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La multiproprietà smetta di tarpare le ali ad un sogno che merita di essere vissuto

La tifoseria granata è stanca di precarietà, desidera conoscere l'immediato futuro della sua amata creatura calcistica. Con o senza Lotito e Mezzaroma, si faccia definitivamente chiarezza sulle sorti societarie e tecniche della Salernitana

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collage Maurizio
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La multiproprietà nel calcio è un male da estirpare. Lo dimostrano gli accadimenti che stanno condizionando, da quasi un mese ormai, le immediate sorti future della Salernitana.

C’è un torneo, la serie A, difficile e prestigioso, da pianificare ed affrontare, ma tutto è ancora intollerabilmente fermo. Il tempo avanza con il suo inesorabile incedere, tra non molto avrà inizio il campionato europeo di calcio, le attenzioni degli addetti ai lavori saranno catturate dalle prestazioni dei calciatori, pronti a sfruttare la vetrina internazionale per regalare una svolta alle loro ambizioni professionali.

Lotito e Mezzaroma sapevano benissimo che, in caso di promozione, il bivio si sarebbe materializzato sulla loro strada. Ne erano al corrente anche i tifosi granata, i quali, in queste ore, cominciano giustamente ad interrogarsi sulla tempistica elefantiaca che genera apprensioni e impedisce di vivere serenamente all’interno di quella fucina di sogni rappresentata dalla gustosa vigilia che precede l’ingresso nel principale torneo calcistico italiano.

Non si tratta più di scegliere tra la soluzione targata Lotito-Mezzaroma e l’altra che preveda la cessione delle quote societarie ad una nuova proprietà. Il punto focale della vicenda è risolvere il problema e passare la parola al campo e all’operatività, la quale sta già scontando rallentamenti imperdonabili che, in ottica epilogo della prossima stagione, potrebbero risultare realisticamente fatali.

Al momento, la sola certezza sul tappeto è raffigurata da un organico scarsamente attrezzato per il raggiungimento dell’unico obiettivo possibile, la permanenza nella prima divisione nostrana. Pertanto bisogna sbrigarsi, accantonare le superficialità gestionali e i velleitari propositi di incrementare i guadagni derivanti da un’eventuale cessione, ben sapendo di avere puntata alla tempia la pistola impugnata da una normativa che vigila assiduamente su vie di fuga tutte da verificare.

Così come appare improbabile che l’eventuale acquirente alle porte, consapevole delle strettoie in cui si muovono i co-patron capitolini, possa rendersi disponibile ad allentare ulteriormente i cordoni della borsa.

Tra i trentasei ad i trentotto punti la Salernitana dovrà scrivere la storia del suo terzo cimento in massima serie. Un osservatore poco avvezzo alle cose calcistiche, potrebbe essere indotto a ritenere l’impresa facilmente realizzabile: ‘Meno di un punto a partita, cosa vuoi che sia”. Basterebbe rivolgere uno sguardo alle squadre che comporranno la griglia di partenza, ai tanti campioni che incroceranno Belec e compagni sul prato verde, per capire subitaneamente che le inevitabili difficoltà tecniche potranno essere superate solo attraverso una programmazione tempestiva, ambiziosa e meticolosa.

Farraginosità e temporeggiamenti, estenuanti nella loro sostanziale inutilità, saranno destinati a pagare un conto salatissimo. Per centrare l’obiettivo, bisogna liberare in fretta il tavolo dalle mille opzioni (astrazioni?) lette ed ascoltate in questi giorni, fissare l’ormai improcrastinabile base di partenza rappresentata dall’identità dei futuri timonieri societari e, infine, gettarsi stakanovisticamente sul progetto calcistico da sviluppare.

Quest’ultimo potrebbe essere affidato ad investimenti importanti, con calciatori di comprovate abilità ed esperienze da far approdare a Salerno, oppure consegnato ad uno staff tecnico in grado di regalare un’identità carismatica alla squadra, pur avendo tra le mani materia prima meno pregiata; come testimonia l’ottimo campionato portato a termine dallo Spezia di mister Italiano.

Il tifoso granata attende con impazienza di registrare la definitiva dissoluzione delle minacciose nubi giuridiche che sovrastano l’immediato futuro dell’Ippocampo. Tutto il resto, nonostante l’incontenibile e diffuso desiderio di lasciarsi guidare dall’immaginazione nell’Eden pallonaro, è costretto a mordere ancora il freno.