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GIORGIO PERINETTI: “LA SALERNITANA DEVE PRESENTARSI AI NASTRI DI PARTENZA CON UN ASSETTO DEFINITO. LA SOLUZIONE SARÀ TROVATA”.

Il direttore sportivo, inoltre, non perde occasione per esaltare la realtà di Salerno. Perinetti ammette con convinzione che, chiunque avrebbe piacere di lavorare in un ambiente così ricco d'entusiasmo calcistico, strabordante di bellezze paesaggistiche e con assortite prelibatezze culinarie

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Giorgio Perinetti

Giorgio Perinetti ha iniziato a vivere di calcio sin da giovanissimo, lasciando un segno indelebile in ognuno dei tanti club in cui ha lavorato con indefessa passione e professionalità. Nelle vesti recenti di ex direttore sportivo del Brescia Calcio – terminato il campionato cadetto – si è concesso ai microfoni di SoloSalerno.it, raccontando la sorprendente stagione calcistica da poco terminata e la grande impresa compiuta della Salernitana nel raggiungere – senza passare per i playoff – l’agognata serie A.

Dottor Perinetti, Il campionato cadetto si è confermato sorprendente, a parte L’Empoli che ha disputato quasi un campionato a parte, immaginava la promozione in massima serie della Salernitana e del Venezia?

“Ero certo che l’’Empoli potesse raggiungere risultati importanti durante la stagione ormai trascorsa. Ha avuto a disposizione calciatori di spessore, un ottimo allenatore, quindi, nessuna sorpresa. Per quanto concerne la Salernitana, la proprietà lavorava da tempo per realizzare qualcosa di importante. Chiamare Castori alla guida della squadra, averlo come allenatore, ha significato voler dare concretezza ad un progetto che era già in cantiere da tempo. Riuscire a raggiungere la promozione diretta è stata davvero un’impresa. Le corazzate Monza e Lecce hanno dato non poco filo da torcere alla Salernitana. Castori, inoltre, concretizzò una promozione strepitosa anche a Carpi, in condizioni, forse, meno fluide rispetto a quelle presenti a Salerno. Per quanto riguarda il Venezia, invece, ritengo sia stata la vera sorpresa della stagione calcistica. È una squadra fresca, viva… ha meritato questa promozione. Il gioco espresso è stato di prima qualità, i giovani scesi in campo hanno fatto la differenza, l’allenatore ha conseguito un gran risultato”.

Grande soddisfazione, anche, per il centravanti arancio-verde Riccardo Bocalon – ex granata – che da veneziano ha siglato il gol che ha archiviato definitivamente la pratica legata alla promozione…

È stata una conclusione meravigliosa, una favola. Un veneziano che porta in A il Venezia è una storia romantica, il tutto dopo circa vent’anni. La partita VeneziaCittadella, sin dalle prime battute, è stata  bella, vibrante, combattuta, con un epilogo bellissimo. Oserei affermare sia stata anche una risposta all’ipotesi “Super Lega”, la gara di giovedì sera contiene un significato completamente opposto e diverso rispetto a ciò che hanno tentato di realizzare volendo mettere assieme un élite di squadre.

Cosa crede, invece, non abbia funzionato nel Monza e nel Lecce? Nonostante l’organico ben allestito, hanno perso l’opportunità di fare il salto di qualità nelle ultime gare utili

Il calcio è questo, è sorpresa, passione, imprevedibilità, è tante cose. Ecco perché è bene goderselo a pieno. Chi merita, vince. Il calcio dev’essere meritocratico. Tante cose nella vita dovrebbero trovare la meritocrazia. Nel calcio chi vince ha ragione, gli altri no.

Invece, l’epilogo del campionato a Brescia l’ha soddisfatto, oppure, erano altre le aspettative ad inizio stagione?

Abbiamo fatto una grande rimonta, siamo arrivati ai playoff, non è andata male. Sinceramente, la squadra era partita per vincere, però, tanti problemi tra cui il Covid, degli infortuni molto lunghi, hanno reso la squadra un po’ stanca e logora per raggiungere la meta. Abbiamo perso contro il Cittadella che è una società modello, ha un grande direttore sportivo, ovvero, Marchetti. Avranno modo di rifarsi.

Quale casacca indosserà il prossimo campionato?

Quella a Brescia è stata un’esperienza importante, ma, ormai, è chiusa. Adesso mi dedicherò ad altre avventure, altre esperienze…

Le piacerebbe lavorare a Salerno?

Non facciamo arrabbiare Fabiani, è mio amico.

Ci mancherebbe, era solamente una curiosità legata all’ambiente salernitano, se le piacesse viverlo a pieno ed in prima persona…

Vivere Salerno dal punto di vista professionale sarebbe una bella esperienza, avete contenuti di prima qualità. So quanto è importante il calcio per la vostra città, quanto è vissuto, questo entusiasmo mi trasmette belle sensazioni. Inoltre, Salerno ha un contorno di vita che induce ad avere solo piacere nel poter pensare di poter lavorare lì. Salerno, sia per l’Italia che per la Campania, rappresenta tanto. Le bellezze salernitane sono innumerevoli, dalla gastronomia al turismo. Tutte queste componenti si sposano perfettamente con la piazza calcistica.

Per quanto riguarda mister Castori ritiene possa continuare a guidare la squadra anche in massima serie?

Castori è un uomo d’esperienza. Con il Carpi sfiorò la salvezza, ci provarono fino alla fine. Purtroppo la squadra che lo portò alla promozione gli venne smantellata. Tant’è vero che dopo l’ultima partita di serie B, il suo desiderio per il campionato successivo sarebbe stato quello di mantenere buona parte dell’organico, anche, per un discorso volto alla continuità. Ma, non gli venne concesso. Castori è un uomo di calcio, lo conosce bene il pallone, ha tanta concretezza, non si perde in fronzoli o filosofie. Applica un bel calcio, trasmette tanto ai calciatori, dà loro fiducia e riesce, così, ad essere vincente.

Secondo lei quali potrebbero essere gli scenari futuri a Salerno sul fronte multiproprietà?

È una domanda molto complessa. È una situazione da sviscerare, ma, la soluzione sarà sicuramente trovata per il bene di tutti. Tutti devono avere coscienza di ciò che si dovrà fare. La Salernitana si deve presentare ai nastri di partenza con un assetto definito.

Lotito a promozione ottenuta ha affermato più volte che, sin da inizio campionato, era stata allestita una squadra determinata e volta a vincere. Quindi, avrà indubbiamente – già da allora – considerato il percorso da seguire affinché la squadra – per la prossima stagione –  possa partecipare senza problemi alla massima competizione calcistica italiana

Sicuramente.  Lotito è una persona che nel mondo del calcio è coscienziosa e rispettosa delle regole. Saprà come muoversi.

Direttore, quanto crede sia importante la presenza del pubblico per una squadra?

Il pubblico è l’essenza del calcio. Durante quest’anno di pandemia la tv ha introdotto il calcio nelle case, è stato comunque bello continuare a gioire per le squadre, anche se, virtualmente. La magia del calcio è rappresentata dal contatto col pubblico. Il rumore, il calore dei tifosi fanno la differenza, sono elementi fondamentali.

Quindi lei è convinto che il pubblico possa essere il dodicesimo uomo in campo e non un elemento che possa  compromettere la stagione di una squadra?

Il calcio senza pubblico ha poco motivo di essere, speriamo che possa presto ripristinarsi il tutto, affinché possa essere ancora più suggestiva e spettacolare l’atmosfera durante le partite.

Giorgio Perinetti
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Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!