La carriera del calciatore è costellata, generalmente, da una serie infinita di eventi. In tanti, in tantissimi sono stati – spesso – frenati dalla sfortuna. Da strane coincidenze a sfavore. Da brutti infortuni o disgrazie personali che ne hanno compromesso una definitiva consacrazione. Non mancano, al contempo, anche i cosiddetti colpi di fortuna. Una rete di particolare importanza, un assist fantasmagorico o una giocata da applausi che, se effettuati al momento giusto, possono spalancare porte fino a quel momento mai considerate.
Per Pasquale Mazzocchi, ad esempio, ormai, oltre due anni or sono, si erano finalmente spalancate le porte della massima serie. Dopo un’infinita gavetta nelle serie minori, “Pako” era finalmente riuscito a sfangarla con il suo Venezia. Lo spirito combattivo, unito all’invidiabile corsa e a buone doti tecniche, hanno ben presto attirato le attenzioni del Comandante Sabatini. Il primo in assoluto chiamato dall’ex dirigente romanista, affinché suonasse la carica per il raggiungimento di un obiettivo che appariva più che irrangiungibile.
Fin dal primo giorno, Pako l’ha letteralmente arata, quella fascia. La destra o la sinistra non ha mai fatto molta differenza. Sei mesi giocati da top player, senza timore di smentita, esterni difensivi dell’intera categoria. Giusto e sacrosanto riconoscimento per un ragazzo abituato a gettare il cuore oltre l’ostacolo in ogni situazione. L’apoteosi, poi, arriva con la chiamata di Roberto Mancini in Nazionale. Ma ecco che un evento, sulla carta felicissimo, si trasforma nella più nefasta delle disgrazie. Un infortunio al ginocchio, forse procurato per la troppa generosità, che ne ha compromesso una crescita che, fin a quel momento, sembrava esponenziale.
Da quel giorno, infatti, Pasquale Mazzocchi non è stato più lo stesso. Smalto, brillantezza, consapevolezza dei propri mezzi sono andati via via a farsi benedire, lasciando spazio all’incertezza, ai malesseri e ad una serie infinita di errori. Gli ultimi, e di una certa gravità, sciorinati durante la gara di Bergamo. Difficile riuscire a capire fino in fondo il perché di una tale involuzione. Impossibile darsi una spiegazione sul cosa n’è stato di quell’indemoniato e devastante terzino che, tra gli altri, si è concesso il lusso di intimidire e “mandare al bar” Cuadrado e Theo Hernandez. Altro che pizza e fichi, per intenderci.
Chi potrà restituire alla Salernitana il vero Pako? Ai posteri l’ardua sentenza.
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