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Ci hanno tolto tante cose in questi anni. Il pathos, prima di tutto.

Ad esclusione dei playout e di qualche sprazzo di colore, abbiamo trascorso la maggior parte del tempo a girarci i pollici.

Il tempo, appunto, restituisce a volte con gli interessi.

Questo finale di stagione è indimenticabile.

Non solo sul campo, si badi bene.

Ché la tensione di questo procrastinato match ha messo la sordina ad eventi altrettanto importanti.

L’abolizione della multiproprietà, innanzitutto. Con tre nodi residui da sciogliere, il più grosso ed immediato dei quali situato all’ombra dell’Arechi.

La condanna in secondo grado del presidente della Lazio, evento apparentemente indifferente alla causa, ma che ridisegna le gerarchie della calcistica stanza dei bottoni, e per rientrarci sarà bene presentarsi al redde rationem senza orpelli imbarazzanti.

E poi, naturalmente, il procrastinato match. Avvelenato da una serie di polemiche ed accadimenti la cui concentrazione può stupire solo chi non è abituato a seguire la Salernitana.

Dal rinvio per la situazione sanitaria del Pescara, che giustamente rientra in campo prima di tutte.

Agli improbabili spalloni 2.0, contrabbandieri in Svizzera di spensieratezza ed amore per il gioco delle carte, diciamo e crediamo così.

Fino all’immediata vigilia, con Galliani che scende a cena nel cuore della città, ricevendo insulti, invece della meritata indifferenza.

Ed attira sulla sua persona, abilmente, l’attenzione, alimentando una rivalità che è difficile definire “acerrima” tra compagni di partito politico.

Ultimo, buon ultimo, è venuto il campo.

Ed il dato crudo racconta di un avversario autoprivatosi di otto calciatori, che mette Balotelli in panchina e viene ad espugnare l’Arechi.

Si direbbe una pietra tombale sulle ambizioni dei padroni di casa. Pietra tombale spostata da mani ignote a certificare la resurrezione del più discusso calciatore della sua generazione, apparso in questo torneo in due sole occasioni finora, e sempre al cospetto della casacca granata.

Rientrano, in questo film niente affatto dozzinale, le scene di un rigore solare negato, la papera di un portiere che per costanza di rendimento è stato il migliore dei suoi in questa stagione.

Ma il finale è simile a quello di una fiction di successo: le sequenze finali lasciano intendere che ci sarà un seguito.

Dissolvenza spazio-temporale. Lecce. I padroni di casa la perdono, e mi piace ricordare che la rete decisiva è opera dell’ex attaccante della Cavese Marco Rosafio, uno che la butta dentro raramente.

Il doppio “2”, paradosso, è meglio, molto meglio del doppio “1”.
Martedì, quindi praticamente subito, al “Brianteo” sarà scontro diretto per la diretta, intesa come promozione.

Che è volata a 3, con la Salernitana che corre schiumando rabbia a Lignano Sabbiadoro.

Duro e feriale pomeriggio di lavoro in luogo di gite e villeggiatura.

E con questo paradosso mi fermo, ce n’è abbastanza.

Giovanni Perna

Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.

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