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Malinconia, svolte, speranze

Se esiste una canzone allegra su Firenze, io non la ricordo. Sono figlio della canzone triste di Ivan Graziani, mi condiziona troppo. Sarà pure per questo che non l’ho mai lasciata senza malinconia. Non è troppo tardi, io credo, pure calcisticamente parlando. È troppo recente il segnale della svolta visto sabato, per non ritenerlo possibile. Se i punti danno sostanza, non é il “+3” che ha accompagnato questi giorni di mezzo, riscaldati invece dalle immagini di Candreva che demolisce la Lazio, dal labiale con Kastanos che ha preceduto la rete decisiva, di un gruppo che si abbraccia, finalmente. al triplice fischio. Giusto in tempo, aggiungo, per i primi rigori di un inverno alle porte.

Tra speranze e paradosso

Boccate di ossigeno sono arrivate dagli altri risultati di giornata. Ma la Salernitana può solo tirare un sospiro di sollievo perché, in zona retrocessione, nessuno sembra poter staccarsi dal plotone della disperazione. In quel plotone la Salernitana è ancora desolatamente ultima. Certo, ha rialzato la testa in assenza di Ochoa, e soprattutto di Boulaye Dia, sul quale convergono sentimenti contrastanti, perché dalla sua permanenza a Salerno nasce questo disgraziato avvio, sulla sua permanenza a Salerno si fa conto per risalire la china. Un paradosso, uno dei tanti che hanno caratterizzato finora questo torneo. Insomma “Nec tecum nec sine te vivere possum” bisogna scomodare gli autori latini o, se vi piace, gli U2 di “With or without you”.

Pippo, Boulaye e la sfida dei gol

È un fatto però la dichiarazione di Pippo Inzaghi quando si insediò a Salerno. «Dia ci deve fare 15 gol altrimenti non portiamo a casa le penne». Storia da scrivere ancora, con le variabili Coppa D’Africa e mercato di Gennaio a fare da incognita. Di quei 15 “richiesti” l’attaccante senegalese ne ha messi a segno 4 — quanti Ederson nell’Atalanta — ed il suo rientro nel gruppo va accolto col sorriso. Anche perchè l’anno scorso sempre 4 furono le marcature personali segnate ai viola, con un pallone portato a casa nel match di ritorno. Per gli amanti delle statistiche un buon argomento da contrapporre alla tradizione assolutamente sfavorevole dei granata nel capoluogo toscano.

L’attesa dell’Inatteso

Perso il diritto, con l’inizio catastrofico, a ragionare nel medio termine, a valutare la qualità degli avversari, questa squadra deve obbligatoriamente guardare solo se stessa. Lo sanno bene i tifosi, protagonisti dell’ennesimo sold-out in campo avverso. Pronti a sovvertire la canzone triste di Ivan Graziani.

E non c’è più nessuno
Che mi parli ancora un po’ di lei

Non è verso che si adatti a questa tifoseria, presente con 2300 unità a cantare una canzone di speranza, forse finalmente allegra.

Lo dice come sempre il cuore. La ragione, pudicamente, attende gli eventi. La sentenza tra poche ore.

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Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.