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Parliamo di tamponi

La questione tamponi – che la Gazzetta dello Sport chiama “scandalo” – mi riguarda come tifoso della Salernitana.

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Fabbrica di negativi
Fabbrica di negativi
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«Quando ho chiesto per la Salernitana mi hanno detto che c’era il centro di Taccone, uno dei pochi convenzionati con la Regione Campania. E abbiamo scelto lui anche per la Lazio»

Claudio Lotito – intervista a “Repubblica” del 7 Novembre 2020

«Perché Lotito ha scelto il nostro laboratorio? È molto semplice, abbiamo iniziato a collaborare con loro per analizzare i tamponi della Salernitana. E vista la stima, il direttore granata Fabiani ha suggerito a Lotito di affidarsi al nostro laboratorio

Walter Taccone – intervista a “Radio Punto Nuovo” del 9 Novembre 2020

Tocca iniziare con questi virgolettati.

Prima che i “dissuasori” – sarebbero quei dispositivi che stanno sul punto più basso della strada, messi apposta per rallentare – sentenzino, delimitino il perimetro di quel che si può dire e quello di cui non conviene parlare.

Non è questo il caso, inutile perdere tempo ché la questione tamponi – che la Gazzetta dello Sport chiama “scandalo” – mi riguarda come tifoso della Salernitana.

In verità, al quarto livello di percezione. Prima, molto prima, mi interessa come cittadino, come medico, come amante del Calcio.

Un passo alla volta. Sempre dalla Gazzetta, dal primo giornale sportivo nazionale, la cronologia ad oggi:

  • 26 ottobre
    La Lazio fa i tamponi Uefa prima di Bruges.
  • 27 ottobre
    Immobile fermato: è positivo.
  • 30 ottobre
    Immobile negativo al tampone molecolare di Diagnostica Futura di Avellino.
  • 31 ottobre
    Pure il secondo tampone dà esito negativo.
  • 1 novembre
    Immobile gioca in Torino-Lazio.
  • 3 novembre
    Immobile positivo ai tamponi Uefa e leggermente positivo per il laboratorio di Avellino. Salta lo Zenit.
  • 6 novembre
    Immobile, Leiva e Strakosha negativi ad Avellino, ma positivi al test del Campus Biomedico di Roma
  • 7 novembre
    Per i tre laziali niente Juve

È andata, finora, così. Attenzione mediatica, e riflettori puntati sul presidente della Lazio, sul suo medico sociale, e sul responsabile scientifico di Diagnostica Futura. Chi dichiara, chi ha dichiarato.

Conviene ricordare:

«Ma che vuol dire positivo?», scandisce lentamente Lotito, serissimo, per nulla agitato. «Positivo vuol dire contagioso, no? Anche nella vagina delle donne, di tutte le donne del mondo, ci sono i batteri. Ma mica tutti sono patogeni, solo alcuni in alcuni casi diventano patogeni e degenerano»

«Anche Tare è positivo. Ma oggi nessuno ti dice se uno infetta oppure no. C’è un’aleatorietà dell’interpretazione dei risultati. Per me la valutazione la deve fare il medico, io non lo so se Immobile si sia allenato martedì perché non ero a Formello, ma il medico lo ha valutato, gli ha rifatto l’idoneità sportiva, la capacità polmonare a riposo e sotto sforzo e stava meglio di prima»

Claudio Lotito – intervista a Matteo Pinci di “Repubblica”

Tralascerei l’eleganza dei batteri presenti nelle donne, annoto come Lotito preservi la privacy dei suoi dipendenti. Sull’interpretazione dei risultati decideranno gli organi preposti. Successivamente il patron laziale e co-patron granata dichiara:

«Quando ho fatto medicina io virologia era un esame complementare del secondo anno, giusto 200 pagine. Mo’ non lo so quant’è, quante pagine. Ma pare che contino solo i virologi».

Lotito, quindi, ha “fatto” medicina. Lo si sapeva, dai tempi del playout 2019 a Venezia quando in sala stampa, sotto l’obiettivo di numerose telecamere dichiarò, a proposito di Micai:

«L’avevano sostituito. Sono entrato nello spogliatoio. E siccome penso di capire qualcosa di medicina, visto che ho fatto medicina pure, ho detto: Ci hai giramenti di testa? Misuragli la pressione, dagli acqua e zucchero ma tu non esci. Entri in campo pure con le stampelle e ci fai vincere».

Scendendo sul periglioso territorio delle citazioni latine – si rischia di giocare fuori casa – mi chiedo se, all’uopo, valga più la locuzione “Ne bis in idem” oppure “Repetita iuvant”.

Se sia più giusto quindi ripetere un insulto o consentire, attraverso la ripetizione non rilevata, che l’insulto si trasformi in verità acquisita.

Tanto nel nome di quanti hanno non “fatto” medicina ma conseguito una laurea in Medicina e Chirurgia, magari specializzandosi.
Tra questi, da qualche parte, pure qualche membro dell’Ordine dei Medici che dovrebbe sentire il dovere di dire due parole.

Perché, secondo me, non può passare tutto.

Se passa tutto, va a finire che, con tono infastidito, il pedagogo Claudio Lotito disserti sull’interpretazione dei risultati, il biologo Walter Taccone sminuisca la validità dell’antigene N  – da lui stesso testato – e tracci una linea.

Difforme però da quella tracciata dalla WHO – avviso: non è l’acronimo di una bocciofila – che la pensa diversamente.
Difforme pure da quella tracciata dalla F.I.G.C. – ente credo noto ad entrambi ­– che nel suo protocollo per squadre professionistiche scrive:

Naturalmente, laddove il Test antigenico rapido dia esito positivo conclamato, l’atleta dovrà essere considerato un “contagio”, andrà posto in isolamento/quarantena e non potrà essere schierato in campo. Tale provvedimento dovrà essere adottato anche nel caso di un Test antigenico debolmente positivo, a meno di una conferma di “negatività” ottenuta con Test molecolare classico PCR, ottenuta almeno 4 ore prima dall’inizio della partita.

A questo punto sono pronto per i livelli di percezione.

La questione – scandalo ­secondo la “Rosa” – tamponi mi riguarda come cittadino, per sapere se tra me e Ciro Immobile sussiste qualche differenza.

Come medico, per sapere se l’esercizio della professione, le indicazioni da fornire ai pazienti devono essere guidate dal pedagogo Lotito e dal biologo Taccone da una parte, oppure dalla WHO e dalla F.I.G.C. dall’altra.

Come amante del Calcio, sinteticamente, per sapere a che gioco stiamo giocando.

E infine, come tifoso della Salernitana.

Dal cui interno trapela la cifra spesa per i tamponi ad oggi: centomila euro.

Numero che, immagino, debba destare sensazione.

Bisogna vedere in relazione a cosa. Metà del dovere, secondo me, in relazione alla salvaguardia di dipendenti che, credo, consentano col loro lavoro di sviluppare un determinato fatturato.
Se penso che parliamo di un sedicesimo dello stipendio pagato ad Alessandro Rosina, direi ancora meno.

Il direttore della Gazzetta, Stefano Barigelli, ha scritto:

“In ogni caso fosse capitato in passato che per Lotito le leggi siano state interpretate, penso che stavolta andrà diversamente. Deve andare diversamente. Siamo in un momento serio e abbiamo bisogno di persone serie che prendano decisioni serie.”

Spero abbia modo e voglia di chiarire, presto, in ambito nazionale il senso di questa affermazione – non esattamente ermetica in verità –.

Ma prima parliamo di tamponi. Mi interessa.

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Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.