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SOLITO MERCATO LACUNOSO DELLA SOCIETÀ GRANATA. L’INSOFFERENZA DELLA TIFOSERIA REGISTRA UNA NUOVA IMPENNATA

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lotito
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Benvenuti a Salerno, dove sognare calcio ad alti livelli è diventata operazione possibile solo grazie ad una fede incrollabile e irrazionale. 

Si, perché bisogna accantonare il pensiero oggettivo e munirsi di autodisciplina sentimentale se non si vuol restare sepolti sotto le macerie di una inesistente pianificazione calcistica lunga sei anni. E’ inutile mostrare denti e muscoli alla stampa non allineata e ai tifosi immuni da ‘carezze’ interessate, minacciando  il sacrosanto diritto di cronaca e il ricorso alle fin troppo abusate vie legali, se poi, partendo da un secondo posto in classifica, non metti mano al portafoglio per prelevare i soldi necessari ad acquistare altre due pedine (esterno destro versatile e di qualità, un centravanti prolifico e tecnicamente valido) che avrebbero consentito alla squadra di giocarsela quasi alla pari con squadre del calibro di Monza, Empoli, Spal e Lecce.

Mercato granata che non valica la sufficienza, incompleto ed irritante. Le noti liete sono tutte concentrate sulla figura di Durmisi, calciatore che ha dimostrato di poter essere un valore aggiunto, soprattutto quando i dubbi legati alla lunga inattività saranno fugati completamente. L’esterno di origini albanesi rappresenta il fiore all’occhiello della strategia invernale di potenziamento tecnico. Il ragazzo è apparso subito mentalizzato, desideroso di riconquistare spazi calcistici più gratificanti e coerenti con la storia del suo iniziale percorso professionale. Qualità ed essenzialità in fase di spinta, ma anche tenacia e intelligenza tattica quando è stato impegnato a fronteggiare le iniziative altrui. L’azione da cui è nato il calcio di rigore che, nel caso fosse stato realizzato da Djuric, avrebbe consentito alla squadra di mettere in discesa il match, è la sintesi del contributo tecnico che Durmisi potrebbe garantire alla squadra nel girone di ritorno. Sradicato il pallone dai piedi avversari, il laterale di proprietà della Lazio è stato tempestivo e preciso nel produrre il tracciante verticale dettato dall’ottimo movimento di Gondo. 

Per il resto, il mercato dei copatron e del diesse Fabiani è stato ancora una volta lacunoso. A centrocampo, le caratteristiche tecniche e tattiche di Coulibaly, discreto mestierante di categoria, vanno ad ingolfare la voce ‘quantità’ ma poco aggiungono se poste al servizio di spunti tecnici capaci di fornire un importante apporto qualitativo al reparto avanzato. Kiyine è un calciatore potenzialmente devastante, ma per essere tale dovrà liberare le prestazioni da quella massiccia dose di inutile narcisismo che caratterizza le sue giocate. Dovesse riuscirci, ma è un assunto di base che dopo quattro anni di professionismo non dovrebbe più monopolizzare le nostre analisi calcistiche, la Salernitana ricaverebbe indubbi vantaggi sul piano dell’imprevedibilità e dell’efficacia offensiva. Jaroszinski è un’operazione di contorno, non esattamente un colpo di mercato, anche in considerazione delle molteplici disattenzioni fatte registrare dal difensore polacco nella scorsa stagione e nel girone d’andata disputato a Pescara. Boultam è elemento versatile, impiegabile in più ruoli (mezzala, esterno e trequartista), ma non può rappresentare il valore aggiunto innestato in organico per alimentare ambizioni di vertice; sarebbe ingeneroso pretendere tali funzioni da un ragazzo ancora in fase di crescita. Ma le colpe gravi, tali da raggiungere il limite dell’ ‘intollerabilità’, risiedono soprattutto nel mancato ingaggio di un centravanti con caratteristiche calcistiche diametralmente opposte a quelle di Djuric e Gondo. Parliamo di un repertorio tecnico intriso della qualità necessaria per dialogare con i calciatori più estrosi presenti in organico e, allo stesso tempo, di quella vena realizzativa che non può latitare in una squadra autenticamente ambiziosa. Se affidi la tua proposta offensiva al pallone lanciato in avanti per la spizzata aerea dell’ariete bosniaco e alla speranza perenne di una seconda palla da tramutare in opportunità da capitalizzare, l’unica certezza ricavabile dall’assenza di idee è rappresentata dalla mortificazione tecnica della qualità presente nel gruppo (Cicerelli, Kiyine, Anderson e Tutino su tutti). Omissione altrettanto grave è la decisione di non reperire sul mercato un esterno destro di spessore tecnico e allo stesso tempo coriaceo dal punto di vista della tenuta difensiva. Colpa resa ancora più evidente e ingiustificabile dalla consapevolezza di non poter contare sul fondamentale contributo del lungodegente Lombardi. Insomma, passano gli anni e l’operato di questa società non fa altro che alimentare lo scetticismo di una tifoseria desiderosa di riappropriarsi della passione travolgente che l’ha resa ineguagliabile in Italia e all’estero. 

La Salernitana ed i suoi tifosi non possono continuare ad essere ostaggi di una società anaffettiva, irrispettosa di una storia densa di sofferenza e precarietà ma anche esaltante e trascinante per larghi tratti del suo variegato dipanarsi. Luci ed ombre che, però, non hanno mai scalfito la dignità collettiva, da sempre al riparo da atteggiamenti patriarcali sfocianti in un dispotismo grossolano, anacronistico e ridicolo.

Foto: quotidiano La Città