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Un “Ago” nel cuore: Salerno ricorda Agostino Di Bartolomei

Il ricordo di Agostino Di Bartolomei a 29 anni dalla sua scomparsa. Tanti attestati di stima e messaggi d'amore dei tifosi granata

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Dal profondo del tempo come un rimpianto,
ora rinasci tu.
Quel sorriso sgomento anche se vinto
non mi tormenta più.
Se ci fosse attenzione per il campione
oggi sarebbe qui.
Se ci fosse più amore per il campione
oggi saresti qui
Questo mondo coglione piange il campione
quando non serve più

Antonello Venditti

Non un semplice calciatore, ma un grande campione. Non un uomo fra tanti, ma un integerrimo galantuomo. Per alcuni “Diba”, per altri “Ago”, per tutti Agostino Di Bartolomei. Un uomo dal carattere introverso, apparentemente schivo, senz’altro di poche parole, ma capace di farsi amare e diventare un esempio per tutti. Un uomo che, in punta di piedi e senza mai una parola fuori posto, ha scritto pagine indelebili della storia della Roma e ha dato lustro alla Salernitana del “presidentissimo” Peppino Soglia.

Fin dagli albori della sua carriera, Agostino dimostra di avere la schiena dritta. Quella schiena che per anni ha sopportato il peso, talvolta eccessivo, di una piazza calorosa e bramosa di vittorie come quella giallorossa. Uno dei pochi della storia del calcio ad essere riuscito a diventare profeta in patria, con la conquista del campionato nella stagione 82-83 dopo 41 anni di attesa.

Nella storia della vita di Agostino esistono due, tremendi, 30 maggio. Il primo è quello del 1984: quel giorno, per la Roma di fede giallorossa, c’era una Coppa dei Campioni che sembrava essere nel destino. Con Ago, unico romano e romanista fin qui a riuscirci, a fare da emblema di una squadra che, con non poche difficoltà, era riuscita a farsi strada nell’elite del calcio europeo. Quel sogno, però, svanì tra le mani di un portiere-clown dai grandi baffi, Bruce Groobelaar. E fu quello, con ogni probabilità, l’inizio della fine di Agostino.

Nemmeno il tempo di metabolizzare la profonda delusione, ecco arrivare il benservito che lo porterà al Milan. Senza colpo ferire, Agostino va via dalla sua Roma con enorme tristezza e innumerevoli rimpianti. Per Roma e per la Roma aveva dato tanto, forse tutto, eppure non bastò. All’uomo Agostino, fin quando è stato in vita, non è mai stato perdonato nulla. Men che meno quell’esultanza rabbiosa al suo gol in un Milan-Roma dell’anno successivo, quando Ago vestiva, appunto, la maglia rossonera. Per molti diventa il traditore, ma l’unico ad essere tradito fu lui. In quel gesto di Agostino c’era tutta la sua complessa personalità. Da capitano della Roma non ha mai cercato la polemica, neanche quando fu scaricato senza la minima rimostranza. Ma quel gol e l’urlo che lo seguì furono la liberazione di un sentimento di rivalsa covato in silenzio, proprio come lui amava fare. Quell’urlo rappresentò il riscatto verso chi gli sfilò quella maglia che per lui era una seconda pelle.

Nell’estate ’88, poi, fu il granata a fare capolino nella vita di Ago. Lo stupore a Salerno, al susseguirsi delle prime voci di accostamento alla Salernitana, fu enorme. La sola idea di vedere dal vivo al “Vestuti” il capitano dei capitano non faceva dormire la notte. Eppure, solo a volte, i sogni diventano realtà. La prima delle due stagioni in maglia granata, però, non fu scevra da difficoltà e incomprensioni. “Qualcuno”, che probabilmente ne soffriva l’enorme personalità, scelse deliberatamente di relegarlo in panchina. Un Harakiri che, per poco, non costò una retrocessione che avrebbe avuto il sapore della beffa. Ma, nonostante tutto, anche in quell’occasione Ago si piega ma non si spezza, incassa ma non cade al tappeto. Dentro di sè sente di voler regalare un sogno ad una piazza altrettanto bramosa di successi, proprio come la sua Roma. Un sogno chiamato “Serie B” che da queste parti mancava da 24 lunghissimi anni, trascorsi nelle sabbie mobili della terza serie. E di fatti lui, prima di dire basta, mantiene la parola data come ogni “Capitano” che si rispetti.

Poi, da quel giorno felice, purtroppo, inizierà una rapida discesa verso quel buco nero nel quale Agostino Di Bartolomei scivolerà giorno dopo giorno, istante dopo istante, fino ad arrivare al secondo, questa volta fatale, 30 maggio ’94. In una calda e assolata giornata di inizio estate, qualcosa si ruppe definitivamente nell’introspettivo e riservato Ago. Quel maledetto giorno Agostino prese la pistola di casa, acquistata tempo addietro “per proteggere la sua famiglia”, se la puntò al cuore e mise fine alla sua vita a soli 39 anni. Alla base del suo gesto estremo, una profonda delusione nei confronti di quel mondo, il calcio, che gli negava qualsiasi accesso. Nonostante il ritiro dal calcio giocato, infatti, Ago avrebbe voluto continuare a calcare il rettangolo verde, insegnando ai giovani quello sport che tanto aveva amato. Tanti, però, furono gli ostacoli che si frapposero tra lui ed il suo progetto. Tante le porte prese incredibilmente in faccia. Scelse di andarsene senza proclami e in punta di piedi, rimanendo fedele alla sua immagine di “anti eroe”.

Ma se l’elite del calcio italiano lo aveva clamorosamente ed inspiegabilmente dimenticato, non è mai stato così per gli sportivi. Sono in tanti, ancora oggi, i tifosi della Salernitana che, oltre a conservare gelosamente il ricordo del “grande Capitano”, hanno scelto di omaggiarne la memoria di un giorno che lasciò triste e sgomento un intero popolo. Una ferita ancora aperta, che continuerà a perdere sangue vivo per l’eternità. Messaggi d’amore e attestati di stima che, ci piace pensare, siano riusciti a strappare un sorriso. Sì, proprio a lui che di sorrisi ce ne ha regalati pochi. Lui, che veglia ancora su di noi da lassù… come ha sempre fatto.

SEMPLICEMENTE… GUIDACI ANCORA, AGO!

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"Chiodo fisso nella mente, innamorato perdutamente". Questa è la frase che, più di tutte, descrive appieno cosa sia per me la Salernitana. Un tifoso, prima che un giornalista, che ha sempre vissuto, e vive tutt'ora, per i colori granata. Dal maggio 2018, ho deciso di intraprendere la strada, impervia e tortuosa, del giornalismo, entrando a far parte della redazione di "Le Cronache", di cui mi fregio di farne parte ancora oggi. Dal settembre di quest'anno, dopo un anno di collaborazione con gli amici, prima che colleghi, di Salernosport24, sono entrato a far parte della bella famiglia di SoloSalerno.it, con lo scopo di raccontare, con onestà intellettuale ed enorme impegno, le vicende legate alla nostra, mitica "Bersagliera". Sarà un piacere, ma soprattutto un onore, poter mettere al vostro servizio la passione di una vita.