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NICOLA CAMPEDELLI: “IL PENDOLINO” GRANATA

L'ex centrocampista granata si è raccontato ai microfoni di SoloSalerno.it, rammentando l'indimenticabile percorso di crescita - professionale e personale - vissuto durante il biennio salernitano.

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Nicola Campedelli – ex “pendolino” della fascia destra della Salernitana – durante la sua carriera calcistica, visse a Salerno la prima esperienza lontano dalla propria regione d’appartenenza: l’Emilia-Romagna.

Cresciuto nelle giovanili del Cesena – squadra con la quale esordì in serie B –  venne, poi, richiesto – durante le due stagioni successive – proprio dalla Salernitana. Per il classe ’79 l’esperienza con la casacca granata si rivelò un trampolino di lancio fondamentale per la realizzazione di un sogno: la serie A. Infatti, dopo il biennio vissuto con la Bersagliera, approdò a Modena… in massima serie.

La redazione di Solosalerno.it ha avuto il piacere e l’opportunità di intervistare l’ex centrocampista granata, attualmente, allenatore della Savignanese, squadra che milita nel campionato d’Eccellenza. Campedelli – raccontando di Salernitana – ha rispolverato emozioni passate ed, inoltre, ci ha reso partecipi di quanto – durante il campionato, ormai, conclusosi – abbia tifato con fervore la squadra di Castori.

Nicola, come hai vissuto da ex “pendolino” granata – se pur a distanza- il campionato della Salernitana? Sei stato sorpreso, oppure immaginavi questo epilogo? Inoltre, conosci bene Castori come allenatore…

“Intanto, con l’appellativo di “pendolino” m’hai fatto venire i brividi. Ogni volta che entravo in campo, sentir urlare dalla curva “pendolino”, era straordinario. Grazie per il ricordo. Tornando all’attualità, quest’anno la Salernitana l’ho seguita, più che altro, guardando i risultati al termine delle partite. Le gare non le ho guardare spesso in tv, purtroppo, da quando lavoro come allenatore faccio fatica a trovare del tempo libero. Però, soprattutto nella fase finale, mi sono lasciato ulteriormente coinvolgere, soprattutto, quando iniziavano a crescere i margini per poter ambire alla massima serie. Il risultato ottenuto non era preventivabile. Il campionato è stato ricco di grandi squadre, però, il buon Castori è riuscito a vincere, nonostante, la presenza di società importanti e nomi di calciatori blasonati. Il mister ha vinto, principalmente, grazie alla forza del gruppo. Castori ha creato concretezza, competitività, idee…ha realizzato un sogno. Quando una squadra nella quale hai giocato ottiene questo risultato, l’emozione, inevitabilmente, ti pervade”.

La scorsa settimana, inoltre, abbiamo intervistato un tuo ex collega, nonché, grande amico: Samuele Olivi…

Samu è una persona stupenda, ci sentiamo tutti i giorni. Il bello dello sport, la magia del calcio è anche questa, ovvero, avere la possibilità di creare legami che crescono e si confermano nel tempo. In più, abbiamo collaborato molto assieme, un po’ di tempo fa mi ha aiutato nelle vesti di allenatore in seconda. Chissà che non possa ripresentarsi questa occasione in futuro…”

Secondo te, la situazione di stallo che sta vivendo la Salernitana potrebbe arrecare problemi alla programmazione tecnica per la prossima stagione?

“È, sicuramente, una situazione inusuale quella vissuta a Salerno. Parliamo di una cessione imposta, quindi, nulla di programmato. Però, stando alle dichiarazione che ho sentito fare dai dirigenti granata, indubbiamente, l’intenzione sarà quella di dare continuità a quanto di buono si è costruito fino ad ora. La serie A è un mondo a parte, l’hanno dimostrato tante squadre che, giunte in massima serie, hanno, poi, fatto fatica a rimanerci. Occorrono idee, budget e volontà. Quest’anno lo Spezia è riuscito a fare un campionato straordinario, salvandosi. Bisogna partire in anticipo per allestire un buon organico, valorizzando le pedine a propria disposizione, mettendole nel contesto giusto. Credo sia questo il percorso che debba seguire la Salernitana”.

Secondo te quali potrebbero essere i calciatori da confermare nella Salernitana per la prossima stagione?

