“Solo gli inquieti sanno com’è difficile sopravvivere alla tempesta e non poter vivere senza”. Questa la frase, della scrittrice di Emily Brontë, che probabilmente meglio descrive il personaggio Walter Sabatini. Un dirigente capace e di successo, ma soprattutto un uomo straordinariamente complesso e che ama esaltarsi nelle difficoltà.
La sfida che attende l’ex operatore di mercato, tra le altre, di Roma e Inter, non è senz’altro tra le più agevoli. Salvare la Salernitana, oggi come oggi, può tranquillamente assomigliare ad una “Mission Impossible” che farebbe rabbrividire persino Tom Cruise. Ma di certo non Walter Sabatini. A lui, questo tipo di sfide lo stimolano, perché “il generare gioia è il senso del mio mestiere”, dice. Non una parabola discendente della sua carriera e né tantomeno un capolinea. Per Sabatini, Salerno è solo l’ultima delle tappe che la vita ha posto davanti a sé.
Simbolicamente, il neo direttore ha già indossato l’elmetto, perché “retrocedere lo ucciderebbe”. Vuole salvarsi, Walter Sabatini, e per farlo ha già le idee chiare. L’obiettivo è quello di costruire una squadra determinata con calciatori “usa e getta”, pronti a sostenere una tra le più difficili battaglie sportive della storia recente. Il plenipotenziario dell’aspetto tecnico, così definito da patron Iervolino, nel giro di 8 giorni potrebbe praticamente ribaltare il ribaltabile. Il tutto, ovviamente, senza precludersi l’opportunità di confermare chi finora ha “portato avanti la carretta” e gli dimostri, in campo e fuori, di crederci.
Il lavoro da fare è immane, l’entusiasmo per portarlo a termine, pure. Poche, oggettivamente, le basi da cui partire. Non si ripartirà di certo dal settore giovanile, ad esempio, definito “deprimente” non a caso. Partirà, forse, da Stefano Colantuono, se i risultati lo sosterranno. Partirà sicuramente, invece, dal calore di una piazza che sembra aver ritrovato quell’entusiasmo che nemmeno la promozione in Serie A era stata in grado di restituirle. I presupposti per creare un rapporto osmotico (Iervolino docet) tra società, squadra e ambiente sembrano esserci tutti. E perché no, magari anche un po’ “bizzarro”, con un Walter Sabatini in più nel motore.