Io non riesco a rendermi conto che esiste sulla faccia della terra un uomo capace di trattare così il pallone.
In fotografia si chiama rumore digitale.
È una patina che si crea e che rende le immagini poco godibili. Ecco ci sono software che quella patina la tolgono.
Fai click e da una foto puntinata hai un ricordo vivido.
Stessa operazione è stata fatta con alcune cose. Ma non centra lightroom. Riguarda alcune cose che davamo per scontate perché erano li e che spesso ci siamo dimenticati. Rincorriamo con il pensiero a quello che fa Tutino o Lautaro o quel giocatore che si è menato con l’allenatore.
Perché capita di dimenticarci di cosa era Edson Arantes do Nascimiento meglio noto Pelè. Ecco ci voleva Buffa per togliercela quella patina. Un po’ come stanno facendo a Netflix con Quarto potere commissionandolo a David Fyncher. Togliamo la patina del tempo e ci meravigliamo di tanta bellezza.
(ndr. Quando il secondo capoverso è stato detto da Buffa lo scrivente voleva lanciare la tastiera fuori dalla finestra. Perché capisci che hai a che fare con un genio).
Ecco. Anche stavolta Buffa arriva e scompiglia tutto. Perché intanto racconta la storia di un personaggio che non è semplice da raccontare.
Per questioni tecniche (non si hanno immagini di circa il 30% delle partite di Pelè) e perché questa storia è nata e cresciuta in tempi di chiusura. E qui Buffa spariglia tutto. Non racconta dai luoghi che ne hanno fatto un mito ma racconta nello spazio chiuso di un teatro.
Che poi è la sua dimensione.
Il racconto di un uomo scisso in due: Pelè quello che per circa 40 anni non ha dovuto esibire il passaporto tanto lo riconoscevano anche i metal detector e Edson Arantes.
Ed è lì la sua salvezza, Proprio quella di non essere se stesso sempre. In pubblico sorridente come un papa nero in privato un’altra persona.
C’è una frase che viene citata e che mi ha colpito. Quella di un signore che purtroppo ci ha lasciato troppo presto. Uno che indossava la maglia numero 10.
Messi e Ronaldo hanno fatto cose grandissime: Ma NOI (intendendo lui e Pelè) l’abbiamo fatto prima. Ecco li Buffa racconta Pelè come ponte di congiunzione tra quelle foto con la patina del tempo e le immagini in Hd di ora.
Le faceva in tempi dove non esistevano i cartellini quando dovevi prendere le botte e non dovevi essere sostituito, in epoche quando per avere un rigore dovevano fucilarti.
E parliamoci chiaro.
E insomma forse quella era tutta un’altra musica.
E si perché Pelè era anche musica. Questa serie si avvale della collaborazione di uno dei più grandi conoscitori di musica Brasiliana che abbiamo in Italia, Max de Tomassi.
Ecco, la musica e Pelè. Quando o rey entra al potere la musica cambiò. Cambio nel segno della bossa nova.
Joao Gilberto che suona con la chitarra e che ha lo stesso ritmo dei suoi dribbling:
Poi c’è l’altro Pelè quello 30enne che secondo Carlos Alberto uno dei suoi Apostoli disse:
Noi non sappiamo cosa farà Pelè perché lui entra ed improvvisa.
Come questo signore qui:
I suoi compagni sul palco non sapevano mai dove sarebbe andato a parare.
E anche qui ci troverete lo stesso ritmo, la stessa cadenza.
Come la cadenza delle parole di Josè Altafini detto Mazzola, che è stato usato come consulente per questo racconto.
Che dire.
Buona visione.
Armatevi di una Cachaça se potete.
E per favore non ricordatemi che Buffa è un genio.
Lo so già.
Appuntamento da martedì 15 dicembre, alle 23 su Sky Sport Uno (anche su Sky Arte mercoledì 16 alle 17 e in versione integrale on demand su Sky Q) con il primo episodio Dico, il giovane Pelè.