Editoriale

Il Bronzo di Riace e Pako da Nazionale e quell’ultima Var

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“Si è tolto la maglietta dopo la partita. Se dovesse sparire uno dei Bronzi di Riace, possono chiamare lui”. La frase captata sul treno, mentre si ritorna da Torino, è di uno dei tanti tifosi che viaggiano per lo Stivale per seguire la Salernitana, e fa riferimento a Flavius Daniliuc.

Una montagna di centimetri e muscoli, ma dai piedi di velluto. Al suo debutto da titolare al centro della difesa granata, il ragazzo austriaco ha tenuto a bada Vlahovic e si è concesso un paio di disimpegni da far spellare le mani agli intenditori ed anche i supporters granata hanno ovviamente apprezzato.

“E questo chi è?”. Se lo sono domandati a Bologna, se lo sono chiesti, sorpresi ed anche un po’ infastiditi, a Torino.

Sulle larghe poltrone dello Stadium in tanti hanno cominciato a stare un po’ meno comodi ogni qual volta Pako Mazzocchi faceva girare la testa a Cuadrado.

Daniliuc è stata l’intuizione più lungimirante del mercato estivo della Salernitana, firmato da Morgan De Sanctis e dai suoi collaboratori. Mazzocchi è stato il primo acquisto “da battaglia “ dell’era Iervolino, griffato dall’esperto Walter Sabatini.

Con il giovane ex Nizza e con il terzino ex Venezia dalla propria parte si ha la concreta percezione che nessun avversario ti possa fare paura. A Torino, infatti, la Salernitana non ha avuto paura della Juve, ma ha pregiudicato la possibilità di tornare a casa con i tre punti quando la voglia di strafare ed una comprensibile stanchezza hanno fatto capolino.

Troppo importante avere da Lassana Coulibaly un rendimento elevato per più dell’ora di gioco, sua attuale soglia della fatica. Troppo importante avere da Candreva e Mazzocchi spinta e qualità anche nella ripresa. Non si può avere tutto dalla vita ed è qui che i cambi entrano in gioco. Nicola ha fatto quello che poteva, ma da calciatori che hanno vissuto da dentro l’impresa salvezza come Kastanos e Bonazzoli è lecito attendersi una capacità di interpretare la partita con il giusto atteggiamento agonistico fin dal primo contrasto.

Vilhena, a sua volta, dovrà imparare presto che non sia il caso di infiorettare ogni giocata, specie se si tratta di ripulire l’area di rigore di proprietà di Sepe.

Eppure, questa Salernitana che ha giocato codi bene da far piovere giù fischi dalle tribune amiche verso i padroni di casa, ha ancora davanti a sé enormi margini di crescita. Ce li ha nell’atteggiamento dei singoli, nella crescita fisica di chi è ancora a corto di minuti, ce li ha soprattutto nella misura in cui Nicola aspetti ancora dei rientri eccellenti. Radovanovic e Lovato in difesa, Bohinen in cabina di regia. Senza dimenticare Ribery, prezioso uomo spogliatoio ed ancora desideroso di esprimere sul campo la sua fanciullesca passione per il pallone.

Senza per questo voler fissare obiettivi più ambiziosi di quelli che delimitano l’orizzonte attuale, oltre il quale già si scorgono cose molto interessanti, la Salernitana deve soprattutto compiere un altro passo avanti sotto l’aspetto della capacità di chiudere le partite, mischiando gestione ed istinto del killer.

E venerdì sera, all’ Arechi, ci sarà la sfida più difficile dopo una notte di magia e follia come quella che ci siamo appena lasciati alle spalle allo Stadium.

Servirà una notte da Arechi per afferrare con rabbia e furore i tre punti. Daniliuc, neo bronzo di Riace, e l’ex carneade Mazzocchi, ormai in odore di Nazionale, dovranno tornare subito in trincea perché venerdì col Lecce sarà una battaglia in cui conterà solo il risultato. Gli applausi per la prestazione saranno una medaglia in più.

P.s.: Anche il viaggio di ritorno come la partita ha avuto un finale con il suo piccolo giallo. Pare, però, che non c’entrasse la Var.

Redazione

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