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Candreva, il lupo di mare che trasformò i compagni in pirati salgariani

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Quando le nubi si addensano minacciose sulle sorti di una squadra di calcio e il mare in odore di tempesta inizia ad incresparsi, il comandante della nave calcistica sa di dover affidare il timone al marinaio più esperto e carismatico.

A colui che ha vissuto mille intemperie in pieno oceano e sa come uscire indenne dagli scatenati marosi. Esperienza necessaria a portare in salvo l’intero equipaggio, che si arma di coraggio e iniziativa e lavora sinergicamente per far approdare l’imbarcazione in un porto sicuro.

Ed è esattamente quello che ha fatto mister Paulo Sousa, alla vigilia del delicato match contro il Monza, assegnando la speciale missione al navigato Antonio Candreva. Il quale non si è tirato indietro, ha indossato con fierezza la fascia di capitano e si è posto davanti al gruppo.

Senza mai svestire i panni dell’umiltà, egli è diventato il trascinatore di una prestazione di squadra intrisa di significati tecnico-tattici e di ardore agonistico.

Quando i risultati positivi latitano, le gambe tremano, la mente fa più fatica a liberarsi di ansie e paure, ad una guida esperta, munita di qualità tecniche significative e spiccata personalità, viene chiesto di andare oltre il mero compito di risultare calcisticamente decisiva.

Da essa ci si attende anche la capacità di infondere fiducia attraverso l’assunzione di responsabilità che precede una giocata non scontata, in grado di cambiare le dinamiche di un match complicato.

Ma anche la tranquillità da trasmettere al collega che ha appena commesso un errore e la tenacia nel raschiare il barile delle risorse psicofisiche, quando la spia rossa inizia ormai a lampeggiare.

A trentasei anni, compiuti due giorni dopo la vittoriosa contesa contro i brianzoli, Candreva è riuscito a realizzare sul manto erboso quanto gli era stato prospettato e chiesto da mister Paulo Sousa.

La partita del capitano granata è stata ricca sotto tutti i punti di vista. Vivida e creativa nella proposta offensiva, con la sua capacità di muoversi continuamente tra corsie laterali e trequarti, alternando accelerazioni con palla al piede e temporeggiamenti per rifiatare e liberare la manovra da un eccesso di frenesia.

Il suo match è stato caparbio, soprattutto nella gestione di tutti i palloni giocati a ridosso della retroguardia monzese. Ben consapevole che ogni singolo metro di campo guadagnato rappresentava una possibilità in più per avvicinarsi bellicosamente alla porta rivale. Per incidere offensivamente, servire il pallone giusto al compagno e procurare a se stesso l’opportunità di calciare e far gol.

La sua gara è stata intelligente nel dare pochi punti di riferimento al diretto marcatore Izzo. Quest’ultimo, completamente disorientato nell’impossibilità di applicare il pezzo forte della casa, ossia l’implacabile marcatura ad uomo che innervosisce ed ammansisce gli attaccanti meno scaltri.

I novanta minuti di Candreva sono stati esemplari. Per l’umiltà e il sacrificio che hanno caratterizzato la sua fase passiva, contraddistinta dal costante posizionamento dietro la linea della palla. Operazione che ha facilitato la densità difensiva da contrapporre all’articolata manovra degli uomini di Palladino.

Una prova, insomma, da vero leader tecnico e temperamentale. Nobilitata da un gol personale e un assist vincente servito a Coulibaly. Ma anche impreziosita da diversi tiri verso la porta di Cragno, finiti fuori di un nulla o deviati affannosamente in corner dai difensori lombardi.

La sua sostituzione è avvenuta poco prima del fischio finale arbitrale. Accompagnata dalla meritata standing ovation tributata dal pubblico, è stata la degna conclusione di una delle prestazioni più esaltanti con la maglia granata.

Un cimento da vero lupo di mare. Un’esibizione impetuosa e significativa, che ha aiutato i compagni a svestire i panni di vittime predestinate per indossare quelli di indemoniati pirati.

Non resta altro da fare che aspettarsi, da lui e la squadra, già a partire dalla contesa contro la disperata e furiosa Sampdoria, una nuova prova arrembante che rievochi le indelebili pagine delle imprese salgariane.

Maurizio Iuliano

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