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L’aquila e il marinaio

la "prima" dell'uomo di Viseu all'Arechi

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Laquila e il marinaio
Laquila e il marinaio
Tempo di lettura: 3 minuti

Non si voleva, ma si temeva. Tra le vittime della “fatal Verona” annoveriamo adesso anche Davide Nicola. Le porte sono diventate girevoli e giunge al capolinea definitivo un’avventura, quella del tecnico di Luserna San Giovanni, caratterizzata da un progressivo svilimento della fiamma che aveva caratterizzato gli incredibili giorni del maggio scorso. Spentasi la fiamma, sono emersi i risultati deficitari, lo scollamento palpabile di un gruppo, l’insufficiente attitudine a cercare nuove soluzioni di gioco. Tra i tifosi, sui social, molti hanno invocato la primogenitura dei rilievi tecnici. Quel che è certo è l’errore di valutazione commesso nel concedere una seconda chance dopo la disfatta di Bergamo. Un tecnico delegittimato al cospetto dei suoi calciatori ha reso preoccupante una classifica che, all’indomani del mortificante 8-2 inflitto dagli orobici, presentava pur sempre un margine rassicurante di nove punti sulla retrocessione. Più che dimezzato il margine, il cambio era inevitabile.

Cittadino del mondo

Il calcio non si guarda alle spalle. Il presente ha un nome lungo: Paulo Manuel Carvalho de Sousa. Sarà lui l’allenatore chiamato a tirare fuori dalla secca la barca granata. L’immagine marinara non è affatto casuale, ché sulla bandiera portoghese, secondo la piú poetica delle interpretazioni, si trovano il rosso dell’alba e del tramonto sulle navi portoghesi e il verde del mare profondo. Poesia a parte, la scelta dell’uomo di Viseu appare come la sintesi di due esigenze. Non il sergente di ferro, l’allenatore pronto uso alla Iachini per intenderci, non il giovane leone da lanciare nell’arena. Nei desiderata societari Sousa deve rappresentare l’allenatore di “progetto” capace però di reindirizzare un gruppo di calciatori incerto – per usare un eufemismo – sulla direzione da seguire.

Metodista – e che metodista – sul campo, Paulo Sousa porta con sè anche promessa di bel gioco. La sua Fiorentina è ancora negli occhi di tutti, anche se lontana più di cinque anni. E nulla vieta di sperare in qualcosa di simile, con debite proporzioni. Appaiono comiche, pertanto, le alzate di sopracciglio di alcuni osservatori.

Parliamo del palmarès migliore della storia granata, un allenatore formato che, tra campo e panca, ha conosciuto quattordici nazioni e tre continenti. Con credenziali sufficienti, quindi – e non è questione di dizionario – per cucire le due anime di questa squadra, quella dei calciatori di respiro internazionale e quella di chi in Italia si è formato.

Tredici mesi, una vita

Il campo dirà, la sorte dirà. Tra poche ore le prime, giocoforza parziali, risposte. E l’orizzonte presente mostra l’aquila laziale. Non una partita, non un avversario qualsiasi. Diciamo la verità: concentrati sulla piega degli eventi l’avevamo quasi dimenticato. Eppure il recentissimo passato parla dell’impresa dell’Olimpico, dell’esodo negato alla tifoseria granata. E sul passato appena meno prossimo non mancano motivi di stimolo o interesse. Il match del gennaio 2022 fu ponte troppo precario, con Danilo Iervolino che non aveva ancora formalizzato dal notaio, con le troppe restrizioni legate alla pandemia, per fare realmente testo. A titolo di citazione storica, la Salernitana si schierò con Belec tra i pali, linea difensiva composta da Delli Carri, Motoc e Veseli, a centrocampo Kechrida, Schiavone, Di Tacchio, Obi e Ranieri, in attacco Bonazzoli e Gondo. Tredici mesi fa, una vita fa. E pertanto la prossima partita rappresenterà il “vero” ritorno degli ex Lotito e Fabiani all’Arechi.

Pump Up the Volume

Nulla sappiamo sull’eventuale presenza degli ex suddetti, c’è certezza invece di un’affluenza non straripante. Esercizio inutile e stupido, a mio parere, incitare alla presenza con la pretesa di incidere sulle tasche e sulla voglia degli sportivi.

L’auspicata permanenza in pianta stabile della Salernitana in serie A determinerà, sta determinando, una sorta di “abitudine” e scelta selettiva delle presenze.

Nulla di male, nulla di strano. Magari però sarà il caso di smetterla – e parlo di tutte le componenti – con analisi sociologiche e populiste sugli orari, i prezzi e tutti i deterrenti alla presenza sugli spalti.

Come avviene da tempo, in piazze metropolitane e provinciali, bisogna che la proprietà immagini forme promozionali per riempire gli spalti, se davvero lo desidera.

Come sia, quale sia il numero degli spettatori, auspico che la presenza sia entusiasta ed appassionata come il momento richiede.

Da troppo tempo il volume dai gradoni è desolatamente basso.

Forza Salernitana!

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Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.