A me piace tanto Belec, inoltre, lo conosco molto bene. Credo sia stato indispensabile nella squadra. Poi, ci sono tanti ragazzi che possono dimostrare di essere da serie A. Volendo tirare, di nuovo, in ballo lo Spezia, credo che questa squadra abbia valorizzato tanto i giovani, tanto da riuscire ad imporsi, anche, in serie A. Sicuramente, la Salernitana deve rimodellare il gruppo, inserendo qualche innesto importante ad un organico già ricco di elementi potenzialmente importanti. Castori saprà amalgamare il passato con il presente, riuscendo a trarre benefici dal suo modus operandi. Stando ai dati – nella stagione conclusasi – la Salernitana non ha realizzato molti gol, ma, è stata incisiva, spesso, oltre il novantesimo. Inoltre, ha avuto una difesa che ha fatto la differenza grazie alla continuità, concedendo pochissimo”.

Potrebbe essere data proprio a Castori l’opportunità di ripartire dalla serie A?

“Credo proprio di si. A meno che non si abbiano idee totalmente rivoluzionarie, per me – quest’anno – la forza del gruppo è stato un valore incredibile, ha dato l’opportunità di raggiungere la promozione in un campionato durissimo. L’amalgama, l’unione d’intenti… va ricercata anche in serie A”.

Nicola, quando hai giocato in serie A, forse, c’erano squadre ancora più forti rispetto a quelle di oggi?

“La serie A è una dura prova di sopportazione. Il primo anno che ho giocato in A nel Modena – ne venivo da Salerno – il gruppo era già rodato, c’era un‘unione d’intenti tra società e tifosi che ci portò a superare forti momenti di difficoltà con grande umiltà. Esisteva un entusiasmo contagioso. Poi, la stagione successiva, subentrarono problematiche di un calibro maggiore. Si creò una scissione tra sostenitori e società non ci permise di salvarci, contrariamente a quanto accadde il primo anno. Spesso, il pubblico può contribuire sia positivamente che negativamente”.

Qual è la partita che ricordi con più piacere quando giocavi a Salerno?

“Spesso, quando necessito di una scarica di adrenalina, vado a rivedermi la partita Salernitana – Napoli, vinta 3 a 1. Fu un qualcosa di pazzesco. Qual giorno se mi avessero chiesto di saltare un muro di quattro metri, l’avrei saltato. Quando s’accende l’Arechi, poi, la magia è servita”.

È una partita che rivedi anche per capire se il gol era tuo, oppure, di Vignaroli?

“Ho due grandi amicizie che sono nate a Salerno: Olivi e Vignaroli… proprio quest’ultimo, però – durante quella partita – il gol me lo rubò. Il clima di quella gara mi fece sentire fortissimo, al punto da arrivare quasi a segnare”.

Al di là della gara contro il Napoli, quali altri ricordi di Salerno sono ancora vivi nella tua mente?

Quella partita in assoluto fu la più bella e la più coinvolgente. Anche la gara che disputammo al “ San Paolo” rammento con piacere, con il gol di Lazzaro al ‘94esimo minuto. La giornata fu rocambolesca. Partimmo da Salerno scortati da tre camionette della polizia ed arrivammo a Napoli che queste non c’erano più. Eravamo circondati da tantissimi napoletani che provavano a rubarci le borse dal bagagliaio del pullman. Arrivammo presso lo stadio all’ultimo minuto. Subimmo incidenti – durante il percorso – con i tifosi locali: ci ruppero i vetri dell’autobus. Riuscire a giocare una partita iniziata con un clima ostile, vedere lo stadio strabordante, fu un’impresa non indifferente. Ecco perché il gol all’ultimo minuto di gioco, scatenò in tutti una gioia liberatoria. Fu un’emozione immensa. Un’altra giornata strepitosa ci fu quando Zeman mi affidò la fascia di capitano. Avevo solo 22 anni, Fusco era assente e venne dato a me questo onere. Fare il capitano a Salerno, anche, per una partita, fu indimenticabile. Quell’episodio mi segnò. In più, durante la mio primo anno a Salerno – durante le prime gare di stagione – ebbi la fortuna di fare un gol sotto la Curva – contro il Cagliari – e quella realizzazione da subito mi avvicinò, ancora di più, alla tifoseria”.

Quest’anno, come si è conclusa la tua stagione da allenatore?

“Il campionato disputato in Eccellenza è terminato abbastanza bene. Ci siamo posizionati al quinto posto, realizzando non pochi gol. Il risultato conseguito non mi è dispiaciuto, data l’annata particolare vissuta. Abbiamo svolto un ottimo lavoro, posso definirmi soddisfatto. La mia carriera da Allenatore, inoltre, posso affermare sia stata influenzata, non poco, anche dal mio ex mister: Zeman”.

Infine, come valuti la Nazionale italiana in questo Europeo?

“È un organico molto competitivo e relativamente giovane. Mancini è un ottimo tecnico, gli si addice essere il C.T. della Nazionale. Credo che il gruppo possa fare molto bene, presenta belle individualità che, messe assieme, daranno belle soddisfazioni all’Italia intera”.

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Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!