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Quando il fuoriclasse internazionale va in provincia…

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L’ingaggio di Franck Ribery da parte della Salernitana, oltre ad aumentare esponenzialmente il tasso tecnico della rosa della Bersagliera, fa tornare alla mente un periodo che sembrava essere oramai incastonato nel dimenticatoio. Vale a dire, gli anni ’80-’90, quando il campionato italiano era davvero il più “bello del mondo” e anche le squadre provinciali (nel senso geografico del termine, ossia non rappresentative di capoluoghi di regione) potevano godere di grandi fuoriclasse internazionali.

Franck Ribery alla Salernitana può essere considerato come una piacevole appendice di quel periodo e di un elenco straordinario che comprende 5 grandi campioni. Ricordiamone brevemente la storia di ognuno.

Dirceu José Guimarães – Uno dei calciatori brasiliani più forti degli anni Settanta, toccò l’apice della sua popolarità dopo il Mondiale 1978, quando tentò con l’Atletico Madrid l’avventura europea. Dopo tre anni in Spagna, la sua indubbia classe lo portò in Italia. Rimase 5 anni, dal 1982 al 1987 e, se togliamo l’annata 1983/1984 con Dirceu in forza al Napoli, il brasiliano ha passato tutta la sua parentesi italiana indossando la maglia di squadre provinciali come Verona, Ascoli, Como e Avellino e mettendo a referto 15 reti in 104 partite, con Avellino piazza preferita (6 gol all’attivo). Dopo il 1987 ritorno in patria col Vasco da Gama, ma nel 1991 l’amicizia con il patron dell’Ebolitana lo riportò in Italia, a guidare la squadra della Valle del Sele in Serie D. Due stagioni, poi il Benevento, l’addio al calcio a Napoli e, infine, un maledetto incidente che lo portò via a Rio de Janeiro nel 1995.

Jorge Paulo dos Santos Futre – In mezzo tra Eusebio e Cristiano Ronaldo, il calcio portoghese degli anni’80 porta il suo nome. Fu Paulo Futre infatti il grande protagonista del Porto Campione d’Europa 1987 e dell’Atletico Madrid due volte vincitore nella Coppa del Re nel 1991 e 1992. Il 1993 segnò la svolta nella sua carriera. Prima il Benfica, poi l’Olympique Marsiglia e infine, in autunno, per 4,4 milioni di euro l’approdo in Italia. Ma non in una grande, bensì in una neopromossa della via Emilia: la Reggiana. La sua esperienza con la Regia si racchiude tutta in una data: 21 novembre 1993, Reggiana-Cremonese 2-0. Futre esordì, segnò al 61′ il gol del vantaggio ma al 72′ un intervento di Pedroni gli procurò una grave lesione al tendine rotuleo. Il portoghese non si riprese più. Saltò totalmente la stagione 1993/1994 e in quella successiva, conclusasi con la retrocessione, giocò 12 partite segnando 4 reti. Passò al Milan ma vide il campo solo una volta a causa di diversi infortuni, ma aveva imboccato la parabola discendente della sua carriera, conclusasi nel 1998 in Giappone con i Yokohama Flugels.

Gheorghe Hagi
– Il “Maradona dei Carpazi“. Al fantasista romeno, l’ingombrante paragone venne affibbiatogli ai tempi della Steaua Bucarest di fine anni ’80 che vinceva tutto in Patria e il primo metodo di raffronto importante fu il Real Madrid, subito dopo la vittoria della Supercoppa Europea. Con i Blancos, qualche sprazzo di classe (come il gol segnato all’Osasuna da 50 metri) e una Supercoppa di Spagna vinta nel 1990. Nel 1992, Hagi accetta le sirene di una neopromossa italiana, il Brescia, voluto dal connazionale, l’allenatore romeno Mircea Lucescu. Con le Rondinelle, disputa 2 campionati. Nel primo di A, retrocede dopo lo spareggio con l’Udinese. Nel secondo, in B, contribuisce al ritorno dei lombardi nel Paradiso del calcio. Alla fine, furono 14 le reti del romeno dopo 62 presenze. Lasciata Brescia, Hagi giocò e vinse con Barcellona e Galatasaray, chiudendo la carriera de facto nel 2000, nel quarto di finale degli Europei di Belgio-Olanda perso 2-0 con l’Italia, venendo espulso.

Hristo Stoichkov – Provincia per modo di dire. Negli anni ’90, Parma era una potenza del calcio italiano (e i piccoli azionisti che hanno perso tutto con il crac della Parmalat sanno benissimo il perché) e, nel 1995, la famiglia Tanzi regalò ai Ducali quello che forse era il calciatore europeo più forte. Un nome e cognome: Hristo Stoichkov. Pallone d’Oro 1994, trascinatore della Bulgaria semifinalista ai Mondiali di Usa 1994 e stella del Barcellona di Johan Cruijff, Stoichkov passo al Parma per 12 miliardi di lire. L’esordio con i gialloblu fu positivo. Stoichkov segnò la rete del vantaggio del Parma a Bergamo nella 1/a giornata, con l’Atalanta che riuscì a impattare con Vieri. Ma fu un fuoco di paglia. Stoichkov non riuscì mai ad adattarsi al modulo tattico di Scala, né ottenne mai un’intesa con Gianfranco Zola. Alla fine, dopo 5 reti in appena 23 presenze, il bulgaro tornò al Barcellona, dove cominciò la seconda (e meno nobile) parte della sua carriera.

Artur Antunes Coimbra, ZICO – “O Zico o Austria“. Minacciarono addirittura la secessione i tifosi dell’Udinese, dopo che il Presidente della FIGC Sorbello aveva annullato tutti i trasferimenti dei calciatori stranieri avvenuti dopo il 13 giugno 1983, compreso quello di uno dei più forti numeri 10 brasiliani della storia nel calcio a Udine. Ci volle addirittura l’intervento del Capo dello Stato Sandro Pertini per sbloccare la sua situazione (e quella di Cerezo alla Roma). Zico quindi poté vestire la maglia dell’Udinese e la prima stagione fu eccezionale: 24 reti tra Campionato e Coppa Italia e titolo di vice-capocannoniere del nostro campionato dietro Michel Platini. Meno performante la seconda. Complice un infortunio, Zico si fermò a 8 reti in 20 presenze tra campionato e Coppa Italia. Nel 1985, il ritorno in Brasile al suo Flamengo.