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Brividi e prime concretezze dopo undici giornate, perché la sensazione è che tutto ciò non sia casuale.

Il Napoli vola e sblocca il risultato grazie ad un gran gol, una rete sensazionale che racchiude la voglia di una vera squadra.

Osimhen polverizza e fa cantare i suoi tifosi, in trasferta all’Olimpico per festeggiare il meritato primo posto.

Osimhen segna il gol vittoria contro la Roma all’Olimpico (Tuttomercatoweb.com)

Atalanta alle corde come su un ring in un incontro di boxe, dove i “pugili” di Sarri attaccano senza tregua.

Zaccagni e Felipe Anderson trasformano in certezza l’identità acquisita, nonostante l’assenza del loro Re.

Tanto tempo prima di un poker, con qualche problema nonostante il pesante passivo.

Una Juventus in fase di costruzione e leggermente unita, capace di stravincere per 4 a 0 sugli empolesi.

L’Arechi è un lungo applauso prima del fischio d’inizio, perché un grazie non sarà mai abbastanza per alcuni campioni.

Nonostante tutto, un vero privilegio aver letto e cantato il nome di una leggenda, tra le lacrime di un addio in una piazza assai calda.

Franck Ribery e la sua generazione, giunto a Salerno con rispetto, salutando il calcio giocato per sempre.

Uno, due, tre, addirittura poker a tinte rossonere, contro un Monza incapace di difendersi.

Squilli ripetuti e decisi, due volte con Diaz, uno con Leao e il primo di Divock Origi in rossonero.

Pazza come le parole del suo inno, la squadra di Inzaghi padrona del campo nonostante le polemiche.

Barella e Lautaro impongono le proprie leggi, raggiunti dalla reazione viola targata Cabral e Ikoné.

Dagli undici metri l’urlo del proprio bomber nerazzurro, e quando sembra esser chiusa, allora accade l’inverosimile.

Jovic al novantesimo ruba la voce al pubblico viola, zittito definitivamente dal gol partita di Mkhitaryan all’ultimo secondo di recupero.

Ritrova il sorriso il Bologna di Motta, con Arnautovic e Ferguson che stendono il Lecce.

Tosti, decisi e compatti, i granata di Juric usciti vincenti dalla Dacia Arena, grazie ad Aina e alla prima gioia chiamata Pietro Pellegri.

Di lunedì c’è chi respira e chi non riesce a farlo, con una gioia di misura color Doria ed una neroverde su un Verona totalmente smarrito.

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