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Giovanni Zaccaro: «Mi voleva la Lazio ma Salerno fu la mia serie A».

Dal gol nel giorno del terremoto all'invasione di campo con la Sambenedettese. Il secondo bomber della storia della Salernitana si racconta.

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Giovanni Zaccaro
Giovanni Zaccaro
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Dopo una pausa di quindici giorni torna la rubrica “Quelli del Vestuti”. In tanti ci hanno scritto per complimentarsi della nostra iniziativa e di questo vi ringraziamo. In virtù di questo successo non potevamo ritornare a raccontare le gesta dei calciatori più importanti che hanno calcato il prato dell’impianto di Piazza Casalbore senza scegliere un calciatore che davvero ha segnato la storia della Salernitana. Stiamo parlando di Giovanni Zaccaro, il bomber di Bari che ancora oggi è il secondo cannoniere della storia della Salernitana dopo Giovanni Pisano. In cinque stagioni (dal 1980 al 1985) Zaccaro ha segnato 60 reti tra campionato e Coppa Italia, lasciando un segno indelebile nella storia del cavalluccio non solo per i suoi gol ma anche per il suo attaccamento alla maglia granata, testimoniato ancora oggi dalle sue parole.

Sono passati 35 anni dalla sua esperienza in granata ma quando si parla di bomber il pensiero va sempre a Giovanni Zaccaro

«Inutile dirlo: Salerno è la mia seconda città. Cinque anni meravigliosi che hanno segnato la mia carriera. Salerno città e la sua provincia mi hanno accolto in maniera splendida. Sono stato in città per il centenario e ho rivissuto quegli anni fatti di calore, fede autentica e grande amicizia con tutti. Mi meraviglio che questa città non sia in serie A. La meriterebbe senza se e senza ma».

Mi pare di capire che lei segue sempre la Salernitana

«Altroché. Purtroppo ha perso le ultime due ma io credo che a gennaio con due o tre rinforzi buoni la squadra si potrà togliere belle soddisfazioni»

Lei è ancora il secondo bomber di sempre della storia della Salernitana. Ripercorriamo un attimo i suoi anni in granata

«Il campionato che ricordo con grande piacere è quello del 1983/84. Vinsi il titolo di capocannoniere del campionato con 17 gol anche se l’almanacco ne segna 14. Era un torneo dove c’erano squadre di grandi città come Bari, Foggia, Cosenza, Messina, Taranto. Il Bari ed il Taranto furono promosse e noi finimmo all’ottavo posto. Avevamo una bella squadra: Del Favero, Di Fruscia, Leccese, Tinti, Vulpiani. Quasi tutti con i baffi. Potevamo fare di più come squadra ma a livello personale fu un grande campionato, considerato che spesso arrivavano osservatori del calibro di Lovati e Sbardella che volevano portarmi alla Lazio ma poi non se ne fece nulla anche perché la mia serie A era Salerno».

Torniamo indietro al 1980: il campionato del terremoto

«Il mio primo anno a Salerno. Feci otto gol ma non so quanti pali colpii. Credevo davvero di avere una sfortuna addosso incredibile. Segnai il gol del pareggio contro la Turris e poi la sera successe il finimondo. Il Vestuti era un campo di accoglienza e forse non c’era più lo spirito giusto per andare avanti e, infatti, i risultati non arrivavano. Poi ci fu l’episodio dell’invasione di campo contro la Sambenedettese. Gol mio allo scadere annullato da Tuveri e invasione di campo. Ci squalificarono il Vestuti e perdemmo a tavolino. Insomma, ci salvammo all’ultima giornata pareggiando con la Ternana»

Giovani Zaccaro (fonte: chiacchieregranatablog)

L’anno dopo si sfiorò la promozione

«Si, anche se si alternarono tre allenatori. Giammarinaro, Gigante e Mattè. Con quest’ultimo ci fu una ripresa. Dieci partite senza prendere gol con Marconcini che riuscì a tenere la porta inviolata per tanti minuti (829, record ancora imbattuto). Lottammo fino alla fine ma poi perdemmo a Giulianova e fu la fine del sogno. Allora venivano promosse soltanto due squadre. Io feci dodici gol ma non bastarono. Eravamo forti ma nel calcio spesso ci vuole anche la fortuna».

Parliamo dell’attualità. Salerno e Bari vivono una situazione simile. I tifosi sono in ansia per la questione multiproprietà. Che idea si è fatto?

«Credo che i tifosi abbiano ragione. A Bari viviamo la stessa situazione. I tifosi devono sapere perché si va allo stadio. O si cambiano le regole oppure sarà un problema . Salerno e Bari devono stare in serie A. Lo merita la città, la gente, la passione che alimenta la fede. Quando giocavo io il Vestuti incuteva timore ed anche in trasferta i salernitani erano sempre presenti. La gente vuole sognare.»

Arrivederci a Salerno allora

«Sono stato in città per la festa del centenario. Ho rivisto tanti amici e ci siamo divertiti tantissimo. Sono in contatto con tanti ex calciatori. Appena sarà possibile tornerò, magari per festeggiare qualche cosa di importante. Mi auguro lo stesso anche per il Bari, non per niente siamo gemellati».