Come non mai gol pesanti, ma davvero tanti gol, dalla laguna fino in Sardegna.
È ciò che volevamo, sentirci vivi urlando i nomi dei nostri eroi, finendo la partita senza voce.
Non molla la presa il diavolo, nell’arena dove nulla è mai scontato, calando un tris che tiene agganciati i rossoneri al treno scudetto.
Il solito Ibra apre le danze, mentre Theo si conferma valore aggiunto, per l’armata di Pioli che ha intenzioni molto serie.
Può capitare un momento di black-out, e noi a questo Empoli perdoniamo proprio queste battute d’arresto.
Sì, perché nonostante la cinquina straripante dei “nero verdi”, possiamo dire di esserci divertiti davvero tanto.
Un pensiero sorge spontaneo però, e riguarda il trio delle meraviglie del “Sasol”.
Berardi, Scamacca e Raspadori… anche in Nazionale?
Udinese con la testa altrove, come testimonia la formazione che scende in campo contro la Dea del Gasp.
Straripante foga nerazzurra, con la danza dei singoli che ballano al ritmo Champions League.
Ci pensa Petagna al Maradona, con una girata che ricorda i gol capolavoro, perché il suo sinistro regala al Napoli tre punti pesantissimi.
Ora rischia l’usignolo di Kiev, perché l’ennesimo passo falso avvicina l’incubo.
Genova rossoblù naviga un mare in tempesta, punito dalla raffica di vento per mezzo del temibile “Uragano Bastoni”.
La partita con più sorprese?
Indubbiamente Roma – Juventus, una dimora di gioie ma anche di atroci dolori.
Dopo lo squillo di Abraham, risponde la giocata del duo Chiesa-Dybala.
Dura poco la gioia per il pareggio, perché quando Federico Chiesa urla, allora sull’Olimpico cala il silenzio.
Qualcuno spera, ma non serve a nulla, perché certe diagnosi sono una sentenza che nessuno vorrebbe mai vivere.
Saluta la stagione e la maglia della Nazionale in un momento cruciale, ma noi lo aspetteremo, perché sappiamo che campione sia Chiesa.
Tornando al match però, accade di tutto alla ripresa.
Sembra chiusa dopo la magia di Pellegrini su punizione, ma poi succede l’impensabile.
Il cuore, quello che fa sempre la differenza, fino ad una rimonta firmata De Sciglio, e protetta dalle mani della saracinesca polacca.
A Verona una nuova aria, una Salernitana con più certezze mentali, alla conquista di una vittoria tanto desiderata.
Succede, ma solo a chi ci crede, perché nella bomba di Kastanos è racchiusa la gioia di un nuovo presidente, e di un popolo granata che non smette di cantare.
La risolve Skriniar al minuto 67, consegnando a Simone Inzaghi una vittoria da grande ex, perché sfidare il passato non sarà mai semplice.
Irriconoscibile viola, ma onore al poker di un bellissimo Toro, con le firme di Brekalo, Singo e il punto esclamativo di Sanabria.
Vento che cambia in Sardegna, equilibri rotti dalla voglia di portare a casa la vittoria.
Alla fine arriva, proprio lei e grazie alla grinta, di un’azione tutta cuore conclusa in rete da Pereiro.