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Sousa al Liceo “Severi”: «I maestri il mio punto di riferimento. Il futuro sono i tifosi»

Paulo Sousa ai ragazzi del liceo "Severi" di Salerno: «Non possiamo orientare tutto, dobbiamo insegnare ai giovani a scoprire le cose...»

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Paulo Sousa ha tenuto un incontro con gli studenti del liceo scientifico “Francesco Severi” per discutere dell’importanza dello sport nell’educazione dei giovani. Ha condiviso la sua esperienza personale di quando era adolescente e ha parlato dell’importanza della creatività nel perseguire i propri sogni. Ha sottolineato l’importanza dei maestri e dei professori nell’educare i giovani, affermando che i maestri sono in grado di capire gli studenti e far emergere le loro capacità. «Il mio riferimento sono sempre stati i maestri e i professori, perché sono quelli che educano i ragazzi in età giovani. I maestri sono quelli che riescono a capire gli alunni e li portano a tirare fuori le proprie capacità. Tutti quelli che hanno queste capacità devono essere aiutati ad essere maestri, ad aiutare i ragazzi».

Il tecnico della Salernitana, tra le altre cose, ha sostenuto che l’insegnamento dovrebbe essere guidato anziché masticato, incoraggiando i giovani a scoprire le cose da soli. «Non possiamo orientare tutto, dobbiamo insegnare ai giovani a scoprire le cose. I bambini possono non essere portati a delle cose ma ad altre, se riusciamo a cogliere questo potenziale possiamo aiutarli» Suosa ha evidenziato l’importanza di insegnare ai giovani l’educazione finanziaria e la pianificazione, affermando che il potere e il denaro possono distruggere il mondo. «I giovani vanno educati a pianificare, a saper spendere. La scuola in questo può aiutare tanto le nuove generazioni. Scambi culturali sono importantissimi. Internet ci aiuta ma fisicamente si riesce a migliorare la crescita dei giovani. Incoraggiamoli a parlare le altre lingue, se riesci a parlare altre lingue capisci gli altri».

Il tecnico granata ha condiviso tre episodi significativi della sua vita, incluso l’insegnamento del rispetto attraverso l’esempio dei suoi genitori, l’importanza della parola data e l’importanza del matrimonio nella sua crescita personale. «Mio papà ripeteva sempre la stessa cosa: rispettare gli altri, poi ho capito perché. Prima di chiedere rispetto dobbiamo rispettare gli altri. L’essere umano è egoista, se prendiamo l’iniziativa sugli altri sicuramente gli altri ci rispetteranno di più. Il dono della parola per me è stato fondamentale. . Dopo il primo anno in cui ho giocato a calcio, sono arrivati Benfica, Sporting e Porto. La prima il Benfica, ha parlato con mio papà, lui ha parlato con me e io gli ho detto che volevo giocare a calcio. Mio padre diede la sua parola. Una settimana dopo è venuto il Porto. Lo Sporting ha addirittura messo tanti soldi sul conto dei miei genitori e gli diedero delle tute. Mio papà non è tornato indietro: aveva dato parola al Benfica. Questo è stato un altro insegnamento».

Ha parlato del suo lavoro come allenatore di calcio, sottolineando l’attenzione e la disciplina come elementi chiave per la crescita nella vita sottolineando l’importanza dell’unità e dell’empatia all’interno di una squadra di calcio: «Unità non significa essere uguali ma che ciascuno rinuncia al proprio pensiero per camminare insieme con lo stesso obiettivo degli altri. È una questione molto seria per me, dovrebbe essere altrettanto per la società. È realizzabile solo con empatia, conoscendo bene l’altro che sicuramente avrà qualcosa che potrà aiutarci».

Infine i tifosi: «Il futuro sono i tifosi. Quello che dobbiamo fare con la Salernitana. È la nostra vita. E la Salernitana è la nostra vita. Diverse persone riescono ad attraversare i fiumi perché riescono a identificare i punti più stretti per attraversarli».

Ha condiviso l’importanza del senso di appartenenza e della dedizione al gruppo, incoraggiando tutti a non essere pigri e ad allenare costantemente la propria mente. «Nella mia prima settimana ho avuto l’occasione, durante l’allenamento, ho fermato la seduta per dire questo a uno dei giocatori influenti: qui non siamo io, siamo noi. Da lì c’è stato un cambiamento, tutti noi ci sentiamo protetti nel gruppo».