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Il Lecce fa la partita, la Salernitana si difende bene e crea le occasioni migliori

Pari giusto. Dubbi sul tempismo dei cambi di Castori

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Contro la squadra più forte del campionato, composta da diversi calciatori di categoria superiore, la Salernitana soffre per l’intera durata del match ma concede pochissimo, sfiora la vittoria e porta a casa un punto che fa classifica e regala morale.

Castori ha preparato bene la partita, sa che bisogna correre molto per arginare il possesso palla degli ospiti e la loro capacità di attaccare gli spazi con efficacia e qualità. Forse un po’ tardive le sostituzioni, che sono arrivate solo dopo il pari raggiunto dagli ospiti su calcio di rigore.

Gondo, indisciplinato e abulico nel compito di intralciare la costruzione del gioco di Tachtsidis, incapace di far respirare la squadra partendo di rimessa e contendendo le seconde palle ai difensori salentini, è stato un azzardo tenerlo in campo per un altro terzo dei secondi quarantacinque minuti di gioco. Analogo discorso per Anderson, in evidente difficoltà a contenere le sortite di Adjapong sulla fascia destra e le sterzate improvvise al centro del campo del terzino africano. La sostanza di Djuric e Kupisz, con la squadra ormai in vantaggio, probabilmente avrebbe aiutato Capezzi e compagni ad essere più compatti al cospetto del forcing ospite di inizio secondo tempo.

CASTORI ASSEGNA COMPITI PRECISI IN MARCATURA AI SUOI UOMINI, MA L’APATIA DI GONDO PENALIZZA LA SQUADRA GRANATA

Il disegno del tecnico marchigiano prevede compiti in marcatura definiti nei dettagli, assegnati ai suoi uomini in fase di pianificazione tattica della vigilia. Le due coppie laterali granata (Casasola-Capezzi e Lopez-Anderson) devono dare un’occhiata ai dirimpettai pugliesi, dividendosi compiti e pressing a seconda della zona in cui vanno ad operare i loro avversari. Se Capezzi e Anderson chiudono sulle corsie le sortite di Calderoni e Adjapong, Casasola e Lopez devono tener d’occhio le mezzali leccesi (Listowski e Henderson), sia che quest’ultime attacchino la fascia, sia che provino a procurarsi spazi centrali tra le linee granata. I calciatori di casa sono disciplinati e tenaci, ma il Lecce fa scorrere velocemente il pallone e riesce ugualmente a trovare varchi interessanti. Anche perché, come accennato in precedenza, la tenuta difensiva dei campani viene messa duramente alla prova dall’apatia di uno svogliato Gondo, il quale dovrebbe ripiegare e impedire la costruzione agevole del gioco al play Tchatsidis o ad uno dei due centrali difensivi giallorossi. Accade raramente e qui nasce il problema tattico della Salernitana, perché Capezzi è costretto ad uscire sul portatore di palla ospite, con l’inevitabile conseguenza di lasciare il ‘povero’ Dziczek in inferiorità numerica‘ tra Listowski e Mancosu. Per fortuna, emerge la grande compattezza dei difensori centrali che, pur giocando a palla scoperta, concedono pochissimo alle punte Coda e Pettinari, oltre ad agire come elastici per impedire ai centrocampisti rivali di calciare indisturbati verso la porta. Qualche grattacapo alla fase difensiva granata è procurato anche dalle sterzate da destra al centro del campo di Adjapong, che spesso si libera di Anderson ma poi si intestardisce con l’imbucata centrale, ben fronteggiata dalla compattezza granata, invece di cambiare il fronte del gioco e favorire la superiorità numerica dei suoi a sinistra.

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I granata soffrono il possesso palla del Lecce, ma sanno incidere ed essere cinici appena si materializza l’occasione per farlo. Le velleità offensive sono affidate a Tutino e Anderson, gli uomini di maggiore caratura tecnica a disposizione di Fabrizio Castori. Mentre la pigrizia incomprensibile di Gondo viene surrogata dall’intelligenza tattica di un sontuoso Capezzi, inesauribile settepolmoni che pressa a tutto campo e trova anche le energie per tagliare da destra a sinistra, inserirsi nel cuore dell’area pugliese, ricevere lo splendido assist di Anderson e superare Gabriel proteso in disperata uscita. Il Lecce riprende ad attaccare a pieno organico, arriva con discreta disinvoltura nei pressi dell’area granata, ma Gyomber e compagni non commettono errori, difendono con fisicità ed orgoglio, proteggono encomiabilmente la porta di Belec, che non deve compiere nessun intervento di rilievo. Anzi, i padroni di casa hanno anche l’opportunità di chiudere il match, ma Anderson calcia alle stelle l’ottimo pallone servito da Tutino.

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La difesa di casa ha retto bene nei primi quarantacinque minuti, nonostante la presenza pressoché costante del Lecce in prossimità dei sedici metri granata. Castori sa che per difendere il prezioso vantaggio ha bisogno di una punta che catturi qualche seconda palla e che, allo stesso tempo, si sacrifichi maggiormente ad intralciare la prima costruzione del Lecce. Così come sa perfettamente che un centrocampista di gamba in più potrebbe meglio fronteggiare le arrembanti iniziative di Adjepong a destra, ma anche aiutare in interdizione la coppia Capezzi-Dziczek. Però l’ex trainer del Cesena riparte con lo stesso undici e finisce alle corde, con i salentini che intensificano il forcing e, complice l’assurdo fallo di Lopez, raggiungono il pari grazie al rigore calciato da Mancosu.

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I cambi regalano nuova linfa ai calciatori granata, che sono più solidi nella funzione difensiva, ma anche rapidi nel proporsi in avanti. Djuric si sacrifica in fase di non possesso e lavora ottimamente di sponda, Kupisz attacca gli spazi su entrambe le corsie, mentre Schiavone ruba palla e accompagna la manovra nella metà campo pugliese. Il Lecce muove il pallone velocemente, ha qualità e personalità, però la Salernitana corre tanto, è ordinata ed orgogliosa nella difesa del fortino con i suoi tre centrali di retroguardia. Ed alla fine sono proprio i calciatori di casa ad arrivare ad un passo dal gol, ma il colpo di testa di Djuric e la conclusione di Tutino terminano di poco a lato.

Pari che accontenta entrambe le squadre, le quali potranno continuare i rispettivi tornei con la rinnovata ambizione di restare a lungo nelle zone alte della classifica.