Home Editoriale Alberto Bortolotti:«Inzaghi? Il punto più basso dell’era Saputo»

Alberto Bortolotti:«Inzaghi? Il punto più basso dell’era Saputo»

Alberto Bortolotti, giornalista professionista di origine bolognese, in vista della gara tra Salernitana e Bologna, ha analizzato la condizione delle due sfidanti ai microfoni di SOLOSALERNO

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Alberto Bortolotti
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Alberto Bortolotti, giornalista professionista dall’88, consigliere USSI e direttore responsabile de “Il Pallone Gonfiato”, in vista della gara tra Salernitana e Bologna ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di SOLOSALERNO. Il giornalista bolognese ha analizzato la crescita esponenziale del club rossoblu, evidenziando tutti gli elementi che hanno contribuito ai successi della compagine di Thiago Motta. In conclusione, ha ricordato la deludente esperienza di Pippo Inzaghi durante la breve parentesi emiliana.

L’intervista

Il Bologna é in uno stato di grazia: sacrifici, pazienza, consapevolezza e progettualità hanno rivoluzionato la squadra di Thiago Motta. Quanto è cresciuto il club rossoblu nel corso degli ultimi due anni?

«Ritengo che il Bologna sia cresciuto molto grazie ad una serie di concause. La prima motivazione è una accresciuta maturità calcistica e passionale del patron. Non un aspetto secondario. Una premessa positiva e fondamentale è l’acquisizione delle prestazioni di Giovanni Sartori, un fuoriclasse, un direttore sportivo che ha saputo esaltare l’aspetto professionale e quello personale dei singoli calciatori. Un uomo ricco di carisma che si è destreggiato tra acquisti, scoperte, plusvalenze e pochi errori. E la ciliegina sulla torta è stata l’arrivo di Thiago Motta, spigoloso, se volete, e poco accomodante, ma molto, molto bravo».

Tra le perle del gruppo c’è sicurante il giovane Orsolini che, nonostante l’infortunio, può definirsi un punto di riferimento per la squadra emiliana, ma non è il solo a dare lustro ad una compagine che non smette di sorprendere…

«Orsolini è anche un giovane “esperto”, uno dei migliori giocatori italiani come vocazione al gol. Comunque, i rossoblu hanno forzatamente – causa cessione di Dominguez e Schouten – cambiato pelle. Ora sono una corazzata difensiva, grazie anche alla cerniera Aebischer-Freuler. L’anno scorso la squadra giocava meglio, ma subiva di più. E in ogni caso agli esterni è sempre richiesto un lavoro anche di copertura. E Orso è bravo anche in questo».

In casa Salernitana non si respira aria serena, Inzaghi ha ereditato un organico che sta arrancando. Intanto, c’è chi ammette che i granata si siano rinforzati rispetto alla scorsa stagione. Cosa ne pensa?

«No, rinforzati mi pare troppo. Meglio delle concorrenti alla salvezza, però, sicuro. Parlo di valori individuali, ovvio. Fare squadra, però, è differente».

Inzaghi ritiene sia stata la soluzione più appropriata per sostituire Sousa, o sul mercato si poteva ambire a profili che, per esperienza, garantissero una resa differente?

«Purtroppo sono condizionato da quanto male Inzaghi ha fatto a Bologna, il punto più basso dell’era “saputiana”. Premesso che in Serie A non puoi presentarti con Falcinelli e Santander nelle vesti di punte. Ma sui fratelli Inzaghi si è operato un curioso rovesciamento tra la carriera di giocatore e quella di tecnico. Chi era più bravo è diventato più scarso. Non ne conosco nemmeno i motivi. Sono sincero, per me il migliore a subentrare resta Davide Ballardini. Lo dicono i numeri».

Cosa non sta funzionando nel club di Iervolino, l’ambizione ha superato il talento o è solo la poca esperienza che sta condizionando l’imprenditore palmese?

«Direi che risultano esatte entrambe le considerazioni. Però, Iervolino è un appassionato, non gli mancano le potenzialità, deve solo trarre motivazioni per fare meglio rispetto a ciò che ha realizzato finora».

Attualmente i titolari della Salernitana sono gli stessi calciatori che hanno chiuso la stagione precedente, mentre gli acquisti estivi subentrano, quasi sempre, a gara in corso. Che lettura da a questo modus operandi?

«Le incertezze di gestione tecnica hanno inciso molto di più sull’attuale condizione della Salernitana rispetto alle scelte puramente tecniche».

Quali i calciatori che durante la gara di domenica potrebbero fare la differenza?

«Dia e Candreva da un lato, Zirkzee e Calafiori dall’altro».

Che sensazione ha in proposito al match tra i granata e i rossoblu?

«Sarà difficile la gara di domani, ma i secondi tempi del Bologna mi rendono veramente ottimista».

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Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!