Storie

Caro Federico, ti scrivo

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Con le sue dieci reti sulle trentatré complessive di squadra, Federico Bonazzoli è stato uno dei grandi artefici della memorabile salvezza conquistata la passata stagione da Nicola e i suoi ragazzi.

Un dato inattaccabile, che resterà indelebilmente scolpito nei cuori e nelle menti degli innamorati dell’Ippocampo.

Uno score personale, sotto forma di autentiche prodezze, ancora vivo negli occhi dell’intera tifoseria granata.

‘Chicco’ sta attraversando un momento calcisticamente difficile, ed allora smettiamo per una volta i panni del cronista. Consapevoli dell’importanza del suo ‘recupero’ tecnico, proviamo a spronarlo e a supportarlo in questa delicata fase della carriera.

Nell’era di internet e della comunicazione ‘social’, abbiamo deciso di puntare su una sorta di genuina epistola di altri tempi. Sperando che quest’ultima possa regalargli una positiva scarica adrenalinica e aiutarlo a ritrovare l’antico entusiasmo.

Nessun intento moraleggiante o pedagogico, Dio ce ne scampi. Il fine ultimo di questo innocuo gioco risiede nel tentativo di restituire fiducia e autostima ad un ragazzo di venticinque anni innamorato del calcio e della Salernitana.

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Se fossi te, Federico, sarei felice del mio sconfinato talento. Poi, lo cullerei amorevolmente e farei di tutto per tenerlo lontano dalle insidie della mente.

Se fossi te, Federico, ripercorrerei il film dello scorso campionato e mi sentirei profondamente sereno e gratificato.

Se fossi te, Federico, avvertirei un intimo orgoglio per le emozioni regalate al popolo granata. E, cullato da questa certezza, proverei a ripetermi con il desiderio di sentirmi piacevolmente destabilizzato dalla medesima scossa emotiva.

Se fossi te, Federico, trarrei insegnamento dal tenace desiderio manifestato nello scorso torneo, ampiamente ripagato dal terreno di gioco, di essere utile alla causa.

Se fossi te, Federico, mi farei sempre scortare dal ritemprante ricordo delle dieci prodezze. Indiscutibilmente determinanti nel garantire un altro anno di Serie A alla nostra Salernitana.

Se fossi te, Federico, cancellerei perplessità, insicurezze e amarezze. E, subito dopo, donerei le mie energie fisiche e mentali alla ferrea volontà di ritornare a recitare da attore protagonista.

Se fossi te, Federico, riascolterei cento volte il mio nome urlato a squarciagola dallo speaker e dall’intero stadio. E, intenerito da una dolce rimembranza, lavorerei avendo in testa un solo obiettivo: rivivere le medesime trascinanti sensazioni.

Se fossi te, Federico, spazzerei via pessimismi e malumori. Prima di provare pazientemente a riscrivere un nuovo capitolo di epica pallonara da tramandare ai posteri.

Se fossi te, Federico, cestinerei lo scoramento e mi rimboccherei le maniche. Prometterei a me stesso, allenamento dopo allenamento, di mettere in crisi l’allenatore. Attenderei il mio turno con la consapevolezza di aver varcato la soglia dell’impegno totale.

Se fossi te, Federico, rifuggirei le snervanti tentazioni di lasciarmi andare a nocivi vittimismi e affiderei il mio desiderio di ‘rinascita’ calcistica all’osservazione della silenziosa dedizione mostrata dai colleghi meno dotati tecnicamente.

Se fossi te, Federico, cercherei di comprendere che tutto quello di cui ho bisogno è già dentro me. Non mi resterebbe altro da fare che ripulirlo dalla fuliggine prodotta dalla mente e restituirlo al suo antico splendore.

Se fossi te, Federico, mi impegnerei a capire che proprio nel momento in cui stai per mollare devi essere ancora più pronto a dare il massimo. Fino all’ultima stilla di energia.

Se fossi te, Federico, mi divertirei a scoprire che non esiste conquista più importante del saper affrontare e superare le tappe meno favorevoli del percorso esistenziale.

Se fossi te, Federico, ricorderei intensamente quel pianto liberatorio, intriso della consapevolezza di forza e di soave appagamento, che aprì i festeggiamenti la notte del 22 maggio 2022.

Se fossi te, Federico, negli occhi del tifoso incrociato per strada leggerei la sua speranza di vedermi correre nuovamente felice dietro un pallone e castigare i portieri avversari.

Se fossi te, Federico, intuirei che è giunta l’ora di abbandonare cupezze e corrucciamenti, prima di scendere in campo e dimostrare di che pasta son fatto.

Chicco, adesso tocca a te.

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Maurizio Iuliano

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