«E tu, cheffai?» Pronunciato come scritto, il tono strascinato ed indolente che bene si adatta alla calura imperante.
Retorica nella conversazione spiccia, la domanda merita forse una risposta articolata, se si parla di Salernitana, se si parla di una stagione cadetta che inizierà tra poche ore.
Ci si allinea ai nastri di partenza dopo le —preannunciate— dimissioni di Iervolino giunte nella giornata di ieri. L’architetto Roberto Busso, amministratore delegato di Gabetti Property Solutions è il nuovo presidente.
Quale sia il significato di questa operazione sarà il tempo a dirlo. Mero packaging, guardianìa 2.0, o sostanziale capacità di incidere sulle strategie societarie? Si capirà più avanti, si capirà meglio dal discorso di insediamento del dr. Busso che, si spera, userà toni diversi da quelli utilizzati con i tifosi dell’Angri in un video diventato virale in queste ore. Comprenderà bene, il dr. Busso, che di aria frizzantina, timori reverenziali e slogan c’è poca, pochissima voglia per le vittime del “sinallagma”.
Col cartello “vendesi” ben visibile, demotivati dirigenti a ricaricare pile, io credo pure sia impossibile, e ridicolo, chiedere alla gente che ama di resettare a comando una delusione che va ben oltre il mero risultato sportivo.
La retrocessione dell’anno scorso è stata devastante perché sottesa da sciatteria. Danilo Iervolino ha investito molto nella squadra, questo è innegabile. Anche se i risultati non sono stati quelli sperati, possiamo riconoscere lo sforzo economico. Tuttavia, è comprensibile che molti tifosi si aspettassero di più, considerando le risorse impiegate.
È innegabile che, nell’operazione di tamponamento dell’emorragia economica tuttora in atto, sia stato sostanziale il supporto economico derivante dalle cessioni di Tchaouna e Dia alla Lazio. Fatti oggettivi che determinano fastidiose sensazioni. Non sono sindacabili, queste ultime, ancorché difficili da sradicare. Ma nessuno, immagino, può elevarle a più di quel che sono: sensazioni.
E a proposito di sgradevolezze, la lettera aperta ha suscitato reazioni contrastanti. Sebbene l’intento fosse probabilmente quello di unire, ha finito per creare divisioni. Non esistono, infatti, tifosi “buoni” e “cattivi”. C’è chi si traveste da tifoso per interessi personali, ma in merito la geografia è ben delineata, parliamo di altro. Il “divide ed impera” è stato regola dei management precedenti. E non funziona più.
«E tu, cheffai?», rieccola la questione. Ah, io posso parlare per me. Io farò quel che mi sembra giusto fare: sostenere la squadra mia. Ieri il mister avversario lo ha scritto bello chiaro: «Il nostro atteggiamento farà la differenza. Se affronti una squadra con qualche problemino, ma gli fa prendere entusiasmo, diventa dura.»
Ha ragione da vendere, ed è regalo da non fare. Perché QUI ED ORA, e mi piace citare il maestro Julio Velasco, a Passione ed Appartenenza tocca aggiungere l’abusato termine Resilienza.
Vengano o no tempi migliori dietro le scrivanie, comincia una stagione che ci vedrà, qui ed ora, impegnati a difendere la categoria. Comincia una stagione intrisa di sofferto romanticismo che solo chi ama visceralmente questi colori può comprendere pienamente.
Ciascuno col suo modo. Il mio sarà quello di sempre, guardare il campo e soffrire.
Qui ed ora, se mi chiedi «E tu, cheffai?», io posso solo rispondere: «Vado a vedere la Salernitana»