Editoriale

Il tempo non è amico, ma i granata lanciano segnali confortanti

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Davvero crudele vedersi sbarrare in faccia, ormai all’ultimo respiro, la porta attraverso la quale scorgi finalmente una piccola fetta di paradiso.

Due punti sfumati sul più bello, contro una big del campionato, che avrebbero rappresentato un’incredibile iniezione di fiducia, autostima ed entusiasmo.

Un successo pronto a consegnarsi ad un’euforia che desiderava esplodere in tutta la sua essenza ed inebriare squadra e tifoseria.

La sponda aerea di Giroud, cinicamente raccolta e trasformata in gol dal diagonale di Jovic, avrà anche consegnato agli archivi il risultato più giusto, ma non ha cancellato il sapore aspro della beffa.

Più gare in una sola. Giocate dai granata con uno spirito combattivo e mai domo, ma anche contrassegnate da un mix di inesperienza, sfortuna e strategie rivedibili.

La tutela della vittoria infatti, seppur sottoposta alla pressione offensiva degli uomini di Pioli, procedeva all’interno di una fisiologica ma controllata sofferenza.

Il 4 4 1 1 che aveva costruito le basi della crescita graduale, dopo un inizio stentato nel prendere le misure agli avversari e successivamente dedito al sacrificio difensivo ed elastico nel ripartire con continuità, probabilmente avrebbe meritato un’evoluzione diversa.

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Ed invece ha lasciato spazio ad un 5 3 1 1 che ha impiegato poco ad essere ammansito dalla doti aeree di Giroud, dal ritrovato cinismo realizzativo di Jovic e dalle percussioni laterali di Leao.

L’ammonizione di Mazzocchi ha fatto squillare un legittimo campanello d’allarme nella testa di Inzaghi. La strada imboccata subito dopo, però, ha immediatamente destato più di una perplessità.

Non tanto nella scelta del sistema di gioco a cui affidare le battute conclusive della contesa. Ha fatto storcere la bocca soprattutto la scelta degli interpreti impegnati a realizzarlo.

Perché può starci di mettersi a cinque in difesa al cospetto del doppio centravanti milanista (Giroud e Jovic) e di due esterni d’attacco (Chukwueze e Leao).

Un po’ meno comprensibile è affidare ad uno stanco ma ancora acceso Candreva il compito di cursore a tutta fascia sulle piste della forte ala portoghese. E tanto convincenti, francamente, non sono sembrate neppure le rivisitazioni della decisione, con Martegani a fungere da intermedio laterale e, infine, il tardivo ritorno al 4 5 1.

Un tourbillon di mansioni ed uomini che ha tolto qualche certezza ad una squadra già impegnata a fronteggiare il furioso forcing finale dei quotati avversari.

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Si potrebbe obiettare che l’uscita per risentimento muscolare di Pirola abbia reso la coperta corta. Ma, oggettivamente, appare opinabile anche questa tesi.

Visto e considerato che, in panchina, erano presenti calciatori che avrebbero potuto garantire maggiore solidità alla revisione tattica operata strada facendo.

Perché se temi gli uno contro uno di Leao e le doti acrobatiche di Giroud, al punto da modificare lo spartito tattico iniziale, forse si può ‘pescare’ meglio tra i rincalzi.

Daniliuc, Lovato e lo stesso Sambia, infatti, sembrano più attrezzati per un lavoro di dinamico contenimento esterno e di presidio fisico e aereo dei sedici metri.

Con il senno di poi non è mai stata costruita la realtà. D’accordo, magari il match non sarebbe cambiato di una virgola, ma il dubbio su qualche scelta non centrata da parte di Inzaghi sembra più che fondato.

Però la Salernitana è piaciuta. Anche nella sua effervescenza costante ma non ancora accompagnata da quella dose di concretezza indispensabile per condurre in porto risultati importanti.

Come testimoniano le prestazioni vigorose di Tchaouna e Ikwuemesi. Due ragazzi che non tarderanno a familiarizzare con il calcio italiano. Tecnici, reattivi, esplosivi, fisici e dotati anche di temperamento e personalità. Ma ancora impegnati in un processo di crescita sul terreno delle letture che precedono il concepimento e l’esecuzione della giocata. Poco più che ventenni, non tarderanno ad acquisire la necessaria lucidità e a trasformarsi in ottimi investimenti per la società granata.

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Analogo discorso va fatto per il disciplinato e inesauribile podismo del ventenne Legowski. Il volume delle sue prestazioni è notevole, seppur non sempre sostenuto dalla qualità delle giocate, che pure è presente nel suo bagaglio calcistico. Anche in questo caso si tratta semplicemente di pazientare. A maggior ragione all’interno di una stagione assillata dalla necessità di ottenere risultati e ridurre i margini di errore.

Ancora una volta, ma questa non è più una novità, sono piaciute le iniziative in tandem realizzate da Candreva e Kastanos. Quando sono in giornata, il loro feeling umano e tecnico può solo fornire benefici significativi all’intero gruppo.

Incoraggianti anche i segnali lanciati da Mazzocchi e Coulibaly. Finalmente vigorosi, centrati e pronti a mettersi al servizio della squadra, al di là di possibili scenari futuri.

Atteggiamento responsabile e volitivo anche quello esibito da Dia. il forte attaccante senegalese ha lavorato tanto per i compagni. Fino al momento dell’infortunio che lo ha estromesso dalla gara e che, probabilmente, lo costringerà a disertare la delicatissima partita in casa del Verona.

L’aspetto che continua a destare preoccupazione è, invece, la tenuta difensiva della squadra. La sua difficoltà a gestire l’accresciuta intensità offensiva rivale, quasi sempre, si traduce in errori evitabili e in una sorta di fragilità strutturale a cui bisognerà porre rimedio in fretta.

Tra poche ore, intanto, Walter Sabatini sarà ripresentato alla stampa e alla tifoseria. Il ‘farmaco giusto’, per rendere meno urticanti i rimpianti di ieri e, soprattutto, per distribuire dosi massicce di determinazione e convinzione, in vista dell’immediato e complicato futuro che attende Fazio e compagni.

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Maurizio Iuliano

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