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Iervolino riflette ed intanto chiede di più a tutti

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Danilo Iervolino aveva saltato per impegni lavorativi la trionfale vittoria di Roma in casa della Lazio e, forse, dopo aver assistito dal vivo alle sconfitte con Fiorentina e Monza (nella foto in evidenza lo si vede intento a dialogare con l’agente Alessandro Moggi, ndr) ed al pari interno con la Cremonese, avrà avuto il sospetto che Nicola e la squadra siano rimasti negli spogliatoi dell’Olimpico.

Dopo quella roboante vittoria, meritatissima e frutto di una lodevole condotta di gara, ci fu grande festa per la squadra al Mary Rosy. Ieri, invece, quando i granata si sono portati verso il settore ospiti, per loro non ci sono stati applausi. Anzi, i tifosi li hanno invitati a restare a distanza perchè a Monza la Salernitana che è scesa in campo, o meglio non è scesa in campo, non li ha rappresentati.

E vale poco la mezza ammissione di colpa di Davide Nicola in conferenza stampa. Se la squadra non aveva fame, se non vinceva i duelli, se non riusciva a difendere e men che mai ad offendere, la responsabilità non cade troppo lontano dalla sua panchina.

L’analisi della proprietà, però, deve essere ancor più approfondita e globale. Non ci vuole un mago della panchina per mettere in discussione la gestione tecnica di alcune partite, ma bisogna capire se il materiale umano di cui l’allenatore dispone sia tutto di primissima scelta. Iervolino ha sottolineato ancora una volta, prima della gara di ieri, come il progetto della Salernitana sia di qualità.

Tuttavia, non è un mistero che senza Fazio e Gyomber la difesa sbandi. All’appello mancava anche Lovato, ma i tre nuovi acquisti proposti ieri ed a Firenze(Bronn, Daniliuc e Pirola) hanno commesso degli errori, a turno, magari non aiutati dal centrocampo.

In mediana, l’alternanza Radovanovic- Bohinen nelle ultime due gare ha pagato poco. Il serbo, forse, proprio a Monza sarebbe potuto tornare utile in retroguardia, mentre il vichingo, che al momento non ha ancora la forza e la spavalderia mostrati la scorsa primavera quando c’è da contrastare l’avversario, avrebbe potuto garantire quel minimo di gestione pulita della palla che, di contro, ha sfoggiato il Monza, lucidamente disposto in panca dal giovane Palladino.

In attacco, l’altro vichingo, Botheim, non ha mai dialogato con Dia, mentre Piatek aveva voglia di spaccare il mondo e non ha dato l’impressione di essere stanco o distratto dall’imminente viaggio in Qatar.

In generale, la Salernitana ha fatto finora ciò che era ritenuto dalla proprietà una sorta di minimo sindacale. Diciassette punti non sono pochi, specie se si considera che nel primo mese e mezzo di stagione la rosa è stata anche abbastanza corta per via delle tante assenze, ma va da sè che il bottino sarebbe potuto essere più pingue qualora negli scontri diretti interni (Empoli, Lecce e Cremonese), la squadra avesse avuto la concretezza che l’ha contraddistinta contro Verona e Spezia. Magari, poi, si potrà pur ammettere che sia quando non ha vinto sia quando ha vinto, un pizzico di cattiva o buona sorte abbia inciso.

Chi sta nel calcio, però, assicura pure che la fortuna non sia mai casuale: quando ti vede con la bava alla bocca e la mascella digrignata, ti bacia. E chi sta nella stanza del vapore, poi, non si vergogna nell’ammettere che i generali fortunati siano più graditi di quelli bravi perché ciò che fa sorridere i presidenti sono i risultati sul campo e le cifre precedute dal segno “+” nei bilanci.

E veniamo al punto. La Salernitana di Danilo Iervolino ha speso tanto lo scorso gennaio, recuperando molta parte di quell’investimento con la frettolosa cessione di Ederson all’Atalanta, praticamente conclusa mentre Morgan De Sanctis doveva ancora essere presentato alla stampa come erede di Walter Sabatini. In estate, il neo diesse ha avuto un budget importante a cui far ricorso tanto è vero che ha cercato il francese Maupay del Brighton, poi acquistato per 12 milioni di sterline dall’Everton, il senegalese Diallo, per il quale lo Strasburgo non ha fatto sconti, così come l’Az Alkmaar per il greco Pavlidis ed il Blackburn per il cileno Brereton- Diaz, ora in scadenza e sondato dalle big inglesi e non solo. E all’elenco va aggiunto il nigeriano Moffi del Lorient, club che ha incassato tanti soldini dalla cessione al Sassuolo di Laurienté.

Insomma, se è “l’argent qui fait la guerre“, è innegabile che la Salernitana avesse gli argomenti per andare al fronte, tanto è vero che sono stati acquistati i cartellini di Bonazzoli (non la prima scelta di De Sanctis), Lovato, Daniliuc, Valencia, Kastanos, Bradaric, Maggiore, Bronn e ci si è riservati il diritto di riscattare Candreva, Vilhena, Pirola, Piatek e Dia. Botheim, per ora, risulta un acquisto a costo zero, ma i russi del Krasnodar non ci stanno. La questione è, letteralmente, nelle mani degli avvocati. Nelle pieghe del mercato, non si dimentichino le due operazioni legate ai rinnovi di Mazzocchi e Lassana Coulibaly, che erano stati ad un passo dall’addio, mentre per Bohinen si è proceduto al riscatto previa opera di convincimento nei riguardi di un calciatore che poteva porre il veto alla sua permanenza in granata. Senza ipocrisie, nessuno fa niente per niente e tutto ha un costo.

La Salernitana non è stata a guardare e, magari senza una strategia di fondo ma procedendo a strappi, ha condotto un mercato impegnativo dal punto di vista economico e già ha programmato altri investimenti (il belga Raskin dello Standard Liegi è nome di strettissima attualità dopo i primi approcci estivi), e proprio per questo Danilo Iervolino vuole capire se i conti in classifica tornino o meno o se ciò che la situazione dopo quindici giornate certifica corrisponda appieno alle sue previsioni ed ai suoi desideri.

Solo una volta che il presidente si sarà dato queste risposte, risulterà utile e proficuo un confronto con direttore sportivo ed allenatore. Da oggi a mercoledì la squadra si allenerà in sede, poi andrà in vacanza. Il ritorno a Salerno è previsto per i primi di dicembre e per quel momento valutazioni ed analisi, riflessioni ed interrogativi dovranno aver lasciato il passo a certezze e risposte. E sarà fondamentale che alla ripresa dei lavori tutti abbiano ben chiaro in mente dove si voglia andare e come si voglia arrivare all’obiettivo fissato.

Prima lo spartito, poi gli attori. Da gennaio sarà un altro campionato e ripartire con dieci punti di margine sulla zona rossa è un indubbio vantaggio, ma non un motivo per adagiarsi.

Redazione

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