzione del Var, è che la tecnologia non sia arrivata prima. Var a chiamata (challenge) ? Sarei curioso di sperimentarla e di verificare se servirà a ridurre le polemiche”.
Sul calcio femminile, Doveri:
“Le ragazze che sono arrivate quest’anno nel gruppo della Can, hanno la stessa esperienza che avevo io tredici anni fa. Si arriva a questi livelli per merito, non per il genere”.
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