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Il Milan prematuro, la risalita Venezia e l’altalena A-B: le sei panchine di Inzaghi

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Un avvio difficile, la grande risalita e poi un costante su e giù. Si può riassumere così il percorso da allenatore di Pippo Inzaghi, scelto dalla Salernitana come nuovo tecnico in sostituzione di Paulo Sousa. Il classe ’73 piacentino cominciò la sua carriera in panchina al Milan, club con il quale appese gli scarpini al chiodo nel 2012.

Le giovanili del Milan

Inzaghi mosse i primi passi allenando i giovani del vivaio rossonero, partendo con gli Allievi nazionali nel 2012-13: il tecnico arrivò in semifinale nel campionato di categoria, venendo eliminato dall’Empoli. L’anno successivo il salto in Primavera, con cui Inzaghi raggiunse il terzo posto nel proprio girone, salvo poi uscire ai playoff contro l’Udinese.

Il Diavolo si fermò ai quarti anche in Coppa Italia di categoria e uscì agli ottavi di UEFA Youth League, ma la stagione fu segnata dalla vittoria del primo trofeo da allenatore: Inzaghi si aggiudicò il Torneo di Viareggio nel mese di febbraio 2014, con una squadra che annoverava – tra gli altri – anche Cristante, Petagna e l’attuale capitano rossonero Calabria.

La prima volta tra i grandi

L’annata 2014-15 fu quella del salto tra i grandi, con Superpippo alla guida della prima squadra. Rinforzato con soli parametri zero e prestiti, il Milan non andò oltre uno scialbo decimo posto in campionato, ottenendo 52 punti. Così facendo, i rossoneri rimasero nuovamente fuori dalle coppe europee, dopo l’ottavo posto dell’anno precedente.

La stagione si incastrò appieno in uno dei cicli più difficili della storia rossonera, e Inzaghi fu esonerato in estate. Durante il primo anno tra i professionisti, il tecnico continuò ad esprimere la preferenza per il 4-3-3 già palesata nelle giovanili, con qualche passaggio estemporaneo a 4-3-1-2 e 4-2-3-1. La stella fu Ménez, autore di 16 gol in campionato, mentre il mercato di riparazione portò ad Inzaghi anche il futuro granata Alessio Cerci, allora reduce da sei mesi deludenti all’Atletico Madrid.

Il capolavoro Venezia

Dopo il Milan, il tecnico restò fermo un anno. Fino a giugno 2016, quando arrivò la chiamata del Venezia. L’ex attaccante ripartì dalla Lega Pro, sposando la causa del club di Tacopina. Il 4-3-3 del trainer piacentino si rivelò una macchina dallo straordinario funzionamento, poiché il Venezia vinse il Girone B con 80 punti, piazzandosi davanti al Parma in cui militava anche Pasquale Mazzocchi, che Inzaghi ritroverà a Salerno.

I lagunari, la cui rosa includeva anche gli ex granata Soligo e Falzerano, agguantarono la promozione in Serie B, e nel mentre vinsero anche la Coppa Italia Lega Pro, giungendo invece secondi in Supercoppa. Arrivato in cadetteria, il tecnico confermò quanto di buono mostrato in terza serie: il Venezia chiuse la B 2017-18 al quinto posto con 67 punti, arrivando a -5 dalla promozione diretta.

Una volta ai playoff, i veneti superarono il Perugia al turno preliminare, per poi uscire in semifinale contro il Palermo. La cadetteria fu il teatro del primo significativo cambio di sistema, poiché Inzaghi adottò con grande continuità il 3-5-2, tornando solo in qualche raro caso alla difesa a 4.

In quella stagione arrivarono anche i primi incontri da allenatore contro la Salernitana, alla quale Superpippo da calciatore rifilò una tripletta con la maglia della Juventus nel 1998: il campionato si aprì al Penzo con uno 0-0 (Bollini sulla panchina granata), mentre il match di ritorno fu vinto 3-2 dalla compagine di Colantuono con i gol di Ricci, Zito e Palombi, seguiti dalla doppietta di Bentivoglio.

Bologna: il primo esonero a stagione in corso

A fine stagione Inzaghi annunciò le dimissioni, e pochi giorni dopo firmò con il Bologna, sostituendo Roberto Donadoni. Il ritorno in Serie A non fu dei migliori, poiché il tecnico dei felsinei chiuse il girone d’andata al terzultimo posto con 13 punti.

