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TRE PUNTI E … A TAVOLA!!! “In campo” I CAPPELLETTI, con i consigli di RAFFAELLA.

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Tutto fa brodo… o quasi.
Cappelletti tipici Emiliani

Buongiorno e buona domenica cari lettori.

L’irrefrenabilità del tempo è decisamente incessante e, da qualche settimana a questa parte, viene scandito anche da quest’appuntamento settimanale con “il suggerimento” culinario domenicale.

La calendarizzazione di eventi ed impegni vari, tende a farci rendere conto maggiormente di quanto lo scorrere delle ore ed il trascorrere delle settimane, a volte, sia fin troppo veloce, tanto da giungere in un non nulla al giorno in cui, solo una settimana prima si stava pensando e progettando tutt’altro. Ecco perché, diversificare la propria quotidianità, contribuisce a rendere la vita vissuta più densa, ricca e variegata.

Mentre, la staticità, la monotonia, la routine, spesso, ci inducono a farci riassumere il nostro tempo, con le solite “frasi tipo”, con parole scarne e prive di entusiasmo.

È, perciò, indispensabile alimentare, non solo se stessi con l’immancabile fabbisogno giornaliero ma, anche, la volontà di vivere a pieno il tempo che si ha a disposizione, dando il massimo ogni giorno, o quasi, per chiudere gli occhi, prima di concedersi alle braccia di Morfeo, con soddisfazione e appagamento.

Giungere alla domenica è pronunciare la ricorrente frase:” Wa, già è frnut a settiman”! lo si fa e lo si afferma, augurandosi sempre che nei giorni che hanno preceduto quello presente, si sia fatto il possibile per dare vita ai giorni piuttosto che giorni alla vita.

Dopo questa parentesi “filosofica”, sempre attuale e dedicata ad ognuno di noi, vi svelerò il piatto del giorno, il pretesto che mi ha indotta, questa mattina, a pensare che “già si sia conclusa un’altra settimana” e che dalla ricetta passata sono volati, in un batter d’occhio, già sette giorni.

In merito alla gara di campionato cadetto che si sarebbe dovuta disputare ieri allo Stadio Arechi, tra SALERNITANA e REGGIANA, daremo credito e spazio ad uno squisitissimo piatto tipico Emiliano, ovvero, “ I CAPPELLETTI”.

Tra le ricette icona del territorio Romagnolo ci sono, senza dubbio ,I CAPPELLETTI o CAPLÈT, come si chiamano nel dialetto locale, ovvero, una tipica pasta home made.

La storia di questo piatto, affonda le sue radici nel mondo rurale dell’epoca medievale. Il nome deriva dal cappello che indossavano i contadini, accessorio onnipresente ed indispensabile, per proteggersi il capo dai raggi solari troppo intensi durante il duro lavoro nei campi.

La realizzazione di quest’ottima pasta fatta in casa, era da attribuire all’angelo del focolaio, alla donna Emiliana che era conosciuta con il nome di “Azdora”, simbolo di instancabile operosità, letteralmente significa: massaia, reggitrice.

La preparazione avveniva generalmente alla sera, successivamente alla fase iniziale, giunta alla quasi completezza della preparazione, la donna di casa chiamava a raccolta tutta la famiglia, coinvolgendola nella chiusura ” uno ad uno” dei cappelletti.

L’antica ricetta, fatta come una volta, prevede la preparazione della classica pasta con la farina, uova e un pochino d’acqua.

Inoltre vi è una differenziazione tra i CAPPELLETTI Emiliani ed i CAPPELLETTI Romagnoli, ovvero, i primi si distinguono dai secondi perché prevedono al proprio interno un ripieno composto da formaggio tenero, grana e un pizzico di noce moscata, mentre gli altri, sono tipicamente farciti con carne, più vicini ai cugini TORTELLINI.

Elenchiamo gli ingredienti per la preparazione dei CAPPELLETTI tipici EMILIANI:

Per la sfoglia:

500 gr. di farina
4 uova
aggiungere quanto basta acqua o brodo caldi, per ammorbidire l’impasto e non renderlo granuloso.

Per il ripieno:

200 g di formaggio morbido (raviggiolo/squacquerone/stracchino)
200 g di ricotta
150 g di parmigiano grattugiato
un pizzico di noce moscata
un pizzico di sale
un pizzico di pepe
una grattatina di scorza di limone (qualora piacesse)

Preparazione

In primis preparate il ripieno. In una ciotola mescolate bene la ricotta fresca ed il formaggio morbido, aggiungere un pizzico di noce moscata, un po’ di sale ed una spolverata di pepe.

Preparate poi la sfoglia e tagliatela ancora umida in tanti quadrati, di circa 4 cm per lato.
Mettere al centro un cucchiaino di ripieno, ripiegare il quadrato a metà fino ad ottenere una mezzaluna, facendone combaciare le punte. Successivamente, queste ultime si schiacciano con un dosato movimento a cerchio, dando forma al cappelletto (senza buco in mezzo).

Alla fine, la ricetta più classica e tradizionale, prevede di tuffare i cappelletti appena fatti in una pentola fumante di brodo di carne o di solo cappone.

Confidando di avervi ispirato ed “allietato” con questa lettura, vi saluto augurandovi nuovamente una piacevole Domenica.

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Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!