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È l’ora del direttore generale!

Una gestione corretta di una società di calcio non può prescindere dalla logica della delega, con il proprietario che individua il manager, gli dà pieni poteri, gli assegna budget e obiettivi, e infine ne valuta l'operato. È la prima e ineludibile operazione per invertire la rotta.

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walter sabatini
walter sabatini
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Nelle ultime settimane, mentre la maggioranza dei sostenitori granata (o soltanto la frazione più rumorosa?) si è divisa tra chi attribuiva le colpe dei risultati negativi al direttore sportivo De Sanctis e chi al tecnico Paulo Sousa, una parte della piazza ha manifestato un’opinione più complessa. Un punto di vista probabilmente insolito rispetto alle posizioni comunemente assunte dai tifosi, che si può sintetizzare con un’accorata esortazione: serve un direttore generale!

Nella conferenza stampa d’insediamento del gennaio 2022 il presidente della Salernitana annunciò una linea di conduzione del club che, pur avendo prodotto risultati, avrebbe mantenuto soltanto per pochi mesi. «D’ora in poi – dichiarò Danilo Iervolino – questa società sarà gestita in maniera duale. Nella gestione ordinaria, finanziaria, che riguarda tutti gli aspetti commerciali, di innovazione e di marketing ci sarà un presidio anche da parte mia. Invece, poiché sono un neofita, l’aspetto sportivo sarà affidato completamente a Walter Sabatini, del quale giudicheremo i risultati».

Nell’estate 2022 il presidente Iervolino, con un approccio improntato a logiche più pubblicitarie che strettamente tecniche, inseguì a lungo calciatori dal passato sfavillante come Cavani e Mertens, criticando pubblicamente l’ex direttore sportivo per la sua contrarietà all’ingaggio di un calciatore dallo stipendio elevato. «Sabatini sfiorò il ridicolo. Se io voglio un giocatore, lo compro. Mica poteva bocciare lui un mio acquisto. Questa è la Salernitana di Iervolino, non di Sabatini: lui proponeva e io decidevo», furono le dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta dello Sport.

Né Cavani né Mertens approdarono all’ombra dell’Arechi, ma le ingerenze della proprietà nell’operato di Morgan De Sanctis si concretizzarono in alcune operazioni di mercato condotte in autonomia, a partire dall’acquisto a titolo definitivo di Federico Bonazzoli. Lo stesso direttore sportivo, al termine della scorsa stagione, affermò in conferenza stampa di aver tentato di dissuadere la proprietà dallo svolgimento del ritiro in Turchia nel novembre 2022.

A gennaio di quest’anno, dopo la debacle di Bergamo da cui scaturì l’esonero poi rientrato di Davide Nicola, il presidente proferì parole molto eloquenti in merito alle modalità di gestione del club, definendo Morgan De Sanctis «suggeritore».

La linea di condotta della Salernitana ricorda il modus operandi di Massimo Moratti, che nel primo decennio di presidenza dell’Inter si occupava perfino del calciomercato laddove il suo più esuberante omologo Silvio Berlusconi dimostrava una mentalità più internazionale, delegando l’amministrazione del Milan a un manager esperto e fidato come Adriano Galliani, dal quale discendeva una solida struttura dirigenziale.

Se una parte di tifosi invoca un direttore generale non è, almeno principalmente, per sfiducia verso le capacità di scouting dell’attuale ds, ma soprattutto per la crescente sensazione che in società non siano valorizzate appieno le competenze calcistiche, e che sia giunto il momento che il presidente individui un plenipotenziario dell’area sportiva come avvenne correttamente all’inizio della sua avventura e con risultati soddisfacenti.

Il calcio è un’industria atipica, essendo molto condizionata da fattori casuali. Una retrocessione in Serie B può essere determinata anche da un solo punto di differenza, e le conseguenze in termini economici sono disastrose, poiché i ricavi dei soli diritti tv si riducono a un decimo di quelli garantiti dal massimo campionato. In un simile contesto è ancora più ineludibile una gestione del club orientata alla delega, nella quale il proprietario ha le responsabilità fondamentali di individuare chi deve amministrare il club (soprattutto sul lato sportivo), di assegnargli un budget e degli obiettivi, e di valutarne a valle i risultati.

Scelte societarie caratterizzate da continue ingerenze, da un ruolo non ben definito dei consiglieri non ufficiali, da una discrasia tra annunci e fatti – nei rami della comunicazione, del marketing e del ticketing il presidente aveva promesso una rivoluzione, ma poco è cambiato rispetto all’approssimazione dell’èra Lotito-Mezzaroma – si riverberano a cascata sulla dirigenza, sullo staff tecnico e sui calciatori, ferme restando le evidenti responsabilità di tutte queste figure.

A meno di due mesi dal mercato di riparazione, che è l’ultima speranza per evitare il ritorno in Serie B, spetta alla società recedere dal proposito autolesionista di amministrare il club con un approccio vetusto e infruttifero. Occorre individuare al più presto una figura dirigenziale di comprovata esperienza nel calcio a cui attribuire la piena responsabilità della conduzione sportiva, senza le nocive intromissioni che hanno caratterizzato questi ultimi diciotto mesi.

Potrebbe non essere sufficiente, ma ogni soluzione che s’ispira a logiche differenti non potrà che aggravare la situazione.

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Autore del podcast settimanale "Agostino": https://shorturl.at/hyZ01