Dopo l’eliminazione in Coppa Italia con la Juventus, arrivarono il pari con la Spal e lo 0-4 con il Frosinone, risultato che costò ad Inzaghi l’esonero. A Bologna il tecnico continuò ad utilizzare il 3-5-2, salvo poi passare al 4-3-3 solo nelle ultime due gare. Il cambio di sistema, però, fu comunque infruttuoso.

Benevento tra promozione record e retrocessione amara

Terminata l’esperienza al Bologna – che scelse Sinisa Mihajlovic agguantando poi la salvezza – Inzaghi trovò una nuova panchina nell’estate 2019, accasandosi al Benevento. Il tecnico scese ancora di categoria, ma ne valse la pena: i sanniti dominarono in lungo e in largo il campionato, segnando il record di 86 punti.

Nella stagione interrotta da marzo a giugno per il Covid-19, il piacentino ritrovò anche la Salernitana, ottenendo 4 punti nei due scontri diretti con i granata di Ventura: i sanniti passarono 2-0 all’Arechi con Viola e Sau, e quest’ultimo fu decisivo anche al Vigorito, firmando l’1-1 dopo l’iniziale vantaggio di Djuric.

Tornato in Serie A, Inzaghi cominciò bene il suo campionato: i giallorossi, al secondo anno in massima serie nella loro storia, chiusero il girone d’andata con un ottimo undicesimo posto, vantando 8 punti di vantaggio sul Torino terzultimo.

Il girone di ritorno fu però clamorosamente negativo, e il Benevento ottenne solo 11 punti, la metà rispetto ai 22 della prima parte di campionato. La Strega retrocesse con 33 punti all’attivo, arrendendosi al Cagliari (che sarà il primo avversario della Salernitana di Inzaghi dopo la sosta) e al Toro di Davide Nicola.

Sul piano tattico, la trionfale annata cadetta fu all’insegna del 4-3-3 e del 4-3-2-1, con qualche digressione sul 4-4-2. Tre attaccanti e difesa a quattro furono le prerogative anche in Serie A, al netto di qualche gara giocata con il 3-5-2.

L’esonero al Brescia

Lasciato il Benevento, Inzaghi tornò in B con il Brescia, firmando nell’estate 2021. Nonostante un campionato di vertice e le tante apparizioni in vetta, i rapporti con Cellino si deteriorarono a febbraio 2022. Inzaghi fu virtualmente esonerato e rimpiazzato con Diego Lopez, poi il ripensamento di quest’ultimo e il chiarimento del piacentino con il presidente comportarono la permanenza.

Soluzione che durò comunque un amen, poiché Superpippo fu esonerato a marzo, dopo una leggera flessione rappresentata da 3 punti in 4 gare. Il 4-3-3 (unitamente al 4-3-2-1) restò l’assetto di riferimento anche in biancazzurro, ma in qualche occasione Inzaghi schierò i suoi con 3-5-2 o 3-4-3, utilizzando talvolta anche il trequartista dietro due punte.

Il secondo esonero della carriera fu ben diverso da quello arrivato a Bologna, poiché anche l’esperienza bresciana dimostrò l’assoluto valore di Inzaghi in Serie B: quando fu rimosso dall’incarico, infatti, il tecnico era quinto a soli 4 punti dalla promozione diretta.

Reggina: nonostante tutto

L’ultima esperienza è quella dello scorso anno alla Reggina. L’annata, avviata con il cambio di proprietà (da Luca Gallo a Felice Saladini) e proseguita con tante vicissitudini societarie, resta comunque positiva. Gli amaranto partirono alla grande, salvo poi calare alla distanza, ma raggiunsero comunque il settimo posto, nonostante 5 punti di penalizzazione.

Il sogno Serie A svanì al primo turno dei play-off, perso 1-0 con la rivelazione Sudtirol. Anche in Calabria il tecnico si divise tra il 4-3-3, adottato fino a marzo, e il 3-5-2, utilizzato per la restante fase della stagione.

In estate Inzaghi e il suo staff sono rimasti senza squadra, vista la ripartenza del club dalla Serie D con il nuovo nome La Fenice Amaranto. Ora, la grande sfida: risollevare una Salernitana smarrita, che in poche settimane ha perso allenatore e certezze trovati lo scorso anno. Ma, soprattutto, centrare quella salvezza in Serie A che è mancata sia a Bologna che a Benevento.

Manuel Palumbo

Facendo sport, guardando sport, raccontando sport, vivendo sport

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