Editoriale

Da Campigliano a Brighton con la Salernitana nel cuore: Antonio e l’indelebile trasferta a Roma nel 2021

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Uno è il lungomare più esteso di tutto il Regno Unito, l’altro di tutto lo Stivale; uno è costellato di cabine coloratissime e chioschi di fish&chips, l’altro culmina con i gradoni della storica spiaggia di Santa Teresa, dove cuoppo fritto e peroni a tu per tu con le onde è un must. Brighton e Salerno insieme nel racconto emozionante di Antonio Sica.

Com’è nata la tua “fede calcistica”?
La mia fede per la Salernitana è nata allo stadio con mio padre, ricordo ancora la partita: Salernitana – Piacenza (strano no?) vista dalla curva nord inferiore, dove ora viene collocata la tifoseria ospite. Una passione esplosa con la cavalcata trionfale verso la serie A nel 97-98 e chiaramente nell’anno successivo in massima serie quando con i miei amici ci riunivamo al bar o in pizzeria a Campigliano, frazione dove sono cresciuto, per vederla.
Nel corso degli anni è stata una costante, ovunque andassi, prima in Spagna ed ora a Brighton dove vivo e lavoro, e da dove spesso parto per seguirla in giro per l’Italia.
Purtroppo dopo la Brexit, la presenza salernitana qui si è ridotta, dunque il giorno della partita io, la mia ragazza, la sorella ( di Salerno anche loro) e il compagno venezuelano ci riuniamo per vederla.

Come avete fatto a coinvolgere un ragazzo venezuelano nel tifo per i granata?
È stato facile coinvolgere anche lui, appassionato di calcio, vedendo la passione che ci anima. Poi l’arrivo di Ochoa, una leggenda da quelle parti, ha fatto il resto. Abbiamo anche una mascotte, la loro piccola figlia.

Avete mai pensato, come spesso accaduto in altre città, di lanciare un appello e magari scoprire altri tifosi con i quali fondare un club?
È una cosa a cui ho pensato spesso, ma il numero ancora esiguo mi ha fatto desistere. Ho avuto una chiacchierata con uno dei ragazzi di Londra Granata tempo fa e ci eravamo ripromessi di vederci, ma impegni e lontananza hanno fatto venir meno l’appuntamento.
Magari dopo questo outing qualcuno nelle vicinanze si farà vivo e insieme potremo creare il nostro.

Qual è il tuo stato d’animo nel vedere la Salernitana relegata al fondo della classifica?
Non è facile vederla lì in basso, soprattutto dopo un campionato come quello dell’anno scorso, ma con onestà dobbiamo dire che i sentori erano chiari a tutti già da inizio stagione.
L’arrivo di Sabatini, il vero fuoriclasse di questa squadra, ha ravvivato le speranze. Spero che i problemi di salute non lo limitino soprattutto nella vicinanza al gruppo. Stavolta è più difficile paradossalmente rispetto a due anni fa dove avevamo tutto da guadagnare, essendo spacciati. Ora siamo entrati in un loop negativo e forse non abbiamo più quella disponibilità economica per poter cambiare gli interpreti, ma bisogna continuare a crederci, fino all’ultimo pallone giocabile.

Se fossi stato a Salerno avresti continuato a tifare cantando e sostenendo la squadra allo stadio o avresti espresso qualche disappunto?
Essere distanti aumenta le sensazioni, positive o negative che siano, però se fossi a Salerno probabilmente entrambe le cose, mi spiego. Avrei cantato fino al 100′ e contestato se la maglia non fosse stata sudata, il che è si è verificato spesso durante questo campionato. Qualche volta mi è capitato di andare a vedere la squadra locale qui e dietro la loro curva campeggia uno striscione lungo quanto il settore: STAND OR FALL, letteralmente “combatti o arrenditi”. Vederlo mette i brividi, soprattutto per il messaggio che veicola. Vorrei che i giocatori granata giocassero con qualcosa di simile alle loro spalle, che trasmettesse loro cosa è la Salernitana per tutti noi che siamo sugli spalti, per poi gioire tutti insieme.

Qual è l’episodio che ricordi con più emozione dell’essere “tifoso fuori sede”?
A essere sinceri due. Ricordo come se fosse ieri, al gol di Tutino su rigore contro il Pordenone, le urla di gioia e la successiva visita dei Bobbies ( i poliziotti inglesi ) a casa chiedendo spiegazioni per il baccano, ricevetti una multa (mai così gradita!). Il secondo, invece, riguarda la trasferta a Roma contro la Lazio nel 2021 con partenza ovviamente da Brighton all’alba: più incassavamo gol e più cantavamo forte, esprimendo l’orgoglio dell’essere salernitani. C’era un’energia quella volta che difficilmente scorderò. È stata una delle volte che mi sono emozionato di più allo stadio.

Francesca Romanelli

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