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DOLCE Domenica… con i consigli di Raffaella

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Buongiorno e buona domenica cari lettori.

Come ogni week-end, ormai, non è eludibile la rubrica dedicata allo “spunto”, al “suggerimento” gastronomico del settimo giorno della settimana, spendibile in qualsivoglia vostro free time.

Quest’oggi dedicheremo qualche riga ad un rinomato dolce intriso (non solo di rum), ma, soprattutto di tradizione Campana, signore e signori vi presenterò… il BABA’, o meglio, come più comunemente e familiarmente viene chiamato e pronunciato da noi tutti: “ ‘U BABBA’”, doppia consonante, perché a noi piace ESAGERARE, ENFATIZZARE, GONFIARE, come si suole dire: “MELIUS ABUNDARE QUAM DEFICERE” e noi, siamo definiti noti maestri di quest’arte, ce lo rammenta anche il caro “Principe della risata” – Antonio De Curtis, in arte Totò che, in una celebre battuta affermava:-

“Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo! Abbondandis in abbondandum”!!!!

Ecco perché, il dolce che oggi vi propongo è abbondantemente buono e merita che venga ripercorsa la sua venuta al mondo.

Il babà ha origini lontane, non tutti sanno che questo gioiellino è stato partorito nella  fredda Polonia agli albori del ‘700.

L’idea madre è legata all’intuizione di Stanislao Leszczyński, re di Polonia, uomo raffinato, nonché, sdentato e  grande appassionato di dolci, il quale data la sua limitata scelta legata a difficoltà di masticazione, fece sì che potesse prendere vita questa prelibatezza alla portata, o meglio, alla dentatura di ognuno.

Il nome “babà” si dice derivi dalla passione che il re nutrisse nei riguardi di “Alì Babà” e dei celebri racconti tratti da “Le mille e una notte”, titolo emblematico che ci lascia figurare quanto rocambolesco sia stato il percorso che abbia portato alla luce questa bontà e le espressioni simpatiche e/o romantiche a esso ispirate.

Dalla Polonia l’appetibile dolce iniziò a migrare, venne rivisitato in Francia, fino a varcare ulteriori frontiere, tanto da raggiungere l’Italia, precisamente l’allegro meridione: Napoli, città in cui è cambiato, è cresciuto, è “lievitato” sotto tutti i punti di vista, arrivando a toccare livelli altissimi,  maturando un gusto unico, il colore ambrato ed una inconfondibile forma a fungo che lo ha reso il dolce che, inevitabilmente, viene abbinato alla folkloristica regione Campania.

Come recita un detto noto a tutti: ”I figli non sono tanto di chi li partorisce ma di chi li cresce” ed è proprio il caso di scrivere che dalla madre adottiva chiamata Campania, la fama del babà ha rotto anche i confini intercontinentali, arrivando ad essere oggetto di desiderio dei palati più fini, morso dopo morso, rievocando i sapori nostrani che, non si può fare a meno di abbinare alla “Terra del sole”.

Passiamo all’atto pratico, per la preparazione occorrono:

  • 300 g farina manitoba
  • 300 g uova (corrisponde a circa 6 uova)
  • 120 g burro a temperatura ambiente
  • 30 g zucchero
  • 1/2 bustina di lievito di birra secco (3,5g)
  • 1 pizzico di sale

PER LA BAGNA

  • 500 ml acqua
  • 500 g zucchero
  • 1 bicchiere di rum

Procedimento:

L’impasto del babà richiede una lavorazione non breve, per la realizzazione si consiglia di utilizzare un’impastatrice.

Iniziamo! Inserite nel boccale dell’impastatrice: farina “manitoba”, zucchero, sale e mezza bustina di lievito di birra secco. Date una leggera mescolata, per amalgamare fra loro gli ingredienti secchi.

Successivamente, sbattere in una scodella sei uova intere con l’aiuto di una forchetta, corrispondenti a circa 300g. Montate il gancio dell’impastatrice e incominciate a lavorare gli ingredienti versando poco per volta le uova sbattute; fate questa operazione in maniera graduale, affinchè la farina venga idratata lentamente.

Inserite le uova, lavorate per 15 minuti l’impasto, è necessario renderlo elastico e molto incordato. Poi, aggiungete poco per volta il burro ammorbidito, solo quando la prima noce sarà integrata, inseritene una seconda fino a terminare tutta la dose di burro. Questa fase di lavorazione deve durare circa 10 minuti.

Pronto l’impasto, ungetevi le mani con del burro e toglietelo dal gancio dell’impastatrice, questo sarà morbido e al tempo stesso elastico e facile da lavorare a mano.

Sistematelo in uno stampo a piacere ben imburrato; anche se l’impasto in un primo momento vi sembrerà poco, dopo la lievitazione triplicherà il suo volume arrivando al bordo dello stampo! Fate riposare e, quindi, lievitare in un luogo tiepido per circa 2 ore.

Mentre l’impasto cresce, preparate la bagna.

Versate in una pentola l’acqua e lo zucchero, accendete il fuoco e fare riscaldare, mescolando a tratti col cucchiaio, fino a sfiorare il bollore. Pronto lo sciroppo, spegnere il fuoco e aggiungere il bicchiere di rum, dando una mescolata al tutto.

La bagna è pronta! Tenetela coperta con un coperchio o con della pellicola per alimenti fino al momento del suo utilizzo.

Lievitato il babà, cuocetelo in forno statico preriscaldato a 180 gradi per 25 minuti; se durante la cottura dovesse scurirsi oltre modo, è consigliabile coprirlo con un foglio di carta forno. Cotto il babà, fatelo raffreddare completamente; prima di inzupparlo con la bagna se si facesse riposare per un giorno intero, sarebbe l’ideale per essere servito e mangiato nel miglior modo possibile.

Speranzosa di aver ispirato la vostra domenica con questa lettura, vi saluto ed auguro un buon lavoro culinario ed una buona giornata di festa, da vivere “ un po’ come vi pare”, che sia da soli, con amici o in famiglia, l’importante è star bene e… mangiare bene!!!

A presto.

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Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!